Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

01-04-2014

Esistono diversi studi sugli effetti collaterali a carico del sistema nervoso centrale durante una terapia a base di statine. In questo studio una donna di 79 anni ha sviluppato paranoia, ansia e cambiamenti comportamentali dopo 2,5 settimane aver iniziato una terapia a base di atorvastatina (10 mg al giorno). La paziente durante questo periodo non ha assunto altri farmaci. Dopo due mesi di terapia, l’assunzione di atorvastatina è stata interrotta, e i sintomi sono scomparsi nel giro di 4 giorni. Questo è il primo caso clinico che descrive la paranoia come uno dei sintomi associati alla terapia con statine. Questi farmaci sono frequentemente utilizzati nelle popolazioni anziane e dovrebbero pertanto essere considerati quando tali effetti avversi a carico del SNC si verificano durante la terapia.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18396246

 

Martedì, 01 Aprile 2014 13:42

AZIONE ANTIPERTENSIVA DEI SEMI DI LINO.

01-04-2014

I semi di lino contengono acidi grassi omega-3, lignani, e fibre che insieme possono fornire benefici ai pazienti con malattie cardiovascolari.  Molti studi hanno evidenziato che i pazienti con malattia delle arterie periferiche possono beneficiare della supplementazione dietetica con semi di lino. L'ipertensione è comunemente associato con arteriopatia periferica. Lo scopo dello studio è stato quello di esaminare gli effetti del consumo giornaliero di semi di lino sulla sistolica (SBP) e diastolica (DBP) nei pazienti con malattia arteriosa periferica. In questo studio randomizzato, in doppio cieco, controllati con placebo, i pazienti (110 in totale) ingerivano ogni giorno una varietà di alimenti che contenevano 30 g di semi di lino o placebo per 6 mesi. I livelli plasmatici di acidi grassi omega-3 ed enterolignani sono aumentati 2 - 50 volte nel gruppo di semi di lino, ma non sono aumentati significativamente nel gruppo placebo. Nel gruppo semi di lino, dopo 6 mesi, la sistolica (SBP) e la diastolica (DBP) erano più basse, rispettivamente di 10 e 7 mmHg, rispetto al gruppo placebo. I pazienti con una pressione sistolica ≥ a 140 mmHg hanno ottenuto una significativa riduzione di 15 mmHg nella sistolica e 7 mmHg nella diastolica dopo il consumo di semi di lino. In sintesi, i semi di lino hanno dimostrato potenti effetti antipertensivi mai raggiunti da un intervento dietetico.

 

http://www.greenmedinfo.com/article/potent-antihypertensive-action-dietary-flaxseed-hypertensive-patients

31-03-2014

Le vendite di alimenti etichettati senza glutine supera i 6 miliardi di dollari all'anno, segnale che qualcosa di veramente profondo sta accadendo nel modo in cui gli americani stanno percependo il ruolo del grano nella loro dieta. Una volta considerato un alimento salutare per i bambini, le persone oggi tendono ad eliminarlo perché considerato alla base dei loro problemi di salute. I detrattori sostengono che il movimento di persone a favore degli alimenti senza glutine è solo una moda passeggera, o peggio, che coloro che hanno intrapreso questa strada senza una diagnosi ufficiale sono un pò folli. Dopo tutto, "sentirsi meglio" dopo l'eliminazione del glutine non è considerata una prova scientifica all'interno del sistema medico convenzionale. Se dopo biopsie, anticorpi, e test genetici non viene trovata la causa dei problemi, e si sostiene che possa riguardare un’intolleranza al glutine, per i medici è un problema che puoi risolvere andando dallo psichiatra. Ma aneddoti ed esperienze soggettive a parte, il tipo di ricerca clinica che costituisce "la Verità", dal punto di vista dell'establishment medico dominante, possono essere trovati su MEDLINE, il sistema di banche dati on-line della National Library of Medicine. Questo vasto archivio bibliografico contiene attualmente 9776 riferimenti al glutine. C'è stato un forte aumento di interesse e di ricerca sul tema "intolleranza al glutine". Nel 1971, sul glutine ci sono stati 71 studi presenti su MEDLINE, mentre nel 2011 addirittura 514. Allo stato attuale, l'istituzione medica convenzionale identifica solo una manciata di disturbi che potrebbero essere causati dal consumo di grano, ad esempio:

- Allergia.

