Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 18 Marzo 2014 14:26

LECTINE: NUOVE SCOPERTE SULLA TOSSICITA’

Quando mangiamo alimenti che contengono lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse potranno interferire negativamente con i processi della digestione, del metabolismo e del sistema immunitario. Molte lectine presentano affinità verso un determinato gruppo sanguigno, nel senso che mostrano una chiara predilezione per un preciso tipo di zucchero e si adattano meccanicamente all’antigene di un particolare gruppo sanguigno. La loro specificità rispetto al gruppo sanguigno si manifesta nel fatto che si legano in modo preferenziale con l’antigene glicosilato di un certo gruppo sanguigno, mentre lasciano gli altri del tutto indisturbati. A livello cellulare, le lectine spesso inducono la formazione di legami incrociati tra le molecole di zuccheri presenti sulla superficie di cellule differenti e così facendo provocano l’agglomerazione e l’agglutinazione delle cellule stesse, che è forse il loro effetto più noto. Il termine lectina, che deriva dal latino, significa “scegliere”, infatti, le lectine scelgono le cellule a cui aderire in funzione del grado di glicosilazione dei tessuti a cui esse appartengono. Per esempio, le cellule delle pareti dell’intestino tenue sono normalmente molto ben glicosilate e quindi offrono molte opportunità per la formazione di legami con le lectine. L’attacco delle lectine sull’apparato digerente può avvenire su diversi fronti e provocare una serie di sintomi che vanno al di là di quelli che siamo soliti definire problemi digestivi:

- Le lectine interferiscono con il sistema immunitario dell’intestino. Molte delle lectine presenti nel cibo, stimolano il sistema immunitario a produrre gli anticorpi destinati a combatterle. Dato che spesso gli alimenti che le contengono vengono considerati “fortemente allergenici”, è ragionevole supporre che alcune di queste sospette allergie alimentari non siano in realtà altro che reazioni del sistema immunitario verso le lectine contenute in quei cibi.

- Le lectine interferiscono con la digestione delle proteine. Alcuni ricercatori hanno osservato che l’agglutinina del germe di grano (WGA) potenzia enormemente l’attività sulla membrana cellulare della maltasi, l’enzima che nell’intestino tenue è adibito alla scissione delle molecole degli zuccheri complessi per formare zuccheri semplici. Nelle medesime condizioni si è osservato che anche l’attività dell’amminopeptidasi, l’enzima che scinde le molecole dei polipeptidi negli amminoacidi componenti, viene inibita dall’agglutinina del germe di grano.

- Le lectine attivano autoanticorpi nelle malattie infiammatorie e autoimmuni. Quasi tutti siamo dotati nel sistema sanguigno di anticorpi contro le lectine alimentari e alcuni di questi sono stati posti in relazione con danni immunitari ai reni in pazienti affetti da nefropatie (malattie dei reni). E’ stato anche ipotizzato che gli anticorpi prodotti nell’artrite reumatoide possano richiedere l’attivazione della lectina del germe di grano. Alcuni ricercatori sono convinti che molti casi di fibromialgia, un disturbo infiammatorio dei tessuti muscolari, siano provocati da un’intolleranza ai prodotti contenenti frumento. Quindi, in questi casi, si consiglia di provare a evitare questi prodotti per un certo periodo di tempo, per verificare un’eventuale attenuazione dei dolori.

- Le lectine alimentari danneggiano le pareti intestinali. Si è a conoscenza da circa quindici anni che alcune lectine dei legumi danneggiano i microvilli delle cellule di assorbimento dell’intestino tenue. In una sperimentazione condotta su animali, fu somministrata una lectina derivante dal fagiolo rosso, e nel giro di qualche ora si osservò nei microvilli degli animali la formazione di una diffusa vescicolazione, cioè la comparsa di numerose bolle longitudinali, che successivamente scomparve in una ventina di ore. Si notò inoltre una riduzione significativa della lunghezza dei singoli microvilli, che ritornarono alle dimensioni normali nel medesimo lasso di tempo.

