Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

19-04-2014

Attenzione ai funghi: nei vostri piatti e nel vostro stomaco potrebbero finire metalli come cadmio, piombo e mercurio. Queste sostanze sono infatti presenti nei funghi europei, e in concentrazioni troppo elevate "danneggiano la salute dell'uomo e degli ecosistemi terrestri nei quali sono inseriti". E' l'allarme che lancia l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che presenta il rapporto 'Eur report-elementi chimici nei funghi superiori' edito dal Joint research centre della Commissione europea. Lo studio parla chiaro: i funghi che mangiamo contengono metalli pesanti, e nessun tipo di micete è escluso. Infatti, nei porcini e negli ovoli risulta presente il cadmio - anche se "nei livelli limite" - mentre gli champignon selvatici contengono boro "in quantità consistente". Particolare poi il caso dell'Amanita muscaria, "l'unico essere vivente in natura ad accumulare zirconio e uno dei pochi a concentrare il rarissimo vanadio". Ma il fungo che contiene il metallo pesante è contaminato da un terreno inquinato? Non necessariamente. Infatti, fa nota l'Ispra, "se un fungo contiene un alto livello di piombo non vuol dire che il terreno sia contaminato dalla stessa sostanza. Anzi, in alcuni casi il suolo ne risulta pressochè privo". Ciò significa che "è il fungo stesso a 'decidere' quali metalli pesanti assorbire e in quali quantità. I micologi hanno quindi definito il 'fungo di riferimento', ossia l'esemplare 'modello' per ciascuna specie, ognuno con le proprie quantità congenite di metalli pesanti. Elemento centrale del rapporto 'Eur report-elementi chimici nei funghi superiori', la definizione del 'fungo di riferimento' vuole trovare risposta a quale sia il limite oltre il quale i metalli pesanti diventano nocivi per la salute dell'uomo. Il rapporto analizza quindi le concentrazioni di 35 elementi chimici presenti in 9.000 campioni di funghi, allo scopo di definire i valori-limite dei metalli pesanti. "Quali percorsi facciano lo zirconio, il piombo o il cadmio nel corpo umano non è ancora chiaro, ma possono essere pericolose le conseguenze sulla salute dell'uomo", afferma Carmine Siniscalco, responsabile del 'Progetto speciale funghi dell'Ispra. "Per cui nel consumare i funghi è sempre bene adottare un criterio di prudenza", suggerisce.