- Celiachia.

- Dermatite erpetiforme.

Queste condizioni, tuttavia, non sono che la punta di un enorme iceberg. Molti scienziati sono fermamente convinti che l’intolleranza al frumento, o meglio ancora, la tossicità del grano, rappresenta un problema universale della specie umana, che si verifica solo in misura diversa, e per lo più sub-clinico, almeno mediante l'ottica di proiezioni e tecnologie convenzionali. Si deve anche spiegare che la lectina del grano, noto come agglutinina del germe di grano (WGA) è la causa principale di una vasta gamma di effetti negativi sulla salute. Per conoscere l'entità dei danni che il consumo di frumento o glutine può avere sull’organismo,  incluso "il grano germogliato" (dato che WGA è ancora presente), leggete qui di seguito il riassunto veloce di una serie di patologie che gli scienziati hanno associato a questo alimento:

- Celiachia.

- Intolleranza al glutine.

- Malattie autoimmuni.

- Schizofrenia.

- Psoriasi.

- Sindrome di Down.

- Diabete mellito di tipo 1.

- Sindrome dell’intestino irritabile.

- Disturbi dello spettro autistico.

- Sindrome di Sjogren.

- Atassia cerebellare.

- Dermatite erpetiforme.

- Epilessia.

- Malattia di Graves.

- Malattie del fegato.

- Mieloma multiplo.

- Emicranie e cefalee.

- Dermatite atopica.

- Reflusso gastroesofageo.

- Ipertiroidismo.

- Nefropatie.

- Infiammazione gastrointestinale.

- Infertilità nell’uomo e nella donna.

- Tiroidite autoimmune.

- Cirrosi epatica.

- Diarrea.

- Ipotiroidismo.

- IgA elevata.

- Linfoma non Hodgkin.

- Poliartrite.

- Psicosi.

- Calcificazioni cerebrali.

- Aborto spontaneo.

- Noduli alla tiroide.

- Aterosclerosi.

- ADHD.

- Cardiomiopatia.

- Colestasi.

- Malattie delle arterie coronarie.

- Sindrome di Meniere.

- Neuropatie periferiche.

- Sindrome delle gambe senza riposo.

- Sindrome di Rett.

- Permeabilità intestinale.

- Asma.

- Pancreatite.

- Disturbi psichiatrici.

- Tumori (tutti).

- Artrite reumatoide.

- Cancro della tiroide.

- Ulcera aftosa.

- Dermatite atopica infantile.

- Danno ippocampale.

- Sindrome del tunnel carpale.

- Mortalità infantile.

- Stipsi.

- Depressione.

- Emorragia gastrointestinale.

- Ipertransaminasemia.

- Cancro del rene.

- Fibrosi epatica.

- Mania.

- Miocardite autoimmune.

- Miopatie infiammatorie.

- Malattie del sistema nervoso.

- Sindrome di Stiff-Person.

- Stomatite.

- Sindrome di Turner.

- Iperprolattinemia.

- Anemia.

- Tumore congiuntivale.

- Encefalopatie.

- Ipocalcemia.

- Neuromielite ottica.

- Malattie dell’ipofisi.

- Calcificazioni della milza.

- Lupus eritematoso sistemico.

- Orticaria.

- Sindrome da malassorbimento.

- Enteropatie.

- Insulina elevata.

- Squilibri ormonali negli uomini e nelle donne.

- Diabete mellito di tipo 2.

- Paralisi facciale.

- Carenza di acido folico.

- Idronefrosi.

- Iperamilasemia.

- Calcoli renali.

- Osteogenesi imperfetta.

- Osteomalacia.

- Osteopenia.

- Osteoporosi.

- Malattie paratiroidee.

- Adenoma delle paratiroidi.

- Trombosi.

- Tremori.

- Uveite.

- Malattie demielinizzanti.

- Eccesso di glucagone.

- Ginecomastia.

- Disturbi del sistema immunitario.

- Alterazione dei livelli di serotonina.

- Atrofia del timo.

- Cancro al seno.

Malattia di Huntington.

- Eccessiva coagulazione del sangue.

- Demenza.

- Sindrome di Guillain-Barrè.

- Insulino-resistenza.

- Sindrome di Lane-Hamilton.

- Artrosi.

Il consumo di frumento è associato alle seguenti condizioni avverse nell’organismo:

- Neurotossico.