- Le lectine modificano la permeabilità dell’intestino. Si è riscontrato che le lectine alimentari aumentano la permeabilità dell’intestino, inducendo in alcuni soggetti lo sviluppo di allergie o intolleranze anche verso altre proteine. In una ricerca si è scoperto che in animali alimentati con una dieta a base di fagioli cresceva nettamente la permeabilità intestinale di proteine del siero che erano state iniettate nella loro circolazione sanguigna. Questo dimostra che le lectine alimentari possono essere considerate almeno parzialmente responsabili del calo delle proteine del siero e della comparsa di altre intolleranze alimentari, in seguito a un calo di efficienza della funzionalità intestinale.

- Le lectine bloccano gli ormoni digestivi. La colecistochinina (CKK), un ormone che facilita la digestione dei grassi, delle proteine e dei carboidrati stimolando la secrezione degli enzimi digestivi, è influenzata da svariate lectine alimentari, in particolare da quelle del germe di grano. Le lectine si legano ai recettori della CKK e ne inibiscono l’azione. Una quantità elevata di CKK nel cervello fa supporre che l’ormone intervenga anche nel controllo dell’appetito e che quindi queste lectine possano anche contribuire a creare problemi di sovrappeso (in assenza di CKK, l’appetito cresce). Si è ipotizzato che, bloccando i recettori della CKK, le lectine inibiscano la secrezione dell’amilasi, un enzima necessario per la digestione dei carboidrati. L’attività dell’amilasi è più elevata negli individui di gruppo A, il che è perfettamente logico dal momento che sono quelli che metabolizzano con più efficienza i carboidrati complessi.

- Le lectine danneggiano l’assorbimento. Un esperimento condotto su animali alimentati con una dieta a base prevalentemente di farina cruda di fagioli bianchi ha rilevato che i soggetti in esame crescevano meno e perdevano il 50% della capacità di assorbire il glucosio e di utilizzare le proteine della dieta rispetto a un gruppo di animali di controllo nutrito con una farina dello stesso tipo, ma con lectine inattivate. L’aggiunta di lectine provenienti dal grano, dallo stramonio o dall’ortica all’alimentazione di animali cavie, provocava una diminuzione della capacità di digerire e utilizzare le proteine della dieta, che ne rallentava la crescita. Le lectine del frumento erano quelle responsabili dei danni più gravi, in quanto provocavano un ingrossamento del pancreas e una riduzione delle dimensioni del timo, una ghiandola correlata con le funzioni del sistema immunitario. Lo studio traeva le seguenti conclusioni: <<Benchè sia stato raccomandato di trasferire il gene della lectina del germe di grano nelle piante da raccolto, per migliorarne la resistenza ai parassiti, la presenza di questa lectina nell’alimentazione alle concentrazioni necessarie per ottenere una protezione efficace contro la maggior parte dei parassiti, può costituire un pericolo per gli animali superiori. Perciò il suo utilizzo nelle piante come insetticida naturale non è privo di rischi per la salute dell’uomo>>.

- Le lectine stimolano l’ingrossamento degli organi. Le lectine possono causare l’ingrossamento degli organi attraverso il rilascio di una categoria di sostanze chimiche dette poliammine. Numerose ricerche hanno registrato aumenti del volume dell’intestino, del fegato e del pancreas di animali sottoposti a somministrazione di lectine alimentari.