19-04-2014

La rivista online ”Le Scienze” del gruppo Espresso-Repubblica pubblica i risultati di uno studio epidemiologico condotto da ricercatori del Rhode Island Hospital e della Brown University. La ricerca mostra come il significativo aumento dei livelli di nitriti e nitrati nell'ambiente e negli alimenti sia correlato all'aumento della mortalità a causa delle malattie di Parkinson, di Alzheimer e del diabete. Per giungere a questa conclusione la ricercatrice Suzanne De La Monte e i suoi collaboratori hanno confrontato l'andamento dei tassi di mortalità dovuti a svariate patologie, con quello dei livelli di esposizione dell'uomo a nitrati, nitriti e nitrosammine dovuta a cibi conservati e preparati e ai fertilizzanti. Attraverso una complessa e approfondita analisi statistica dei dati, i ricercatori hanno potuto constatare che per la maggior parte delle malattie considerate non si evidenziava alcuna correlazione, che invece si poteva rilevare nel caso di Parkinson, Alzheimer e diabete. La considerazione inappuntabile degli studiosi è che "siamo diventati una generazione delle nitrosammine". In pratica ci siamo diretti verso una dieta ricca di ammine e nitrati, che porta a un aumento della produzione di nitrosammine. Siamo sottoposti a una crescente esposizione per l'abbondante uso di fertilizzanti agricoli a base di nitrati. Non solo li consumiamo nei cibi preparati ma essi arrivano nelle nostre fonti alimentari anche attraverso il dilavamento del suolo e la contaminazione delle acque". Riferendosi a Parkinson, Alzheimer e diabete, ha aggiunto la De La Monte, "Tutte queste malattie sono associate a un accresciuta resistenza all'insulina e a danni al DNA. I loro tassi di prevalenza sono in drastica salita da decenni e non mostrano segno di raggiungere un plateau. Considerato il lasso di tempo relativamente breve associato a questo cambiamento nell'incidenza e nella prevalenza di queste patologie, riteniamo che sia correlato a una esposizione e non a eziologie genetiche". Tutti i dettagli sono contenuti in un articolo pubblicato sul "Journal of Alzheimer's Disease.
I nitriti vengono spesso aggiunti come conservanti degli alimenti, specie in quelli di origine animale come i salumi, per prevenire la produzione di tossine. Oltre che come conservanti possono essere usati come coloranti ed esaltatori del gusto. Per reazione chimica fra nitriti e diverse proteine possono poi formarsi le nitrosammine, soprattutto in condizioni di forte acidità quali quelle che si trovano nello stomaco. Le nitrosammine sono notoriamente molto reattive a livello cellulare e possono alterare l'espressione dei geni e danneggiare il DNA, con esiti fondamentalmente simili a quello dovuti all'invecchiamento. Secondo i ricercatori è possibile che l'esposizione cronica a nitriti e nitrati attraverso i cibi preparati, l'acqua e i fertilizzanti sia responsabile dell'attuale andamento epidemico di tali malattie e dei crescenti tassi di mortalità ad esse associati. Ma i danni di queste sostanze vanno ben oltre. L'ente Americano Food and Drug Admistration ha definito le nitrosammine come "uno dei più potenti gruppi di sostanze cancerogene mai scoperto". E secondo l'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro, il consumo eccessivo di insaccati con conservanti è una della cause accertate di cancro allo stomaco.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19542621

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19363256

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20034403

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20302640

Venerdì, 18 Aprile 2014 19:26

CIBO SPAZZATURA E DEPRESSIONE.

18-04-2014

Il cibo spazzatura, secondo una ricerca inglese, favorisce e accelera la depressione. Se il cibo provoca sbalzi del valore di zuccheri nel sangue, si possono verificare scompensi a livello cerebrale e sul sistema endocrino. Gli alti livelli di antiossidanti in frutta e verdura sono ritenuti un toccasana contro la depressione. Un altro fattore importante è la diversificazione dei cibi. Chi consuma alimenti grassi, molto zuccherati e lavorati ha il 60% in più di cadere in depressione rispetto a chi basa la propria dieta su frutta, verdura e pesce. Lo conferma l'University College London che ha pubblicato sul British Journal of Psychiatry il primo studio sulla relazione dieta e salute mentale. Sono stati analizzati 3486 uomini e donne la cui età media si aggirava sui 55 anni. I partecipanti hanno completato un questionario sulle loro abitudini alimentari e 5 anni dopo sono stati sottoposti a test psicologici per stabilire la predisposizione alla depressione e la soddisfazione personale. I risultati hanno evidenziato la tendenza al "male di vivere" in chi predilige il cibo spazzatura. I ricercatori hanno avanzato diverse ipotesi sulla relazione dieta-stato mentale. Innanzitutto credono che gli alti livelli di antiossidanti in frutta e verdura siano un toccasana contro la depressione. Broccoli, cavoli, lenticchie, spinaci e ceci sarebbero il cibo per la mente migliore. Altro aspetto è la diversificazione degli alimenti: una dieta varia dà più soddisfazione rispetto al concentrarsi su poche tipologie di cibo. Effetto inverso invece quello provocato dal junk food. Eric Brunner, uno dei ricercatori, afferma: «Se la dieta si basa su alimenti che provocano sbalzi del valore di zuccheri nel sangue, si possono verificare scompensi a livello cerebrale e sul sistema endocrino con effetti yo yo sull'umore».

