Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 18 Marzo 2014 17:17

GRUPPO B E AB: IL FATTORE OSSIDO NITRICO

Sappiamo che il gruppo B tende a presentare analogie neurochimiche con il gruppo A, mentre quello AB è più vicino al gruppo 0. Diventa sempre più evidente che queste somiglianze non offrono una descrizione completa del fenomeno e nuove ricerche indicano che i processi mentali di coloro che portano l’antigene B possono essere influenzati anche da una molecola chiamata ossido nitrico (NO). Negli anni recenti è emersa l’importanza dell’ossido nitrico come sostanza in grado di influire su molti processi biologici, tra cui il sistema nervoso e le funzioni immunitarie. Scoperta solo recentemente nei mammiferi, questa importante sostanza è stata oggetto, solo nel 1998, di quasi 1.500 articoli scientifici e di un totale di quasi 18.000 negli ultimi cinque anni. Si è scoperto che svolge un ruolo critico in una serie impressionante di malattie e disturbi, dalle scottature solari all’anoressia, dal cancro alla tossicodipendenza, dal diabete all’ipertensione, dalle disfunzioni della memoria e dell’apprendimento alle setticemie, dall’impotenza maschile alla tubercolosi. L’ossido nitrico (NO) è una molecola con una vita estremamente breve, dell’ordine di cinque secondi. Essendo prodotto e distrutto così rapidamente, l’NO può costituire un’importante via di comunicazione tra i vari sistemi dell’organismo, per esempio tra il sistema nervoso e quello immunitario o tra il sistema cardiovascolare e l’apparato riproduttivo. A causa della brevità della sua vita, deve essere sintetizzato continuamente e ciò avviene attraverso la conversione di un precursore, l’amminoacido arginina. Alla fine degli anni Ottanta, alcuni scienziati della Johns Hopkins University School of Medicine dimostrarono che l’NO svolge la funzione di intermediario di certi tipi di neuroni del sistema nervoso centrale. A differenza di altri neurotrasmettitori, come la dopammina e la serotonina, l’NO non si lega a recettori specifici nelle cellule nervose, ma si diffonde all’interno della cellula e agisce direttamente a livello biochimico, e per questa caratteristica è un neurotrasmettitore a “risposta rapida”. L’NO sembra essere coinvolto anche nel controllo degli oppiacei prodotti nel cervello (le endorfine). Due note apparse recentemente sulla rivista medica “The Lancet” riferivano che i pazienti in possesso dell’antigene B (cioè appartenenti ai gruppi B e AB) sembravano eliminare l’ossido nitrico più rapidamente rispetto a quelli di altri gruppi sanguigni quando quella sostanza veniva loro somministrata per inalazione come terapia contro certe malattie polmonari. La capacità di eliminare rapidamente l’ossido nitrico può essere estremamente vantaggiosa per il sistema cardiovascolare, ma non è priva di risvolti positivi anche per l’attività dei neurotrasmettitori, giacchè consente una ripresa più pronta dallo stress. Questa scoperta incomincia a gettare un pò di luce su un fenomeno notato per primo da James D’Adamo, e successivamente,  da Peter D’Adamo, che ha avuto poi occasione di osservare con una certa frequenza. I soggetti di gruppo sanguigno B, in particolare, mostrano una notevole capacità di conseguire sollievo ed equilibrio fisiologico attraverso l’impiego di processi mentali come la meditazione. Inoltre sia le persone di gruppo B sia quelle di gruppo AB danno il meglio di sè quando si trovano in condizioni di equilibrio mentale. Gli autori degli articoli apparsi su The Lancet non formulavano ipotesi sulle ragioni di un possibile rapporto tra l’antigene B e l’attività dell’ossido nitrico, benchè una delle possibili spiegazioni si annidi proprio nei pressi del gene AB0, nella posizione 9q34. Si tratta del gene dell’enzima arginin-succinico-sintetasi (ASS) che svolge un ruolo centrale nel riciclo dell’arginina. Perciò la capacità di modulare la conversione dell’arginina in ossido nitrico è influenzata da un gene situato nelle immediate vicinanze del gene del gruppo sanguigno AB0, e l’efficienza di questo gene è probabilmente condizionata dall’attività dell’allele del gruppo sanguigno B.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:16