 

Martedì, 18 Marzo 2014 13:34

LECTINE E ALIMENTI

Tra sangue e cibo si verifica una reazione chimica che fa parte del nostro bagaglio genetico. Nonostante tutto ciò sia sorprendente all’inizio del ventunesimo secolo, il sistema digestivo e quello immunitario conservano ancora una predilezione per i cibi consumati dagli antenati di gruppo sanguigno simile al nostro. La ragione risiede in glicoproteine chiamate lectine. Queste glicoproteine, presenti in maniera più o meno abbondanti nei diversi alimenti, sono dotate di proprietà agglutinanti che si esprimono nel sangue. Le lectine costituiscono un mezzo semplice ed efficace che consente a un determinato organismo di attaccarsi a un altro. Moltissimi germi, e anche il nostro stesso sistema immunitario, utilizzano questa specie di colla biologica. Le cellule che tappezzano i condotti attraverso i quali la bile lascia il fegato per arrivare nella cistifellea, per esempio, hanno una superficie ricca di lectine che le aiutano ad afferrare e bloccare batteri e parassiti. I microrganismi, per esempio, utilizzano proprio queste lectine come delle vere e proprie ventose per ancorarsi alle mucose del nostro organismo. Spesse volte le lectine dei virus e dei batteri hanno antigeni simili a quelli del nostro gruppo sanguigno. Le stesse considerazioni valgono per il cibo. Quando mangiamo alimenti che contengono lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse si sistemano in un organo (reni, fegato, cervello, stomaco ecc.) e iniziano ad agglutinare globuli rossi in quell’area. Le lectine di derivazione alimentare, presentano caratteristiche simili a quelle degli antigeni dei gruppi sanguigni e si comportano come nemici per le persone che possiedono anticorpi diretti contro quello specifico antigene. Il latte, per esempio, possiede lectine simili all’antigene B: se una persona con sangue di tipo A ne beve un pò, il suo sistema immunitario metterà subito in moto i meccanismi di agglutinazione nel tentativo di eliminare l’intruso.
Come avvengono i processi di agglutinazione? Supponiamo che una persona di tipo A mangi del fegato di vitello (alimento da evitare). La digestione del fegato inizia nello stomaco, ma la lectina che contengono è resistente all’azione dell’acido cloridrico. A questo punto possono succedere due cose: la lectina, intatta, può interagire con le pareti dello stomaco, oppure proseguire il suo viaggio verso l’intestino. Anche qui il suo destino può seguire due strade diverse: la lectina può attaccare la parete intestinale, oppure passare nel sangue ed essere trasportata in tutto l’organismo. Ciascuna lectina ha le sue predilezioni, e quindi gli organi che possono essere colpiti sono diversi. Una volta giunta a destinazione, la lectina esercita un effetto magnetico sulle cellule che la circondano: le attira formando degli agglomerati che successivamente verranno distrutti.

Giovedì, 06 Marzo 2014 14:34

IL FATTORE RH

Quando vi fate determinare il gruppo sanguigno, venite anche a sapere se siete negativi o positivi. Molti non sanno che si tratta di una classificazione supplementare che non ha nulla in comune con il sistema AB0. Il sistema Rh deve il suo nome al macaco Rhesus, la scimmia spesse volte utilizzata negli esperimenti di laboratorio e nel cui sangue si individuò per la prima volta questo fattore. Esso comprende diversi antigeni (CDEcde), ma tra questi il più importante è D che, se presente, determina la positività. In pratica, quindi, una persona Rh positiva avrà l’antigene D, mentre una persona Rh negativa ne sarà priva. Per molti anni rimase inspiegabile per i medici il motivo per cui alcune donne che avevano condotto una prima gravidanza in modo del tutto normale, alla seconda o a quelle ancora successive sviluppavano complicazioni che spesso si concludevano con l’aborto o addirittura con la morte della madre stessa. Nel 1940 si scoprì infine che quelle donne possedevano gruppi sanguigni diversi da quelli dei figli, che avevano ereditato i loro dai padri. I figli erano di gruppo Rh+, il che significa che possedevano l’antigene Rh nelle cellule del loro sangue, mentre le madri erano di gruppo Rh- e quindi prive di quell’antigene nel loro sangue. A differenza di quanto succede nel sistema AB0, le persone con Rh- non producono anticorpi contro gli altri gruppi sanguigni finchè non vengono sensibilizzate. Questa sensibilizzazione si realizza mediante lo scambio di sangue tra madre e neonato che avviene durante il parto. Ecco perchè in occasione della nascita del primo figlio il sistema immunitario della madre non è ancora pronto a reagire al differente gruppo sanguigno del neonato. Ma se un successivo concepimento porta allo sviluppo di un altro feto Rh+, la madre, ora sensibilizzata, genera anticorpi contro il gruppo sanguigno del bambino. Questo tipo di reazioni al fattore Rh può avvenire solo in madri con Rh- che concepiscono figli di padri con Rh+ e perciò le donne di Rh+, che costituiscono l’85% della popolazione femminile, non hanno alcun motivo di preoccuparsi.