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19880930

18-04-2014

Sono belli e appariscenti, ma solo perché vengono trattati con fitoregolaratori. La verdura e la frutta fuori stagione non è per niente sana. Ortaggi e frutta trattati con fitoregolatori cioè con ormoni vegetali: auxine, gibberelline e citochinine. Secondo l'Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, peperoni, melanzane e carciofi sodi ed ipertrofici possono essere stati trattati con ormoni, che possono esplicare la loro azione anche dopo l'acquisto. Non c'è da meravigliarsi dunque che un bel peperone, acquistato al mercato e portato a casa, continui a crescere. Non è un miracolo ma l'attività dei fitormoni che, irrorati sugli ortaggi, ne stimolano l'accrescimento anche dopo la raccolta. L'Aduc consiglia anzitutto di consumare i prodotti di stagione. Che senso ha, infatti, mangiare i peperoni o le melanzane in questa stagione quando madre natura li fa maturare in estate?

Venerdì, 18 Aprile 2014 13:37

ANTIBIOTICI E ARITMIE CARDIACHE.

18-04-2014

Finora si riteneva che l’azitromicina, un macrolide ad ampio spettro, fosse relativamente priva di effetti cardiotossici. Tuttavia, è noto che altri macrolidi strettamente correlati all’azitromicina, quali eritromicina e claritromicina, possono aumentare il rischio di gravi aritmie ventricolari e morte cardiaca improvvisa. Crescenti evidenze scientifiche suggeriscono che anche l’azitromicina possa avere una potenziale attività aritmogena. A tal proposito, sulla rivista New England Journal of Medicine è stato pubblicato uno studio osservazionale.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22591294

18-04-2014

Quando si parla di tumore non ci si può andare alla leggera. Rimane il fatto che al flagello dell'ultimo secolo, che bersaglia soprattutto le società più opulente, non si è ancora trovato un rimedio efficace. E la chemioterapia, che rimane il principale strumento terapeutico praticato dagli oncologi, potrebbe addirittura aumentare i rischi di una 'ricrescita veloce' della neoplasia. Oltre a distruggere le cellule cancerose nei pazienti colpiti da tumore, la chemioterapia potrebbe, finire per causare l'effetto contrario a quello desiderato. L'ipotesi che da anni circola anche negli ambienti medici è stata confermata da uno studio condotto da un team di scienziati del Fred Hutchinson cancer center di Seattle e pubblicato su Nature Medicine.
I ricercatori hanno osservato che la chemioterapia non soltanto uccide le cellule che si dividono velocemente, ossia quelle cancerose, ma al tempo stesso determina danni nelle cellule sane, inducendo la secrezione della proteina WNT16B che 'sostiene' la crescita delle cellule tumorali. Il meccanismo osservato in campioni di tessuto sia sano che malato prelevati da pazienti colpiti dai tumori della prostata, del seno e delle ovaie, consiste nella aumentata secrezione della proteina da parte delle cellule sane che circondano il cancro. La proteina WNT16B viene dunque 'agganciata' dalle cellule tumorali che iniziano a crescere nuovamente.
“I nostri risultati - si legge nel rapporto pubblicato su 'Nature Medicine' - illustrano come siano i danni nelle cellule sane causati dalla chemioterapia che possono contribuire direttamente al ritorno del tumore”. Lo studio pubblicato su Nature Medicine conferma anche un altro elemento noto da tempo tra gli oncologi: i tumori rispondono bene alle prime chemio salvo poi ricrescere rapidamente e sviluppando una resistenza maggiore ad ulteriori trattamenti chemioterapici.