- Immunotossico.

- Teratogeno.

- Infiammatorio.

- Proliferativo.

- Nefrotossico.

- Diabetogeno.

- Allergenico.

- Cardiotossico.

- Interferente endocrino.

- Immunosoppressivo.

- Citotossico.

- Ossidante.

 

http://www.greenmedinfo.com/blog/200-clinically-confirmed-reasons-not-eat-wheat?page=1

31-03-2014

Il sambuco nero è da tempo conosciuto come rimedio contro il comune raffreddore e l’influenza. Sappiamo da tempo che la condizione influenzale può portare in determinate circostanze l’insediamento di batteri con il rischio di una grave polmonite. In questo studio è stato analizzato un estratto standardizzato di sambuco per la sua attività antivirale e antimicrobica, sia contro tre batteri Gram-positivi e un batterio Gram-negativo responsabili di infezioni del tratto respiratorio, sia per due diversi ceppi di virus influenzale (tipo A e B). Per la prima volta è stato dimostrato che un estratto liquido standardizzato di sambuco presenta attività antimicrobica sia contro batteri Gram-positivi (Streptococcus pyogenes), sia contro il batterio Gram-negativo, Branhamella catarrhalis. L'estratto liquido mostra anche un effetto inibitorio sulla propagazione dei virus influenzali patogeni per l’essere umano. Questa ricerca ha pertanto dimostrato che ulteriori approcci alternativi per combattere le infezioni potrebbero essere ottenute da questo prodotto naturale.

 

http://science.naturalnews.com/2011/421493_Inhibitory_activity_of_a_standardized_elderberry_liquid_extract_against_clinically.html

Giovedì, 27 Marzo 2014 20:52

CURCUMINA E MORBO DI ALZHEIMER.

27-03-2014

La curcumina ha una lunga storia sia come cibo che come rimedio tradizionale in Asia. Molti studi hanno riportato che la curcumina ha varie proprietà benefiche, come antiossidante, antinfiammatoria e antitumorale.  La maggior parte degli studi riportano il ruolo della curcumina nei vari tipi di tumori. Ma alcuni studi recenti hanno suggerito un potenziale effetto terapeutico nella malattia di Alzheimer (AD). Negli studi in vitro, la curcumina ha inibito l’aggregazione della proteina beta- amiloide (Aß), e l'infiammazione Aß indotta , nonché le attività di beta- secretasi e acetilcolinesterasi. Negli studi in vivo, la somministrazione orale di curcumina ha portato all’inibizione della deposizione e oligomerizzazione Aß e diminuzione della fosforilazione della proteina tau nel cervello in modelli animali affetti da AD. Questi risultati suggeriscono che la curcumina potrebbe essere uno dei composti più promettenti per lo sviluppo di terapie contro questa patologia. Allo stato attuale, sono stati condotti quattro studi clinici riguardanti gli effetti della curcumina su AD. Due di questi, in Cina e Stati Uniti,  hanno evidenziato differenze significative nei cambiamenti della funzione cognitiva tra i gruppi placebo e curcumina, mentre gli altri due non hanno riportato nessun risultato. Ulteriori studi sono necessari per determinare l'utilità clinica di curcumina nella prevenzione e nel trattamento di AD.

 

http://science.naturalnews.com/2010/929726_REVIEW_Curcumin_and_Alzheimers_disease.html

27-03-2014

Negli ultimi anni l'incidenza del cancro della pelle è aumentato notevolmente. La luce solare, specialmente le radiazioni ultraviolette (UV) , è considerato il fattore principale per lo sviluppo del cancro della pelle. Quindi, vi è un crescente interesse per lo sviluppo di sostanze anti-UV per usarli come prodotti per la protezione dal sole. Un approccio è l'applicazione topica di antiossidanti a base di erbe. Gli antiossidanti di origine vegetale sono spesso estratti che contengono una miscela complessa di componenti, come flavonoidi e polifenoli, che contribuiscono all'attività globale della pianta. Nel presente studio un estratto di grano saraceno è stato confrontato con rutina pura, che è anche il principale costituente di questa pianta,  per quanto riguarda la loro attività antiossidante e scavenging radicale. Inoltre, le proprietà fotoprotettive dell'estratto sono stati confrontati con quelli di un prodotto anti-UV commerciale. L'attività antiossidante è stata quantificata per quanto riguarda la reattività contro il radicale 1,1-difenil-2-picryl-hydrazyl (DPPH). Nella prova DPPH, l'estratto ha significativamente migliorato l’attività antiossidante della rutina. L'estratto ha anche impedito più efficacemente la perossidazione indotta da UV di acido linoleico rispetto alla rutina stessa o al prodotto anti-UV commerciale. L'uso dell'estratto di grano saraceno sembra essere più vantaggioso rispetto all'uso di solo rutina. I risultati indicano che è consigliabile utilizzare antiossidanti piuttosto che solo prodotti anti-UV commerciali per ottenere un massimo di protezione dalla radiazione solare.

 

http://www.greenmedinfo.com/article/buckwheat-extract-has-antioxidant-and-photoprotective-properties

25-03-2014

Alle persone con diagnosi di "sindrome metabolica" sarà probabilmente consigliato di perdere peso. Per molti questo significa niente più dolci, soprattutto cioccolato. Ma i ricercatori australiani ritengono che una dose giornaliera di cioccolato fondente può essere solo quello che il medico deve consigliare. Questo perché molte ricerche hanno scoperto che potrebbe anche ridurre il rischio di infarto e ictus in questi pazienti ad alto rischio. La sindrome metabolica  è un insieme di fattori di rischio che aumentano la probabilità che qualcuno svilupperà la malattia di cuore o diabete. E’ anche indicato come sindrome X. In genere si include l'alta pressione sanguigna, l'eccesso di peso, e l’insulino-resistenza o l'incapacità del corpo di utilizzare l'insulina in maniera efficace. In uno studio pubblicato sul British Medical Journal, i ricercatori australiani hanno concluso che il consumo giornaliero di cioccolato fondente può ridurre gli eventi cardiovascolari, come infarti e ictus, nelle persone con sindrome metabolica. E' opinione diffusa che mangiare cioccolato ha benefici per la salute a causa delle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Questo comprende la riduzione della pressione sanguigna e il miglioramento della sensibilità all'insulina. Il cioccolato fondente (contenente almeno il 60% di cacao) è ricco di flavonoidi, che sono noti per avere effetti protettivi a livello cardiaco. I ricercatori hanno sottolineato che questi effetti protettivi sono stati solo dimostrati con il cioccolato fondente (almeno il 60-70% di cacao), rispetto a quello che conteneva latte o cioccolato bianco, probabilmente a causa degli alti livelli di flavonoidi presenti nel cioccolato fondente. Essi hanno inoltre suggerito che le proteine del latte presenti nel cioccolato possono inibire l'assorbimento dei flavonoidi. Inoltre hanno rilevato che anche altri studi hanno dimostrato che il cioccolato fondente può diminuire le lipoproteine a bassa densità (LDL), aumentare le lipoproteine ad alta densità (HDL), aumentare la sensibilità all'insulina, migliorare la funzione endoteliale, avere effetti antinfiammatori, ridurre lo stress, aumentare la sazietà, e migliorare l'umore. Gli autori dello studio hanno concluso che data la capacità di ridurre la pressione sanguigna e il colesterolo, il cioccolato fondente potrebbe essere una strategia efficace per le persone con sindrome metabolica che non hanno sviluppato il diabete. Inoltre fanno notare che il cioccolato, rispetto alle terapie farmacologiche, ha pochi effetti collaterali. Quello che conta è la qualità del cioccolato. Cercate cioccolato biologico, o del commercio equo-solidale, e soprattutto, che sia con almeno il 70% di contenuto di cacao.

 

http://www.greenmedinfo.com/blog/daily-chocolate-therapy-recommended-metabolic-syndrome

24-03-2014

Questo studio ha esaminato gli effetti epatoprotettivi del succo di noni dai danni indotti dal tetracloruro di carbonio (CCl4) in ratti di sesso femminile. Dodici ratti sono stati divisi in gruppi di controllo, placebo e succo di noni. Dopo 15 giorni gli animali del gruppo placebo e noni hanno ricevuto 0,25 ml/kg di tetracloruro di carbonio in olio di mais una volta alla settimana per 12 settimane consecutive. Successivamente sono stati esaminati i valori dei test ematici per la funzione epatica, test lipidici e osservazione istologica. L'esame istopatologico ha rivelato che sezioni di fegato dal gruppo noni + CCl4 apparivano simili ai controlli, mentre è stata osservata steatosi epatica nel gruppo placebo + CCl4. I livelli di fosfatasi alcalina sierica (ALP), aspartato aminotransferasi (AST), alanina transaminasi (ALT), colesterolo totale (TC), trigliceridi (TG), lipoproteine a bassa densità (LDL) e lipoproteine a bassissima densità (VLDL) sono aumentati nel gruppo placebo rispetto al gruppo noni. Al contrario,  i valori della lipoproteina ad alta densità (HDL)  sono aumentati nel gruppo noni e diminuiti nel gruppo placebo. Così il succo di noni sembra proteggere il fegato da CCl4 ed esposizioni esogene croniche. Tali meccanismi di protezione sono prove di supporto per l'utilità del noni nella medicina tradizionale per i disturbi del fegato.

 

http://www.greenmedinfo.com/article/noni-protects-liver-chemotoxicity-article-1

24-03-2014

Le applicazioni cliniche delle benzodiazepine come ansiolitici sono limitate dai loro effetti collaterali indesiderati. Pertanto, lo sviluppo di nuovi agenti farmacologici è ben giustificata. Tra le piante medicinali,  i semi di coriandolo sono raccomandati per il sollievo di ansia e insonnia nella medicina popolare iraniana. Pertanto, lo scopo di questo studio era quello di esaminare se l'estratto acquoso dei semi di coriandolo aveva effetto ansiolitico nei topi. Inoltre, sono stati valutati gli effetti sull’attività spontanea e coordinamento neuromuscolare. L'effetto ansiolitico dell'estratto acquoso è stato esaminato nei topi albini maschi. Gli effetti dell'estratto sull’attività spontanea e la coordinazione neuromuscolare sono stati valutati utilizzando Animex Activity Meter e rotarod test. Nel primo caso l’estratto acquoso a 100 mg/kg, ha dimostrato un effetto ansiolitico superiore rispetto al gruppo di controllo. L’estratto acquoso a 50, 100 e 500 mg/kg ha ridotto significativamente l'attività spontanea e la coordinazione neuromuscolare, rispetto al gruppo di controllo. Questi risultati suggeriscono che l'estratto acquoso di semi di coriandolo ha effetto ansiolitico e può avere potenziali effetti sedativi e miorilassanti.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15619553

 

24-03-2014

E’ da molti anni che gli studiosi di tutto il mondo si stanno interrogando sui possibili effetti collateraliche le bibite gassate, alcoliche o analcoliche, hanno sull’organismo. Uno studio del professor Peter Piper, docente di biologia molecolare e biotecnologia alla Sheffield University, spiega che i maggiori rischi sono legati all’E211 (benzoato di sodio). Si tratta di un particolare conservante utilizzato nella ricetta di alcune delle più famose bibite attualmente in commercio nel mondo: secondo il professor Piper, oltre ad essere una sostanza cancerogena, in grado di causare importanti danni e alterazioni del DNA mitocondriale delle cellule, provocando malattie neurodegenerative e invecchiamento precoce. I mitocondri sono organelli cellulari che, consumando ossigeno, producono ATP, la fonte di energia dell’organismo. Se sono danneggiati la cellula può entrare apoptosi (morte cellulare programmata). Lo studio, datato 2007, non ha ancora avuto smentite. Risale invece a pochi giorni fa la notizia che le bibite gassate potrebbero essere anche fonte di problemi respiratori. L’annuncio ufficiale è apparso sulla rivista Respirology ed è firmato dal professor Shi Zumin, docente dell’Università di Adelaide.
Il professor Zumin ha effettuato una lunga serie di prove sperimentali su un vasto campione di individui di età superiore ai 16 anni. La fase di ricerca, durata quasi due anni, è servita a dimostrare che basta assumere ogni giorno poco più di mezzo litro di bibite gassate per aumentare di circa il 13% la probabilità di avere problemi legati all’asma e di circa il 16% quella di contrarre la BPCO. Quest’ultima malattia, meglio nota come broncopneumopatia cronica ostruttiva, se non diagnosticata in tempo, provoca un’ostruzione permanente a livello bronchiale e polmonare durante la fase di espirazione. Il professor Zumin, nel suo articolo, spiega anche che, se al consumo di bibite gassate, viene associato il vizio del fumo, il rischio di contrarre queste malattie aumenta di quasi 7 volte.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Shi+Zumin++Respirology

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