 

GENETICA DEL SISTEMA RH

PADRE

MADRE

FIGLIO

DD (Rh+)

DD (Rh+)

100% DD

DD (Rh+)

Dd (Rh+)

50% DD; 50% Dd

Dd (Rh+)

DD (Rh+)

50% DD; 50% Dd

Dd (Rh+)

Dd (Rh+)

50% Dd; 25% DD; 25% dd

dd (Rh-)

dd (Rh-)

100% dd

Dd (Rh+)

dd (Rh-)

50% dd; 50% Dd

dd (Rh+)

Dd (Rh+)

50% dd; 50% Dd

DD (Rh+)

dd (Rh-)

100% Dd

dd (Rh-)

DD (Rh+)

100% Dd

 

Giovedì, 06 Marzo 2014 14:11

EREDITA’ GENETICA DEL GRUPPO SANGUIGNO

Da dove deriva il mio gruppo sanguigno? Come il colore degli occhi o dei capelli, il gruppo sanguigno viene definito da due serie di geni: uno ereditato dalla madre, l’altro dal padre. La commistione delle due caratteristiche darà origine al vostro gruppo sanguigno. Al momento del concepimento, il futuro bambino erediterà parte del suo corredo genetico dal padre e parte dalla madre. Nel caso dei gruppi sanguigni, due genitori AA e BB avranno un figlio con gruppo sanguigno di tipo AB, mentre due genitori A0 e B0 potranno avere un figlio con gruppo sanguigno A0 (e quindi A), AB, B0 (e quindi B), oppure 00 (e quindi 0). Supponiamo che abbiate ricevuto da vostra madre il gene A e da vostro padre il gene 0: il vostro genotipo sarà allora A0 ma, poichè il gene del gruppo A è dominante su quello di gruppo 0, il vostro fenotipo sarà il gruppo A. Tuttavia voi possederete un gene 0 latente, che potrà essere trasmesso alla vostra progenie. Prima dell’introduzione delle tecniche di indagine sul DNA, i gruppi sanguigni servivano anche per escludere la paternità di un bambino. Supponiamo, per esempio, che ci fossero un bambino di tipo A (AA o A0), una madre di tipo 0 (00) e un presunto padre di tipo B (BB o B0); dato che i geni A e B sono dominanti sullo 0, il padre del bambino non avrebbe certo potuto avere il gruppo sanguigno B; il bambino, pertanto, sarà stato figlio di un’altra persona. Come mai il gruppo sanguigno 0 nel tempo non tende a scomparire, dal momento che i gruppi dominanti sono quelli A e B? La risposta è che l’allele 0 pur essendo recessivo non va perduto, ma viene trasmesso alla progenie attraverso il salto generazionale. Se un genitore possiede un allele 0 recessivo e quindi il figlio non lo esprime fenotipicamente, potrebbe risultare il contrario con il nipote o con la generazione successiva.

 

COMBINAZIONI DEI GRUPPI SANGUIGNI

Gruppi dei genitori

Gruppi dei figli

00 x 00

00

00 x A0

A0; 00

00 x AA

A0

00 x B0

B0; 00

00 x BB

B0

A0 x A0

AA; A0; 00

AA x A0

AA; A0

AA x AA

AA

A0 x B0

AB; A0; B0; 00

AA x B0

AB; A0

A0 x BB

AB; B0

AA x BB

AB

B0 x B0

BB; B0; 00

B0 x BB

BB; B0

BB x BB

BB

00 x AB

A0; B0

A0 x AB

AA; AB; A0; B0

AA x AB

AA; AB

B0 x AB

AB; BB; A0; B0

BB x AB

AB; BB

AB x AB

AA; AB; BB



Martedì, 04 Marzo 2014 19:46

I GRUPPI SANGUIGNI ABO

Ogni gene nel nostro organismo è presente in due forme alternative (chiamati alleli). Un’eccezione a questa regola è rappresentata dal gene che codifica per i gruppi sanguigni AB0 rappresentando un caso di allelìa multipla. La presenza di alleli multipli fu scoperto agli inizi del novecento dagli studi effettuati da Karl Landsteiner, che mise brillantemente in evidenza l’incompatibilità dei vari gruppi sanguigni tra loro. Nel sistema AB0 si riscontrano quattro gruppi sanguigni: 0, A, B, AB. I sei genotipi, che determinano i quattro fenotipi, rappresentano le diverse combinazioni di tre alleli: IA, IB, e i. Le persone omozigoti per l’allele recessivo i sono di gruppo sanguigno 0. Sia IA sia IB sono dominanti su i. Saranno perciò di gruppo sanguigno A sia gli IA/IA sia gli IA/i e saranno di gruppo sanguigno B sia gli IB/IB sia gli IB/i. Gli individui eterozigoti IA/IB sono di gruppo sanguigno AB, vale a dire, manifestano entrambi i gruppi sanguigni A e B contemporaneamente. La genetica di questo sistema segue i principi fondamentali di Mendel. Un individuo di gruppo sanguigno 0, ad esempio, deve avere genotipo i/i. I genitori di questa persona potrebbero essere entrambi 0 (i/i x i/i), o entrambi A (IA/i x IA/i, da cui è atteso ¼ di progenie i/i) o entrambi B (IB/i x IB/i) o uno A e l’altro B (IA/i x IB/i).               

FENOTIPO

GENOTIPO

0

i/i

A

IA/IA o IA/i

B

IB/IB o IB/i

AB

IA/IB

La tipizzazione sanguigna (cioè la determinazione del gruppo sanguigno di un individuo) e l’analisi dell’ereditarietà dei gruppi vengono usate a volte nei casi di controversa paternità o nei casi di scambio di neonati in ospedale. In tali casi, i dati genetici non possono provare l’identità del genitore. L’analisi genetica sulla base del gruppo sanguigno può solo essere usata per dimostrare che un individuo non è il genitore di un dato bambino: ad esempio, un bambino di fenotipo AB non potrebbe essere il figlio di un genitore di gruppo 0. Nell’effettuare trasfusioni di sangue bisogna combinare attentamente i gruppi sanguigni dei donatori e dei riceventi, dato che gli alleli che determinano il gruppo sanguigno specificano delle molecole, chiamate antigeni cellulari, che si trovano attaccati alla superficie esterna dei globuli rossi. Un antigene è qualsiasi molecola che riconosciuta estranea da un individuo stimola la produzione di specifiche molecole proteiche chiamate anticorpi, che si legano all’antigene. Un determinato individuo possiede sulle cellule e tessuti un gran numero di antigeni, molti dei quali sono estranei per un altro individuo; è necessaria quindi un’attenzione al gruppo sanguigno nelle trasfusioni e al tipo di tessuto nei trapianti d’organo. D’altra parte, gli antigeni non vengono generalmente riconosciuti come estranei dall’individuo che li esprime (le malattie autoimmuni sono un’eccezione). Gli antigeni correlati ai gruppi sanguigni sono tra i più potenti dei numerosi antigeni posseduti dal nostro organismo. La loro estrema sensibilità è tale da garantire un sistema d’allarme efficiente e vigile. Infatti, quando le nostre difese immunitarie entrano in contatto con l’antigene di un batterio, per prima cosa si consultano con l’antigene che determina il gruppo sanguigno per sapere se l’intruso è un amico o un nemico. 
Il nome di ogni gruppo sanguigno dipende dalla presenza di un antigene specifico: antigene A per il gruppo sanguigno A, antigene B per il gruppo sanguigno B, antigene A e B per il gruppo sanguigno AB, nessun antigene per il gruppo 0. Per comprendere meglio la natura di questi antigeni, li possiamo immaginare come antenne che sporgono all’esterno dalla superficie delle cellule. Queste antenne sono costituite da due parti: lo stelo che serve come supporto, e l’estremità che funge da ricevente e trasmittente. Il supporto è costituito da una serie di molecole di uno zucchero chiamato fucosio. Il gruppo sanguigno di tipo 0 non avendo antigeni possiede solo lo stelo, cioè le catene di fucosio; nel gruppo sanguigno di tipo A al supporto di fucosio troviamo unito un altro zucchero chiamato N-acetil-galattosammina; nel gruppo sanguigno di tipo B al supporto di fucosio troviamo unito un altro zucchero chiamato D-galattosio; nel gruppo sanguigno di tipo AB al supporto di fucosio sono uniti sia la N-acetil-galattosammina sia il D-galattosio. Quando l’antigene che determina il vostro gruppo sanguigno si accorge che un antigene estraneo è penetrato nell’organismo, per prima cosa stimola la produzione di anticorpi, in grado di contrastare l’intruso. Gli anticorpi, prodotti da cellule specializzate del sistema immunitario, hanno il compito di attaccarsi all’antigene estraneo, bloccarlo e favorirne la distruzione. Le cellule del sistema immunitario producono una varietà infinita di anticorpi, ciascuno diretto contro un nemico ben definito. Questi ultimi, da parte loro, cercano in tutti i modi di sfuggire ai “radar” del sistema immunitario, e nel tentativo di rendersi invisibili possono addirittura cambiare i propri antigeni, cercando di mimetizzarli per renderli più accettabili da parte dell’organismo. Ma il nostro sistema difensivo, vigile ed efficiente, è in grado di fronteggiare la situazione elaborando nuovi tipi di anticorpi. Prendiamo, per esempio, un virus o un batterio: una volta penetrato nell’organismo esso, grazie alla sua struttura antigenica diversa, mette in moto il sistema immunitario che produce anticorpi specifici. Questi ultimi, si precipitano come missili verso gli antigeni estranei che sporgono all’esterno del corpo del microrganismo, attaccandosi. Si innesca così una reazione chiamata agglutinazione, grazie alla quale i microrganismi si attaccano gli uni agli altri formando piccoli ammassi che tendono a precipitare. Tutto questo processo rende più facile la loro eliminazione. Questo meccanismo di difesa antigene-anticorpo, messo in atto dal nostro sistema immunitario, ci consente di comprendere meglio ciò che accade quando soggetti appartenenti a gruppi differenti ricevono il sangue.
I soggetti con sangue di gruppo A hanno anticorpi anti-B. Essi, pertanto, rigettano il sangue di gruppo B. I soggetti con sangue di gruppo B hanno anticorpi anti-A. Essi, pertanto, rigettano il sangue di gruppo A. Le persone di gruppo A e di gruppo B non possono quindi scambiarsi il sangue. I soggetti con sangue di gruppo AB non hanno né anticorpi anti-A, né anticorpi anti-B. Essi possono ricevere il sangue da tutti e vengono per questo chiamati accettori universali. Però, visto che i loro globuli rossi hanno l’antigene A e B, non possono donare sangue ai soggetti appartenenti ad altri gruppi sanguigni, eccetto che ad altre persone di gruppo AB. I soggetti con sangue di gruppo 0 hanno anticorpi anti-A e anti-B. Essi, pertanto, rigettano il sangue di gruppo A, B e AB. Le persone di gruppo 0 non possono quindi ricevere il sangue da nessuno, eccetto che da altre persone di gruppo 0. Pertanto, non possedendo ne antigeni A ne antigeni B, possono donare il loro sangue a chiunque e per questo vengono chiamati donatori universali. Gli anticorpi diretti contro i gruppi sanguigni sono i più potenti del nostro sistema immunitario. La loro abilità nell’agglutinare i globuli rossi di gruppo diverso è così spiccata che il fenomeno può essere addirittura osservato ad occhio nudo mettendo a contatto due gocce di sangue incompatibile. La maggior parte degli altri anticorpi viene prodotta sotto l’influsso di particolari stimoli (come, per esempio, una vaccinazione oppure un’infezione). Gli anticorpi dei gruppi sanguigni, invece, vengono elaborati automaticamente. Spesso essi compaiono nel sangue al momento della nascita e raggiungono i livelli che manterranno anche nell’età adulta già verso i quattro mesi di vita.
Ma dove si trova il gene che codifica il gruppo sanguigno? Il gene del gruppo sanguigno AB0 è localizzato nella gamba q del cromosoma 9, intorno alla banda 34, e perciò il suo indirizzo viene indicato con la sigla 9q34. È in questa posizione che si trovano i tre alleli fondamentali del sistema del gruppo sanguigno AB0, che determinano l’appartenenza al gruppo 0, A, B o AB. I meccanismi attraverso cui si manifesta l’influenza del gruppo sanguigno vanno posti in relazione con l’effetto dei geni su altri geni, apparentemente scorrelati, situati nelle loro immediate vicinanze. Ciò spiega perchè il gruppo sanguigno può incidere su numerosi e svariati sistemi fisiologici, dagli enzimi digestivi alle sostanze neurochimiche. Alcuni dei rapporti tra il gene del gruppo sanguigno e altri geni che influenzano la salute e il benessere generale dell’individuo sono già noti: nel 1984 alcuni ricercatori presentarono prove, in un articolo apparso sulla rivista Genetic Epidemiology, della presenza in una genealogia famigliare di un gene importante per la predisposizione al cancro del seno posizionato nei pressi della banda q34 del cromosoma 9. Questo fatto pone in evidenza l’esistenza di una chiara connessione tra gruppo sanguigno e tumore del seno. Ma c’è molto di più. I ricercatori che operano in questo campo hanno scoperto che molte sostanze nutritive sono in grado di agglutinare le cellule di alcuni gruppi sanguigni (in un modo simile al rigetto), ma non di altri. Ciò significa che un alimento può, per esempio, risultare dannoso per le cellule di un soggetto di tipo A e benefico per le cellule di un soggetto di tipo B. Non a caso, molti degli antigeni presenti negli alimenti hanno caratteristiche simili all’antigene A o B. Questa scoperta ha rivelato l’esistenza di una correlazione scientifica tra gruppi sanguigni e alimentazione.
Molti nutrizionisti restano interdetti quando sentono affermare per la prima volta un legame tra il gruppo sanguigno e i meccanismi della digestione. In realtà non è l’antigene del gruppo sanguigno ad influenzare il livello di acidità dello stomaco, bensì il gene del gruppo sanguigno a influire su altri geni, apparentemente scorrelati, ma situati nelle immediate vicinanze, che hanno il potere di esercitare un’azione sull’acidità dei succhi gastrici. Questo fenomeno, detto associazione (linkage) dei geni, non è ancora stato completamente spiegato, pur essendo stato osservato con una certa frequenza.

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