 

http://www.nature.com/nm/journal/v18/n9/fig_tab/nm.2890_F2.html

18-04-2014

Un antibatterico comunemente impiegato nei saponi per le mani, nei dentifrici e in altri prodotti per l'igiene, il triclosan, è in grado di ostacolare la contrazione dei muscoli andando a colpire direttamente il 'cuore' delle cellule muscolari. Lo dimostrano i test condotti dai ricercatori dell'Università della California e del Colorado, che sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas) chiedono nuove restrizioni all'uso di questa sostanza pericolosa per l'ambiente e, potenzialmente, anche per l'uomo. "Il triclosan si trova praticamente in ogni casa ed è diffuso nell'ambiente", spiega il coordinatore dello studio Isaac Pessah. La conferma viene anche dai dati dell'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente, che rivelano come tracce di triclosan possano essere facilmente trovate negli organismi acquatici, dalle alghe ai delfini, cos' come nel corpo umano, sia nelle urine che nel sangue e nel latte materno. Il pericoloso potenziale di questo antibatterico era già stato dimostrato con diversi test in provetta, ma ora anche gli esperimenti sugli animali lasciano pochi dubbi: il triclosan blocca i canali proteici che fanno entrare gli ioni calcio nelle cellule muscolari, impedendone la contrazione. Nei topi, triclosan ha fatto registrare una riduzione della funzione cardiaca pari al 25% e un calo del 18% della forza della presa (parametro di solito usato per valutare la gravità delle malattie neuromuscolari). Nei pesci di acqua dolce si è invece registrata una riduzione dell'attività natatoria. "Siamo stati sorpresi dal modo con cui l'attività muscolare è stata indebolita in organismi così diversi sia per quanto riguarda il muscolo cardiaco che quello scheletrico", commenta uno degli autori dello studio, Bruce Hammock. Secondo gli esperti è ancora presto per poter dire con certezza se triclosan sia pericoloso anche per l'uomo oltre che per l'ambiente e gli animali. Le preoccupazioni comunque continuano a crescere, e per questo i ricercatori rivolgono un appello alle agenzie regolatorie affinchè introducano nuove restrizioni all'uso dell'antibatterico.

18-04-2014

Fra gli uomini che usano il farmaco contro la calvizie Finasteride, conosciuto commercialmente come Propecia, sono diffusi sintomi depressivi e tendenze suicide. Questi disturbi sarebbero legati ai persistenti effetti collaterali che colpiscono la sfera sessuale. La ricerca della George Washington University School of Medicine and Health Sciences è stata pubblicata sulla rivista "Journal of Clinical Psychiatry". Gli scienziati hanno coinvolto un gruppo di 61 uomini che avevano usato finasteride con persistenti effetti collaterali sessuali per più di tre mesi. Dal confronto con un gruppo di controllo di 29 soggetti è emerso che la maggior parte di coloro che usavano Propecia presentava qualche sintomo depressivo: l'11 per cento aveva lievi sintomi, il 28 per cento moderati e il 36 per cento sintomi gravi. Inoltre, il 44 per cento riportava di avere pensieri suicidi. Tutti i soggetti che usavano propecia non avevano mai sofferto di disfunzioni sessuali di base o di disturbi psichiatrici prima di cominciare ad assumere il farmaco.

Venerdì, 18 Aprile 2014 10:03

PESCHE AL POSTO DELL'ASPIRINA.