GRUPPO A: IL FATTORE CORTISOLO

Sulla salute gli effetti di cortisolo alto possono essere devastanti. E’ provato infatti che questa sostanza è associata a molte malattie mortali, come il cancro, l’ipertensione, le cardiopatie e l’infarto. Il cortisolo alto è spesso un fattore critico anche nelle malattie mentali, in quelle senili e nel morbo di Alzheimer. Negli ambienti scientifici è noto da lungo tempo che in molte malattie si riscontra un aumento del livello di cortisolo, ma fino a tempi relativamente recenti il fenomeno era considerato più una conseguenza che non la causa degli stati patologici osservati. Questa visione fu infine smentita nel 1984, con la pubblicazione di un articolo che fece molta sensazione sulla rivista Medical Hypothesis. In quello studio, l’autore presentava prove inconfutabili che gli alti livelli di cortisolo erano la causa e non la conseguenza degli stati patologici. L’affermazione sembrava particolarmente convincente quando applicata a soggetti con “personalità di tipo C”, che si riteneva fossero predisposti ai tumori. Questa osservazione ha conseguenze importanti soprattutto per le persone di gruppo A, che presentano livelli di cortisolo a riposo particolarmente elevati e picchi assai più alti degli altri in risposta allo stress. Particolarmente brillante fu uno studio in cui i ricercatori, per analizzare i livelli di cortisolo prodotti dai diversi gruppi sanguigni in risposta allo stress, decisero di utilizzare come evento stressante il prelievo stesso del sangue. Dal momento che per molte persone il prelievo del sangue è un’operazione sgradevole, immaginarono di poter stressare i soggetti in esame e analizzarne il sangue con una singola operazione. I risultati della ricerca indicarono che la concentrazione più alta di cortisolo si riscontrava nei soggetti di gruppo A (in media 445 nmol/l) e la più bassa in quelli di gruppo 0 (297 nmol/l). Come era prevedibile, i soggetti dei gruppi B e AB si piazzavano in posizioni intermedie: gruppo B (364 nmol/l), gruppo AB (325 nmol/l). Come sappiamo, il cortisolo è un componente importante della risposta di adattamento allo stress. L’alto livello di cortisolo a riposo potrebbe essere responsabile dell’incidenza di una disfunzione psicologica molto più diffusa tra i soggetti con gruppo sanguigno A: la nevrosi ossessiva, spesso indicata con la sigla OCD (Obsessive-Compulsive Disorder, Sindrome ossessivo-compulsiva). La nevrosi ossessiva colpisce uomini, donne e bambini di tutte le razze, religioni e condizioni socioeconomiche. E’ un disordine psichico che presenta due ordini di sintomi, ossessivi e compulsivi. Quelli ossessivi comprendono pensieri, idee o immagini mentali ricorrenti e persistenti che involontariamente invadono la coscienza. Comuni pensieri ossessivi possono concentrarsi sulla violenza, la paura di contaminazioni o la preoccupazione per un possibile evento tragico. Il sintomo compulsivo si esprime invece in forma di un’azione senza senso e ripetitiva adottata come reazione a un pensiero ossessivo. Se l’azione viene impedita, si genera uno stato ansioso particolarmente grave. Un esempio comune di sintomo compulsivo di una persona con l’ossessione della pulizia  e della contaminazione è lavarsi continuamente le mani. Di solito l’azione compulsiva attenua temporaneamente lo stato ansioso, ma il sollievo è di breve durata e l’impulso torna ben presto a ripresentarsi. Nell’esercizio della mia professione ho avuto modo di notare questi sintomi in alcuni soggetti di gruppo A, il più delle volte manifestati sotto forma di paura eccessiva di essere colpiti da malattie, soprattutto dal cancro. Credo che la differenza tra chi ha una sana coscienza dei fattori di rischio e chi ne è ossessionato sia abbastanza evidente. Esistono persone che perdono il sonno, che smettono di mangiare o spendono un sacco di soldi in analisi, completamente distrutte dai timori che li rodevano interiormente. L’OCD è molto difficile da curare e il più delle volte deve essere affrontata da diverse angolazioni, con la psicoanalisi, con farmaci antidepressivi e anche con l’ausilio delle tecniche della terapia comportamentale. Sono convinto che gran parte delle ricerche mediche sull’OCD siano canalizzate nella direzione sbagliata. Le strategie attuali puntano a rimediare allo squilibrio della serotonina, impiegando farmaci che però non si sono rivelati molto efficaci. Ritengo che i ricercatori dovrebbero invece considerare con più attenzione il ruolo del cortisolo: i pazienti che soffrono di OCD presentano nel sangue livelli di cortisolo più alti della norma e livelli di melatonina più bassi, e nelle urine livelli di cortisolo libero anormalmente elevati. In letteratura è possibile trovare numerosi studi indipendenti che documentano con chiarezza l’esistenza di una correlazione tra gruppo sanguigno A e OCD. Per esempio, una ricerca finlandese notò una prevalenza di pazienti di gruppo sanguigno A in un piccolo numero di soggetti affetti da nevrosi ossessiva. Analizzando i risultati di una ricerca condotta su un campione più consistente di soggetti normali impiegando uno strumento noto come Leyton Obsessional Inventory, si nota la totale assenza di persone di gruppo 0, fatto che ne conferma la minore predisposizione all’OCD rispetto al gruppo A, in accordo con quanto già rilevato in studi precedenti. E’ interessante notare che le catecolammine, che svolgono un ruolo di primo piano nella risposta allo stress dei soggetti con gruppo sanguigno 0, sono del tutto estranee all’insorgenza dell’OCD. Infine uno studio condotto nel 1986 su due campioni di pazienti con gruppi sanguigni A e 0, affetti da problemi psichiatrici, a cui venne fatto compilare uno strumento di analisi chiamato Brief Symptom Inventory, documentò che in entrambi i campioni i soggetti di gruppo A ottenevano punteggi sensibilmente più elevati di quelli di gruppo 0 nei fattori “ossessivo-compulsivi” e “psicotici”. L’autore concluse che questi risultati non possono essere attribuiti a differenze di età, sesso o patologie diagnosticate in precedenza e sono inoltre in accordo con quanto scoperto in numerosi studi precedenti.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:14

GRUPPO 0: IL FATTORE DOPAMMINA

Le difficoltà tipicamente incontrate dalle persone di gruppo 0 ad eliminare le catecolammine adrenalina e noradrenalina sono direttamente correlate con alcuni disturbi mentali. Le ricerche più recenti mettono in rilievo che il problema è legato all’attività di un enzima chiamato dopammina betaidrossilasi (DBH), adibito a convertire la dopammina in noradrenalina. E’ significativo notare che il gene della DBH è localizzato nella posizione 9q34, situato letteralmente sopra il gene del gruppo sanguigno. Qual è il ruolo di questo enzima? La dopammina, come la serotonina e la norepinefrina, è una delle tante sostanze neurochimiche coinvolte nell’elaborazione delle forme più elevate del pensiero e viene prodotta nel profondo del cervello in un’area chiamata “substantia nigra”. A differenza di altre sostanze neurochimiche, la dopammina non si diffonde in tutte le aree cerebrali, ma solamente nei lobi frontali, dove si formano molte delle funzioni del pensiero più elevate e astratte. Essa contribuisce a creare la sensazione di gioia e controlla la percezione del dolore fisico. Troppa dopammina nelle zone del cervello che controllano le sensazioni (i lobi limbici) e troppa poca in quelle che regolano il pensiero (la corteccia) possono produrre una personalità incline alla paranoia o al rifiuto dei rapporti sociali. Livelli normali o leggermente alti nella corteccia inducono un miglioramento delle capacità di concentrarsi e reagire ai problemi in modo logico. Al contrario, quantità inferiori alla norma provocano scarsa capacità di mantenere l’attenzione, tendenza all’iperattività, agli scoppi d’ira, a irritarsi per futili motivi e in generale a rispondere ai problemi in modo più emotivo. A una sovrabbondanza di dopammina è associata invece la schizofrenia, che colpisce circa l’1 per cento della popolazione e viene curata con farmaci che impediscono alla sostanza neurochimica di legarsi con i suoi recettori. Si è scoperto che molte delle disfunzioni associate a livelli anormali di dopammina sono più comuni nei pazienti di gruppo sanguigno 0. Tra queste la schizofrenia, specialmente quella di natura ricorrente più correlata alla genetica familiare, che si ritiene provocata da un’iperattività della dopammina. I sintomi più comuni di questa psicopatologia sono: comportamento incoerente, slegato e bizzarro, risata ingiustificata, posture strane, estrema irritabilità, eccessiva scrittura senza significato coerente, conversazione apparentemente profonda ma priva di logica, abulìa e stolidità nella condotta, affermazioni irrazionali e uso di parole o di strutture di linguaggio distorte. La schizofrenia viene normalmente trattata con farmaci antagonisti alla dopammina. Una serie di studi indipendenti hanno anche verificato un’interessante associazione tra il gruppo sanguigno 0 e le malattie psichiche bipolari, o disfunzioni maniaco-depressive. Ci sono due ricerche che hanno indicato un’incidenza maggiore nel gruppo 0, anche di malattie monopolari, come la depressione grave. La maggior parte dei ricercatori sottolineano l’importanza dei neurotrasmettitori, come le catecolammine adrenalina e noradrenalina, nella patogenesi degli stati depressivi mono e bipolari. Secondo questa ipotesi, la depressione viene associata con un deficit di catecolammine nel cervello, mentre la mania con un loro eccesso.

  

CONCETTI CHIAVE 

MANIA: Alti livelli di dopammina idrossilasi = maggiore attività dell’enzima = meno dopammina e più adrenalina. 

DEPRESSIONE: Bassi livelli di dopammina idrossilasi = minore attività dell’enzima = più dopammina e meno adrenalina.

 

Da questi studi si viene quindi delineando un quadro coerente: il gruppo 0, come sappiamo, sotto stress non elimina le catecolammine con la medesima efficienza degli altri gruppi sanguigni, ed è anche quello che presenta la massima incidenza di patologie maniaco-depressive. Da queste osservazioni si deduce che nel gruppo 0 i livelli di attività della dopammina betaidrossilasi, che è geneticamente legata alla posizione del gene AB0, variano molto più dinamicamente che negli altri gruppi. Questa conclusione è perfettamente coerente con il quadro antropologico: dal momento che procurarsi il cibo cacciando prede selvatiche comportava dare priorità agli impulsi aggressivi e a un istinto di lotta o fuga regolato con precisione, queste variazioni si configurano come un’efficace strategia di sopravvivenza in una popolazione di cacciatori-raccoglitori; poiché attraverso forti oscillazioni nella presenza di catecolammine sarebbe stato possibile determinare rapidamente condizioni fisiologiche di calma o di stress, la capacità di innescare o accelerare l’attività della dopammina betaidrossilasi, e poi di interromperla o rallentarla, sarebbe servita a rendere i primi uomini di gruppo 0 molto efficienti. Le oscillazioni nella dopammina betaidrossilasi aiutano probabilmente anche a spiegare sia la predisposizione delle persone di gruppo 0 alle malattie bipolari, sia la maggiore presenza di comportamenti di tipo A. Poichè questi attributi sono in parte il risultato dell’azione della dopammina e delle catecolammine, incominciamo a capire che la loro espressione è parte di un insieme caratteriale legato a uno dei pochi geni che negli esseri umani sono sia variabili, sia polimorfici: il gene del gruppo sanguigno. Queste correlazioni possono spiegare un’apparente stranezza che capita in alcuni soggetti. Molte persone di gruppo 0 provano un intenso desiderio per i prodotti a base di frumento o per le carni rosse. Queste due categorie di alimenti sono le fonti più importanti di L-tirosina, la molecola da cui si formano la dopammina e le catecolammine. Questi episodi mettono in luce l’esigenza non solo di capire l’origine delle voglie alimentari, ma anche di scegliere oculatamente tra quelle opportune e quelle inopportune ai fini della buona salute. Se siete un vegetariano di gruppo 0 che si sente bene solo quando mangia molti prodotti contenenti frumento, dovete capire che ciò avviene perchè utilizzate la tirosina contenuta in quei cibi per sostenere i livelli della dopammina e delle catecolammine nel vostro organismo. Ma dato che il frumento non è una buona scelta per il sistema metabolico del gruppo 0, vi sentireste molto meglio soddisfacendo il vostro impulso con carni magre e di qualità, possibilmente di animali allevati in libertà. Un altro aspetto importante dell’azione delle catecolammine nel gruppo 0 è il ruolo dell’enzima monoammina ossidasi, o MAO, che è molto importante perchè influisce sulle caratteristiche emotive della personalità. La MAO esiste in due forme, la MAO-A e la MAO-B. La MAO-A è presente in tutto l’organismo e in particolare nel tratto gastrointestinale, mentre la MAO-B si trova soprattutto nel cervello. Poichè entrambe le forme metabolizzano la dopammina trasformandola in una serie di altri composti, bloccando questo enzima è possibile aumentare la concentrazione della dopammina nell’organismo. Perciò l’effetto della MAO – la conversione della dopammina in altri metaboliti, con un pronunciato impatto sui quantitativi di dopammina a disposizione del cervello – è sostanzialmente opposto a quello della dopammina betaidrossilasi. Come nel caso dei fattori esaminati in precedenza che influiscono sui livelli della dopammina, anche i livelli della MAO variano a seconda del gruppo sanguigno, e di nuovo le conseguenze sembrano essere più pronunciate per chi appartiene al gruppo 0. Una ricerca condotta nel 1983 su un campione di settanta giovani maschi mostrò che l’attività della MAO delle piastrine dei soggetti di gruppo 0 era sostanzialmente più bassa rispetto ad altri gruppi sanguigni, con il risultato di rendere nel loro caso più difficoltoso il controllo delle catecolammine. La MAO delle piastrine è considerato l’indicatore periferico del sistema centrale della serotonina. Basse concentrazioni di questo indicatore geneticamente determinato possono denunciare predisposizione alle psicopatologie e a certe disfunzioni caratteriali. Bassi livelli di MAO delle piastrine sono stati anche associati ai tratti caratteristici del comportamento di tipo A, tra cui ambizione, impazienza e competitività, tutti atteggiamenti osservati frequentemente nei pazienti di gruppo 0. Oscillazioni dei livelli di ambedue gli enzimi (MAO delle piastrine e dopammina betaidrossilasi) sono state poste in relazione con la malattia bipolare (maniaco-depressiva), un’altra tendenza tipica del gruppo 0. Ulteriori caratteristiche della personalità associate a bassi livelli della MAO delle piastrine sono la mania patologica del gioco, gli atteggiamenti negativi, le aggressioni verbali, la ricerca di sensazioni forti, l’impulsività e il rifiuto della monotonia. I soggetti con bassa MAO delle piastrine tendono a far maggiore uso di tabacco e prodotti alcolici e sono più portati alla dipendenza da alcol e droghe.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:13

INDICATORI DI SALUTE MENTALE

L’idea che un programma alimentare basato sul gruppo sanguigno possa aiutare a suscitare un senso di benessere psichico, lascia molti alquanto perplessi: in fin dei conti non è un problema normalmente curato attraverso le scelte alimentari. Eppure l’ipotesi che un’alimentazione consona al proprio gruppo sanguigno possa avere un impatto positivo sullo stato della psiche è tutt’altro che illogica. Infatti è ben noto che molti problemi di salute mentale sono provocati da meccanismi che coinvolgono squilibri chimici, in particolare nel campo degli ormoni e dei neurotrasmettitori, i cui controlli genetici sono situati in prossimità dei geni del gruppo sanguigno. In effetti, su MEDLINE, il database online americano del National Institutes of Health, sono elencati più di novanta studi sui legami tra gruppo sanguigno e disfunzioni mentali. Molti di questi articoli sostengono che le differenze che si riscontrano tra i gruppi sanguigni nella frequenza dei disordini psicologici sono conseguenze dei legami genetici tra il gruppo sanguigno e i geni preposti al controllo della produzione dei neurotrasmettitori cerebrali o degli ormoni dello stress. 

Martedì, 18 Marzo 2014 17:13

RISPOSTA ALLO STRESS: GRUPPO AB

Anche se non sappiamo ancora il perchè, esistono ricerche che indicano chiaramente che le persone di gruppo AB rispondono allo stress in modi analoghi a quelli di gruppo 0. Anche questa è un’anomalia in quanto per molti altri aspetti, anche importanti, essi presentano tratti simili a quelli di gruppo A.

 

Martedì, 18 Marzo 2014 17:12

RISPOSTA ALLO STRESS: GRUPPO B

Per gli ormoni dello stress, il gruppo B rassomiglia al gruppo A, tendendo a produrre livelli di cortisolo un pò più alti della media. E’ un fatto alquanto anomalo, poichè per molti altri aspetti il gruppo B è più vicino al gruppo 0, ma comprensibile ove si consideri il tipo di stress che i primi soggetti con gruppo sanguigno B dovettero affrontare. Il cortisolo è adibito a demolire le molecole del tessuto muscolare per convertire le proteine in energia. E’ ragionevole ipotizzare che il gruppo B abbia ereditato questo adattamento dal gruppo A, piuttosto che dai primi cacciatori-raccoglitori del gruppo 0. Ciò non significa che le persone di gruppo B presentino in generale analogie con quelle di gruppo A. L’equilibrio di forze sempre presente nel gruppo B conferisce infatti a questi soggetti un profilo di stress del tutto particolare. Peter D’Adamo, dopo aver applicato per molti anni il sistema dei gruppi sanguigni, ha ottenuto prove sufficientemente affidabili per dimostrare che il gruppo B tende ad essere emotivamente molto equilibrato e di conseguenza molto più sensibile agli squilibri indotti dallo stress; tuttavia la sua reazione alle tecniche di riduzione dello stress è generalmente positiva e veloce.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:11

RISPOSTA ALLO STRESS: GRUPPO A

Tutti i gruppi sanguigni rispondono allo stress aumentando la secrezione di cortisolo, ma il gruppo A ne presenta sempre un livello ematico di partenza, o basale, più elevato. Ciò significa che le persone di questo gruppo si trovano in una condizione fisiologica perennemente più stressata degli altri e di conseguenza traggono minori vantaggi dalla pratica degli esercizi destinati alla riduzione dello stress. In sostanza chi appartiene a questo gruppo deve impegnarsi molto di più per ricevere in cambio molto di meno. Questa scoperta, basata sulla chimica della fisiologia, conferma le osservazioni già effettuate sui pazienti di gruppo sanguigno A da James D’Adamo. La sua indicazione che costoro hanno bisogno di calmare il sistema nervoso, può assumere ora contorni più precisi, espressi cioè in termini di livelli fisiologici misurabili. Alcuni degli effetti dell’attività fisica riscontrabili nel gruppo A e probabilmente anche la maggiore frequenza di tumori e malattie cardiache, cominciano ora a trovare una spiegazione razionale. In più chi appartiene a questo gruppo produce in risposta allo stress più adrenalina degli altri, ma è anche più capace degli altri di scindere ed eliminare le molecole dell’ormone surrenalico.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:10

RISPOSTA ALLO STRESS: GRUPPO 0

Chi appartiene a questo gruppo sanguigno non viene facilmente colpito dalle conseguenze dello stress, ma una volta oltrepassata la soglia critica, impiega poi più tempo per riprendersi. Sotto stress, le persone di gruppo 0 tendono a produrre livelli di noradrenalina e adrenalina più elevati, il che consente loro di reagire prontamente e con efficacia alle situazioni di pericolo. La ripresa però è più lenta, perchè per loro il processo di scissione delle molecole delle catecolammine è più difficoltoso. La scissione o l’inattivazione dell’adrenalina e della noradrenalina avviene per l’azione di un enzima, la monoammina ossidasi (MAO). Alcuni ricercatori che hanno misurato l’attività della MAO nelle piastrine hanno scoperto che le persone di gruppo 0, anche se in perfetta salute, sono quelle dotate del livello più basso di attività di questo enzima. Questo fatto può spiegare le loro difficoltà nello scindere le catecolammine. Si è ipotizzato che la produzione di noradrenalina sia soprattutto correlata con lo stress originato da collera e aggressività, che in effetti sono atteggiamenti tipici del gruppo 0. Le persone di gruppo 0 rappresentano il classico esempio del cosiddetto “comportamento di tipo A” (da non confondere con il gruppo sanguigno A).

Martedì, 18 Marzo 2014 17:09

RISPOSTA ALLO STRESS

I parametri registrati dalla maggior parte degli studi che hanno analizzato differenze nella frequenza delle malattie nei livelli ormonali o nei neurotrasmettitori in funzione del gruppo sanguigno dei pazienti, sono distribuiti in modo lineare, con il gruppo 0 a un’estremità e il gruppo A all’altra. Di solito i gruppi B e AB si situano all’interno di questi due estremi: forse questo loro maggiore equilibrio è l’espressione di un bilanciamento tra forze contrarie, oppure una conseguenza del fatto che questi due gruppi sanguigni sono modelli più recenti che sono stati perfezionati nel tempo. Lo stesso si osserva analizzando la risposta allo stress. Le persone di gruppo A tendono a presentare livelli di risposta molto elevati anche a stress di entità modesta, come si deduce dalla misurazione del loro livello di cortisolo. Le persone di gruppo 0, all’estremità opposta dello spettro, sono invece quelle che in risposta allo stress producono i quantitativi più bassi di cortisolo e adrenalina. In questo campo, le persone di gruppo B sono più simili al gruppo A, mentre quelle di gruppo AB sono più vicine al gruppo 0.

Martedì, 18 Marzo 2014 17:08

GLI ORMONI DELLO STRESS

Il momento critico nella risposta allo stress si presenta quando le ghiandole surrenali iniziano a rilasciare gli ormoni dello stress. Ce ne sono di due tipi, le catecolammine e il cortisolo, entrambi strettamente legati al gruppo sanguigno. Reagendo allo stress, le ghiandole surrenali immettono in circolo due catecolammine: l’epinefrina, più nota come adrenalina, e la norepinefrina, detta anche noradrenalina. Entrando nella circolazione sanguigna queste due potenti sostanze chimiche innescano immediatamente una catena di fenomeni fisiologici: aumenta il ritmo cardiaco, sale la pressione sanguigna, calano le capacità digestive e crescono eccitazione e attenzione, in conseguenza di uno spostamento complessivo delle risorse personali verso la lotta, la fuga, l’azione o qualche altra forma di attività fisica.  Il cortisolo è invece un ormone metabolico che ha il compito di demolire i tessuti muscolari per convertire rapidamente le proteine in energia. Le ghiandole surrenali di fronte a una situazione traumatica, immettono in circolo consistenti quantitativi di cortisolo: ciò succede, per esempio, per esposizione al freddo, alla fame, alle emorragie, alle operazioni chirurgiche, alle infezioni, alle ferite, al dolore e persino in seguito a un’attività fisica eccessivamente intensa. L’aumento della concentrazione di quest’ormone nell’organismo è innescato anche dagli stress emotivi e psicologici. Senza cortisolo non potremmo sopravvivere, dal momento che è grazie a esso che siamo capaci di trovare la via per districarci da situazioni pericolose. Però è un’arma a doppio taglio: se ai giusti livelli riduce le infiammazioni, attenua le tendenze allergiche e aiuta a guarire danni a tessuti o ferite, a livelli eccessivi provoca l’effetto contrario. Così ulcere, pressione sanguigna elevata, malattie cardiache, perdita di tono muscolare, invecchiamento della pelle, aumento del rischio di fratture ossee e insonnia sono solo alcune delle conseguenze più comuni di un’intossicazione da cortisolo. Se poi la sovrapproduzione di cortisolo diventa cronica, allora viene gravemente danneggiato anche il sistema immunitario e l’organismo diventa estremamente vulnerabile alle infezioni virali. Alti livelli di cortisolo sono responsabili dell’annebbiamento mentale durante la giornata, conosciuto anche come disfunzione cognitiva diurna. E’ noto d’altronde che i soggetti affetti da morbo di Alzheimer e demenza senile presentano livelli di cortisolo cronicamente elevati.

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