18-04-2014

L'acido salicilico, il noto principio attivo contenuto nella comunissima Aspirina, è al centro di continue attenzioni da parte della ricerca scientifica. Uno studio condotto dall'Università di Milano e pubblicato su Plant Foods for Human Nutrition, mette in rilievo come l'acido salicilico sia una sostanza preziosa contenuto naturalmente, in doti equilibrate, nella frutta. Gli studiosi hanno voluto verificare se il consumo di frutta portasse effettivamente ad un aumento dell'acido salicilico in circolo e se questo fosse sufficiente per creare un effetto antinfiammatorio, come quello riconosciuto al noto medicinale della Bayer ed a tutti i suoi vari epigoni. I ricercatori hanno dato, a rotazione, a 26 volontari, un frullato di pesche (equivalente a due porzioni di frutta) o una soluzione acquosa contenente i soli zuccheri della frutta, riscontrando che, soltanto nel primo caso nell'ora successiva alla somministrazione, la concentrazione di acido salicilico in circolo quasi raddoppiava e si manteneva elevata anche dopo tre ore. Dopo l’assunzione di frutta, inoltre, i livelli di interleuchina 6 (un indicatore dell'infiammazione) aumentavano meno rispetto a quanto accadeva con la soluzione zuccherata.
“Il nostro interesse per i salicilati - ha spiegato Battezzati, coautore dello studio e professore di Nutrizione del Distam (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche) - è legato agli effetti dell'aspirina, noto analgesico e antinfiammatorio, che assunto continuativamente e a basse dosi serve per la protezione cardiovascolare e per la prevenzione dei tumori del colon-retto. Poiché l'aspirina viene rapidamente metabolizzata dall'organismo in acido salicilico, è naturale pensare che anche i salicilati dei vegetali possano esercitare un’azione benefica”. Alte concentrazioni di salicilati sono contenute in albicocche, more, mirtilli ma anche negli ortaggi, tra cui radicchio, cicoria o pomodori.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22392497

Venerdì, 18 Aprile 2014 09:53

ATTENZIONE ALLE RADIOGRAFIE DAL DENTISTA.

18-04-2014

Un interessante articolo comparso su Der Spiegel ci informa sui rischi connessi alle radiografie odontoiatriche. Una prassi abitudinaria che, secondo i risultati dello studio pubblicato sulla rivista Cancer, potrebbe essere pericolosa. L'uso alla leggera di questo mezzo diagnostico potrebbe infatti aumentare il rischio di meningiomi, neoplasie benigne ma invasiva, che sviluppandosi nel cervello è causa di mal di testa, problemi alla memoria o all'udito, modifiche della personalità. Chi viene sottoposto a radiografia una o varie volte all'anno rischia tre volte di più di ammalarsi di meningioma, scrivono Elizabeth Claus e colleghi della Yale University; nei bambini sotto i dieci anni le ripetute radiografie fanno aumentare il rischio anche di cinque volte. Questi risultati sono importanti, poiché le radiografie in odontoiatria sono tra le fonti di radiazione più frequenti in Usa e nei Paesi industrializzati. "A nostra conoscenza, questo è lo studio più esteso che sia mai stato fatto sul rapporto tra radiografie in ortodonzia e rischio meningioma", spiega Claus, e il risultato mostra la necessità di ridurre al minimo i raggi x. "Se sono un importante strumento di diagnosi per alcuni pochi soggetti, ricorrervi con oculatezza sarebbe un bene per la maggioranza dei pazienti".
Secondo i dati dei ricercatori, si sapeva da tempo che le radiazioni possono essere l'origine di un meningioma, ma non era chiaro quanto vi incidessero le comuni radiografie dal dentista. Il meningioma nasce dalla degenerazione delle cellule delle meningi ed è una delle malattie tumorali del cranio più frequenti. Le donne ne sono più soggette degli uomini. Per il loro studio, i ricercatori hanno esaminato 1433 pazienti con meningioma e 1350 persone sane come gruppo di controllo. I pazienti - dai 20 ai 79 anni - avevano avuto la diagnosi tra aprile 2006 e aprile 2011. Tutti i soggetti dovevano dire quante radiografie odontoiatriche avevano fatto in passato, distinte in tre tipi: radiografia endorale (piccole di uno o più denti), di profilo della mascella, panoramica. Risultato: coloro che avevano fatto una o più radiografie del primo tipo si erano ammalati di meningioma da 1,4 a 1,9 volte in più rispetto a chi ne aveva fatte di rado o mai. Per la panoramica, il rischio è risultato più alto da tre a cinque volte. Tendenza simile, sebbene non significativa dal punto di vista statistico, è stata riscontrata per le radiografie del secondo tipo.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22492363

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates