Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

17-03-2021

La clorofilla è un pigmento verde naturalmente presente nei cloroplasti delle cellule vegetali verdi responsabile, in presenza di luce, della produzione di energia tramite il processo fotosintetico. La clorofilla presente nei vegetali è scarsamente assimilabile dal nostro organismo, poiché viene disattivata e distrutta dagli enzimi digestivi e dal pH acido dello stomaco. Per questo motivo esistono in commercio ottimi integratori sotto forma di estratto complesso idrosolubile: la clorofillina ottenuta da alghe blu-verdi altamente assimilabile dall’intestino tenue.

AZIONE DEODORANTE INTERNA

L’attività deodorante della clorofilla ne permette l’utilizzo in tutti i casi di secrezione di odori sgradevoli quali eccessiva sudorazione, secrezioni cutanee e incontinenza. In uno studio condotto su pazienti geriatrici, la supplementazione di clorofillina nella dieta ha provocato la riduzione degli odori fisiologici e della costipazione cronica. La clorofilla è indicata anche per combattere i fenomeni di alitosi.

AZIONE ANTIOSSIDANTE E ANTIMUTAGENA

Clorofilla e clorofillina hanno mostrato di neutralizzare l’attività di alcuni potenti ossidanti in vitro e in modelli animali di ridurre il danno ossidativo indotto da carcinogeni chimici e dalle radiazioni. Questo pigmento sembra essere in grado di ridurre l’azione degli agenti cancerogeni nelle mutazioni genetiche. Clorofilla e clorofillina inibiscono gli effetti cancerogeni di prodotti chimici alimentari e ambientali quali miscele di polvere di carbone, tabacco e altri residui presenti nel cibo e dovuti ai processi di trasformazione industriale.

AZIONE PROTETTIVA CONTRO IL RISCHIO DI TUMORE

Clorofilla e clorofillina hanno la proprietà di legarsi a composti potenzialmente cancerogeni (idrocarburi aromatici del fumo di sigaretta, ammine eterocicliche nella carne cotta, aflatossina B-1), limitandone l’assorbimento e le concentrazioni nei tessuti bersaglio. La clorofilla ha mostrato di inibire l’attività degli enzimi del citocromo P450, i quali convertono le sostanze pro-cancerogene in cancerogeni attivi. In altri studi la clorofillina ha aumentato l’attività del chinone reduttasi, enzima detossicante della fase II che promuove l’eliminazione di tossine e cancerogeni dall’organismo.

- Prevenzione tumore epatico. Uno studio condotto dalla John Hopkins University ha mostrato che l’assunzione di clorofillina può ridurre il rischio di tumore al fegato. Lo studio è stato effettuato a Qidong, Cina, regione con un tasso elevato di tumore epatico, causato da un consumo eccessivo di alimenti contaminati da aflatossine, agenti mutageni e cancerogeni epatici. 80 soggetti sani sono stati suddivisi in due gruppi: al primo gruppo sono stati somministrati 100 mg di clorofillina 3 volte al giorno per 4 mesi; al secondo gruppo un placebo. Sono stati raccolti campioni di urine e sangue per osservare l’effetto della supplementazione di clorofillina sull’escrezione di aflatossine. I risultati hanno mostrato nel gruppo che avevo assunto clorofillina una riduzione dell’escrezione di aflatossine del 55%, rispetto a quella del placebo. Sembra che la clorofillina agisca bloccando l’assorbimento di aflatossine e carcinogeni nella dieta, riducendo in questo modo il rischio di tumore al fegato.

- Prevenzione tumore al colon. Uno studio recente ha mostrato che la clorofillina provoca l’arresto del ciclo vitale di cellule cancerogene nel colon, meccanismo nel quale è coinvolta l’attività del ribonucleotide reduttasi. Il ribonucleotide reduttasi svolge un ruolo importante nella sintesi e riparazione del DNA e rappresenta il target di alcuni agenti terapeutici del cancro, come l’idrossiurea. Ciò fornisce una nuova potenziale strada per la clorofillina nell’approccio terapeutico contro il tumore al colon, sensibilizzando le cellule ad agenti che danneggiano il DNA.

 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19585502/

https://www.sciencedaily.com/releases/2001/11/011127003658.htm

https://lpi.oregonstate.edu/mic/dietary-factors/phytochemicals/chlorophyll-chlorophyllin

Venerdì, 12 Marzo 2021 11:10

ALIMENTI PER IL BENESSERE DEGLI OCCHI.

12-03-2021

Per la sua incredibile precisione e le sue straordinarie funzioni, l’occhio è uno degli organi più sorprendenti. Tutti i suoi muscoli sono in continuo movimento e compiono tre attività simultanee, necessarie per la vista:

- esplorano il campo visivo;

- dilatano e restringono la pupilla, secondo la quantità di luce;

- modificano la curvatura del cristallino in base alla distanza dell’oggetto, per poterlo discernere nitidamente.

Al tempo stesso, attraverso il nervo ottico, l’occhio invia permanentemente informazioni al cervello. Si calcola che, mentre siamo svegli, il milione di cellule nervose che formano la retina trasmettano al cervello una quantità di informazioni pari a 100 Mb al secondo. Attualmente, solo le reti informatiche più veloci possono raggiungere una simile velocità di trasmissione dati.

Per compiere tutte queste funzioni molto complesse, l’occhio ha bisogno solo di una piccola quantità di ossigeno e di alcune altre sostanze presenti negli alimenti:

- Vitamina A: necessaria per la formazione della rodopsina, il pigmento sensibile alla luce che si trova nelle cellule della retina. La vitamina è necessaria anche per umidificare e mantenere in buono stato la congiuntiva (membrana che ricopre la parte anteriore dell’occhio).

- Carotenoidi: sono coloranti naturali che si trovano nei vegetali. Agiscono come antiossidanti e prevengono la degenerazione maculare della retina.

- Vitamine C ed E: sono anch’esse antiossidanti e si trovano quasi esclusivamente nella frutta, negli ortaggi, nella frutta secca e nei cereali integrali. La loro carenza favorisce le cataratte e la perdita della vista.

 

CONGIUNTIVITE

Può essere indotta da molte cause, come le infezioni provocate da vari germi o l’irritazione da fumi. Un’ali-mentazione povera di vitamina A e B predispone alla secchezza della congiuntiva e favorisce o peggiora la congiuntivite.

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ALBICOCCA

Fornisce provitamina A e vitamine del gruppo B, che favoriscono la funzionalità della delicata membrana mucosa della congiuntiva, che ricopre la parte anteriore dell’occhio.

VITAMINA A

 

La carenza di questa vitamina essicca la congiuntiva e in casi gravi provoca una malattia chiamata xeroftalmia.

VITAMINE B

Migliorano lo stato della mucosa della congiuntiva.

  

 

CATARATTE

La cataratta è l’opacamento del cristallino, la lente più importante dell’occhio. Fino a qual-che anno fa, si pensava che fosse una conse-guenza del processo di invecchiamento e che non si potesse prevenire. Oggi si sa che esiste una relazione piuttosto stretta tra l’alimentazio-ne e la formazione delle cataratte: il consumo abbondante di alimenti che contengono provi-tamina A e vitamina C ed E dall’azione anti-ossidante (come ortaggi, frutta e semi), può prevenire la formazione di cataratte nella vec-chiaia. Anche il diabete, l’uso di alcuni medici-nali e l’esposizione alle radiazioni ultraviolette e ai raggi X, possono incidere favorevolmente su questa malattia.

 

 

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ZUCCA

La combinazione di beta-carotene e di potassio presente nella zucca esercita un’azione preventiva contro la formazione delle cataratte.

ANTIOSSIDANTI

 

Un’alimentazione povera di antiossidanti (beta-carotene e vitamina C ed E), presenti soprattutto negli alimenti di origine vegetale, favorisce l’azione dei radicali liberi nocivi e la formazione di cataratte.

VITAMINA C

Per la sua azione antiossidante, previene l’insorgere delle cataratte. L’acerola, la guava, l’uva spina e il kiwi sono buone fonti di questa vitamina.

VITAMINA E

È anche un buon antiossidante, efficace nella prevenzione delle cataratte. I semi e la frutta secca sono le migliori fonti.

 

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LATTICINI

Lo zucchero del latte o lattosio è formato da monosaccaridi: il galattosio e il glucosio. Ci sono persone che non metabolizzano bene il galattosio a causa di fattori ereditari, che, è stato dimostrato, favoriscono l’opacamento del cristallino. Il galattosio non metabolizzato tende a provocare la cataratta. Il consumo ec-cessivo di latticini da parte di chi non li assimila bene, come gli anziani, può essere uno dei fattori che favoriscono la formazione delle cataratte.

 

GRASSI TOTALI

Uno studio dell’Università di Milano ha sta-bilito che a un consumo maggiore di grassi corrisponde un rischio maggiore di cataratte.

 

BURRO

Secondo lo stesso studio, il burro, consu-mato regolarmente, è l’alimento che au-menta maggiormente il rischio di cata-ratta.

 

SALE

Anche l’uso abbondante di sale con gli alimenti è ritenuto responsabile dell’insor-gere delle cataratte.

 

 

GLAUCOMA

È provocato da un aumento della pressione del liquido intraoculare e causa un’atrofia della retina e del nervo ottico, con gravi alterazioni della vista. Sebbene il glaucoma acuto, la forma più comune di questa malattia, sia causato da un’alterazione anatomica nell’occhio, il tipo di alimentazione può influire sulla pressione intraoculare e migliorare o peggiorare la malattia.

 

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VITAMINA B1

La carenza di questa vitamina può aumentare la pressione intraoculare. I cereali integrali, la frutta secca e i semi di girasole sono fra gli alimenti più ricchi di vitamina Be possono rivelarsi utili per evitare la carenza di questa vitamina.

 

VITAMINA A

 

Il modo migliore è assumerla sotto forma di provitamina (beta-carotene), che si trova soprattutto nelle carote, nella zucca, nelle albicocche secche e negli spinaci. Contribuisce inoltre a ridurre la pressione intraoculare.

 

ARANCIA

Il suo contenuto di rutina (un flavonoide) e di vitamina C può diminuire la pressione intraoculare.

 

 

 

 

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ACIDI GRASSI

“TRANS”

Oltre a favorire l’arteriosclerosi, si pensa che possano provocare un aumento della pressione intraoculare nelle persone predisposte al glaucoma. Si trovano nella margarina, nei biscotti e nei prodotti di pasticceria industriale.

 

 

CAFFE’

La caffeina può provocare un aumento della pressione intraoculare e favorire l’insorgere del glaucoma. Oltre al caffè, si sconsigliano anche altri prodotti che contengono caffeina, come il tè, il mate, le bibite a base di cola e il cioccolato.

 

 

PROTEINE

L’eccesso di proteine nella dieta, special-mente se vengono da carni rosse, frattaglie e uova, può aumentare la pressione intraoculare e favorire l’insorgere del glaucoma.

 

 

 

PERDITA DELL’ACUITA’ VISIVA

Può essere attribuita a molte cause, per esempio cataratte e lesioni o tumori cerebrali, ma la causa più comune sono le alterazioni della retina provocate dal diabete o dall’arteriosclerosi (restringimento delle arterie). La carenza di antiossidanti, causata da un’alimentazione povera di frutta, ortaggi, frutta secca oleaginosa e semi, può contribuire a deteriorare la retina e a favorire la perdita dell’acuità visiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CAROTA

È l’alimento vegetale più ricco di beta-carotene (100 g di carota forniscono quasi il triplo della RDA di vitamina A).

SPINACI

 

Sono ricchi di pigmenti vegetali di tipo carotenoide come la zeaxantina e la luteina, che proteggono le cellule della retina sensibili alla luce. Abbondano anche in beta-carotene.

ALBICOCCA

È ricchissima di provitamina A e di altre vitamine e minerali, perciò favorisce il buon funzionamento della retina e migliora l’acuità visiva. Quante più albicocche si consumano tanto maggiori saranno i benefici di questa vitamina.

ZUCCA

Fornisce beta-carotene, che protegge la retina, e molto potassio, che arresta la tendenza alla formazione di cataratte.

MIRTILLI

Le antocianine sono pigmenti naturali che si trovano soprattutto nei mirtilli e anche nell’uva nera, nelle fragole e nelle more. Sono proprio le antocianine che rendono questi frutti capaci di migliorare il funzionamento della retina e quindi anche l’acuità visiva.

MORE

Sono ricche di antocianine dall’azione antiossidante e proteggono la retina.

 

 

DEGENERAZIONE MACULARE

DELLA RETINA

 

È la principale causa di cecità dopo i 65 anni. La macula, che misura circa 2 mm di diametro, è la zona più sensibile della retina, in cui si concentra la maggior parte dell’acuità visiva. Fattori che favoriscono l’alterazione della macula della retina:

  • L’esposizione prolungata alla luce intensa.
  • I radicali liberi, prodotti dal nostro organismo o provenienti dal fumo del tabacco e di altri inquinanti.
  • La mancanza di antiossidanti capaci di neutralizzare i radicali liberi.

 

Le sostanze che si sono rivelate più efficaci nella prevenzione della de-generazione maculare sono i carotenoidi (pigmenti vegetali), specialmente la zeaxantina e la luteina, che si trovano negli spinaci e nei cavoli. Il beta-carotene della carota è meno efficace.

 

 

 

 

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SPINACI

Grazie alla loro ricchezza di carotenoidi, come la luteina e la zeaxantina, esercitano un’azione protettiva sulla retina superiore a quella della carota.

CAVOLO

Come gli spinaci, è ricco di carotenoidi che proteggono la retina.

ARANCIA

È ricca di carotenoidi, vitamina C e altri antiossidanti che proteggono la retina. Inoltre, apporta flavonoidi: capillaroprotettori che migliorano la circolazione sanguigna nella retina.

ZINCO

È l’oligoelemento più abbondante nell’occhio e si ritiene che sia in grado di arrestare la degenerazione maculare della retina. Buone fonti vegetali di zinco sono i legumi e il sesamo. Dosi elevate di zinco (più di 100 mg al giorno), sotto forma di integratori, possono provocare effetti secondari (per esempio, diminuire le difese organiche).

ANTIOSSIDANTI

È stato dimostrato che quando esiste un livello elevato di antiossidanti nel sangue, come il beta-carotene (provitamina A) e le vitamine C ed E, diminuisce il rischio di perdita della vista provocato dalla degenerazione maculare della retina.

 

 

CECITA’ NOTTURNA

È la diminuzione o l’incapacità totale di adattamento visivo all’oscurità. Costituisce uno dei primi sintomi da carenza di vitamina A.

 

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ALBICOCCA

Fornisce provitamina A e vitamine del gruppo B, che favoriscono la salute della delicata membrana mucosa della congiuntiva che riveste la parte anteriore dell’occhio.

VITAMINA A

 

La carenza di vitamina A essicca la congiuntivae in casi gravi provoca una malattia chiamata xeroftalmia.

VITAMINE B

Migliorano lo stato della mucosa della congiuntiva.

 

 

Venerdì, 12 Marzo 2021 11:06

3 VALIDI MOTIVI PER MANGIARE PIU’ AGLIO.

12-03-2021

L’aglio, appartenente alla famiglia delle Liliacee, è una pianta molto diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Migliaia di anni di utilizzo, associati alle più moderne ricerche, confermano le sue importanti proprietà salutari. Come la gran parte delle erbe aromatiche e delle spezie, l’aglio ha un valore nutritivo indiretto, poiché incrementa l’assimilazione degli alimenti e può aumentare il rendimento di un pasto anche del 10%. L’alliina, il costituente più importante, è un aminoacido solforato idrosolubile e farmacologicamente inattivo; mediante una reazione chimica catalizzata dall’enzima allinasi, l’alliina viene trasformata in allicina, che è liposolubile e farmacologicamente attiva. La maggior parte delle sperimentazioni, sia sugli animali che sull’uomo, sono state condotte con estratti standardizzati in alliina.

ATEROSCLEROSI E MALATTIE CARDIOVASCOLARI

L’aglio è in grado di ridurre un buon numero di fattori che svolgono un ruolo decisivo nella genesi e nella progressione dell’aterosclerosi:

- colesterolo: diminuisce il colesterolo totale e l’LDL, aumentando il colesterolo HDL;

- trigliceridi: riduce i trigliceridi e la concentrazione di fibrinogeno;

- pressione sanguigna: riduce la pressione sanguigna;

- fibrinolisi: incrementa la fibrinolisi;

- aggregazione piastrinica: inibisce l’aggregazione piastrinica e riduce la viscosità plasmatica.

I risultati ottenuti con numerosi esperimenti clinici indicano che l’aglio è in grado, oltre che di prevenire l’aterosclerosi, di provocare la regressione delle placche aterosclerotiche. In un esperimento clinico durato 4 anni è stato notato che l’utilizzo di aglio ha ridotto di oltre il 50% il rischio di infarto e di ictus nei soggetti trattati.

ATTIVITA’ ANTIMICROBICA

L’alliina ha mostrato un’attività antibatterica contro una grande varietà di batteri Gram-negativi e Gram-positivi, tra i quali l’Escherichia coli; esplica inoltre un’attività antifungina in particolare contro la Candida albicans e un’attività antiparassitaria contro protozoi quali l’Entamoeba histolytica e la Giardia lamblia. L’aglio sembra anche svolgere la sua attività antimicrobica sull’Helicobacter pylori, che è considerato un fattore causale della gastrite, suggerendo il suo potenziale utilizzo clinico per questo disturbo. L’attività antimicrobica trova impiego anche nelle malattie da raffreddamento, ostacolando le infezioni e favorendo l’espettorazione in caso di raffreddore, bronchite, influenza, tosse.

ANTINEOPLASTICO E IMMUNOSTIMOLANTE

Numerosi studi epidemiologici evidenziano nell’aglio un’attività antitumorale e immunostimolante. Negli esperimenti condotti è stata osservata la capacità dell’aglio di detossificazione da alcuni agenti chimici carcinogeni (in particolare delle nitrosammine) e di prevenzione della carcinogenesi, come anche una diretta inibizione della crescita delle cellule cancerose. Riguardo all’attività immunostimolante, l’aglio sembra stimolare l’attività dei macrofagi, delle cellule NK, delle cellule K e delle cellule LAK, nonché di aumentare la produzione di citochine TNF, interferone gamma e interleuchina 2. Alla luce di questo vasto raggio di effetti benefici, evidenziati soprattutto nelle neoplasie del tratto gastrointestinale, l’aglio attualmente viene tenuto in considerazione negli esperimenti clinici per la prevenzione e il trattamento del cancro.

 

https://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.1043.1282&rep=rep1&type=pdf

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10696254/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10483684/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10381297/

12-03-2021

1. ARTEMISIA ANNUA

L’artemisia annua, nota anche come assenzio, balzò alla fama come possibile erba anticancro nel 2001, quando due ricercatori dell'Università di Washington hanno osservato che l'assenzio ha mostrato un'attività altamente selettiva contro le cellule del cancro al seno. Nella ricerca più recente, l’artemisinina, un composto estratto dall’artemisia annua, è stato dimostrato che ha un’attività contro le cellule tumorali e la malaria, e che inibisce una serie di virus, tra cui l'herpes simplex 1 e l'epatite B e C. L’Artemisinina e i suoi derivati hanno mostrato di indurre l'apoptosi delle cellule del cancro alla prostata e di possedere attività contro il cancro al seno, la leucemia, il cancro del colon, e di altre cellule tumorali. Una significativa raccolta di ricerche scientifiche finalizzata ad indagare le proprietà antitumorali di Artemisia annua è stata eseguita a partire dal 2008. Le ricerche hanno indicato il potenziale di sviluppo sia per i trattamenti terapeutici e sia trattamenti preventivi.

2. CRESPINO (BERBERIS VULGARIS)

Il Crespino è stato utilizzato in Ayurvedica (medicina tradizionale indiana) per oltre 2.500 anni. Viene principalmente usato per trattare la febbre, diarrea, nausea, disturbi di stomaco e la stanchezza, ma più recentemente è stato riconosciuto anche come erba antitumorale. Il Crespino ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antibiotiche. È usato in modo intercambiabile con l’idraste (Hydrastis canadensis, più comunemente usato in Occidente), perché le due erbe condividono una composizione chimica simile. I moderni studi indicano che il crespino migliora la funzione immunitaria e riduce l'ipertensione, e secondo la tradizione ayurvedica, è un trattamento efficace per i tumori del fegato. I risultati di uno studio in Taiwan indicano che quando è stata somministrata in dosi elevate a malati di cancro, la berberina – un potente alcaloide presente nel crespino - ha ucciso le cellule tumorali nell'uomo. Il Crespino è uno degli ingredienti della formula a base di erbe Hoxsey, che per la prima volta è stata commercializzata come una cura per il cancro nel 1919.

3. MELONE AMARO (MOMORDICA CHARANTIA)

Le testimonianze sulle proprietà antitumorali del melone amaro sono enormi. In uno studio americano del 2010, l’estratto di melone amaro è risultato efficace contro le cellule di cancro al seno umano e cellule epiteliali mammarie umane primarie. L’estratto era in grado di ridurre la proliferazione delle cellule tumorali e indurre la morte cellulare tra cellule di carcinoma mammario. A parte il cancro al seno, la somministrazione di melone amaro si è dimostrata utile per i malati di cancro al collo dell’utero e della prostata. Il melone amaro può notevolmente aumentare il numero di cellule Natural Killer (NK), che di solito è bassa o ridotta in pazienti affetti da cancro al collo dell’utero, che hanno un sistema immunitario difettoso. La sua somministrazione comporta anche l'arresto del ciclo cellulare tra le cellule tumorali della prostata e arresta il progresso del tumore della prostata.

4. BOSWELLIA SERRATA (INCENSO)

La Boswellia serrata è stata studiata per le sue proprietà antitumorali, in particolare l’acetil-11-ß-keto-acido boswellico (AKBA), la sostanza ottenuta dalla resina gommosa di detta erba. Uno studio condotto presso l'Università del Texas MD Anderson Cancer Center, ha dimostrato che AKBA inibisce la crescita e la proliferazione del cancro pancreatico umano, induce apoptosi, e sopprime la metastasi delle cellule tumorali pancreatiche alla milza, fegato e polmoni sui topi in laboratorio. In un altro studio, la somministrazione orale di AKBA a topi ha portato all’inibizione della crescita del tumore colorettale. AKBA è anche altamente efficace contro l'ascite (accumulo di liquido nella cavità peritoneale) ed elimina le metastasi delle cellule tumorali al fegato, polmoni, milza (esperimenti su cavie). Sembra che l'efficacia della Boswellia serrata contro il cancro si trovi nella sua capacità di regolare i meccanismi epigenetici cellulari e di inibire la crescita tumorale e le metastasi tramite la riduzione dei biomarcatori correlati al cancro. L’incenso contiene una serie di composti che impediscono alle cellule tumorali la loro migrazione e il diffondersi. Uno studio del 2009 dall’University of Oklahoma Health Sciences Center ha riferito che l'olio di incenso è efficace nel sopprimere la vitalità delle cellule tumorali della vescica umana, inducendo la morte tra le cellule tumorali. Inoltre, l'olio di incenso sembra esercitare i suoi effetti antitumorali senza danneggiare le normali cellule della vescica. Questi risultati sono più o meno simili a quelli di uno studio del 2012 del Long Hua Hospital della Shanghai University sulla Medicina Tradizionale Cinese. Questo studio cinese aveva dimostrato anche che l’olio essenziale di incenso sopprime la vitalità e stimola la morte cellulare tra le cellule tumorali (in questo caso, le cellule tumorali pancreatiche umane).

5. TARASSACO (TARAXACUM OFFICINALE)

Ci sono incoraggianti prove che il tarassaco inibisca la crescita e lo sviluppo di una vasta gamma di tipi di cancro e influenzi il loro comportamento durante la fase di metastasi. Le foglie di tarassaco sono utilizzati da professionisti di medicina ayurvedica e cinese per il trattamento di cisti e ascessi, ritenzione idrica e tumori. Uno studio del 2008 ha fornito dati scientifici su Taraxacum officinale che suggeriscono con forza che gli estratti di tarassaco o i loro costituenti esercitano attività antitumorali. In questo studio, tre estratti acquosi preparati dalle foglie di tarassaco maturi, fiori e radici sono stati studiati per le loro attività sulla progressione del tumore e l'invasione. I risultati di questo studio hanno dimostrato che l'estratto di foglia di tarassaco sopprime la crescita di cellule di carcinoma mammario MCF-7/AZ in maniera ERK-dipendente e blocca l'invasione delle cellule del cancro alla prostata LNCaP in collagene di tipo I. D'altra parte, l’estratto di radice di tarassaco blocca l'invasione delle cellule del cancro al seno MCF-7/AZ. L'estratto di fiori di tarassaco detiene anche una sorprendente attività antiossidante sia nei modelli biologici sia in quelli chimici, come mostrato in uno studio canadese del 2005, in cui estese fasi di latenza e ridotta velocità di propagazione sono state osservate nell’ossidazione di un’emulsione di acido linoleico e di estratto di fiori di tarassaco. In questo studio, l'estratto di tarassaco aveva soppresso il superossido e i radicali idrossile. Questi risultati si traducono nel fatto che il tarassaco è un potenziale nuovo agente antitumorale.

6. RADICE DI ZENZERO (ZINGIBER OFFICINALE)

I risultati di esperimenti farmacologici indicano che lo zenzero può inibire la crescita dei tumori negli esseri umani. Il Gingerolo, il componente attivo dello zenzero, è stato al centro di studi clinici per determinare il suo potenziale per prevenire alcuni tipi di cancro. I ricercatori hanno stabilito che nei casi di cancro ovarico, la somministrazione di gingerolo ha contribuito alla morte delle cellule tumorali. In casi di cancro ovarico, il gingerolo è stato utilizzato per ridurre l'infiammazione e stimolare la funzione immunitaria. I ricercatori concordano che il gingerolo potrebbe proteggere contro il cancro al colon.

7. GRAVIOLA (ANNONA MURICATA)

La graviola ha recentemente ricevuto una grandissima attenzione per le sue caratteristiche promettenti come agente antitumorale naturale. La Graviola è un albero sempreverde in fiore le cui foglie, frutti, semi e stelo sono utilizzati come rimedio per le infezioni batteriche e parassitarie, herpes, tosse e artrite. Uno studio del 2012 del Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare di Omaha in Nebraska, ha dimostrato che la graviola è efficace contro le cellule tumorali pancreatiche, che sono note per essere molto resistenti alla terapia convenzionale. La Graviola deve la sua capacità di eliminare le cellule tumorali ai suoi composti che inibiscono le diverse vie di segnalazione utilizzate dalle cellule tumorali del pancreas per regolare il metabolismo, il ciclo cellulare, la sopravvivenza e le proprietà metastatiche. A causa di tale inibizione, il tasso di diffusione ad altri organi dei tumori pancreatici diventerà notevolmente più lento. In un altro studio del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari, in Virginia, l'estratto dal frutto di graviola è stato utilizzato per inibire la crescita delle cellule del cancro al seno. È stata anche regolata la manifestazione del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). Va osservato che le mutazioni che provocano la iper-espressione di EGFR sono fortemente correlate ad un certo numero di tumori.

8. ESTRATTO DI SEMI D’UVA

Un gruppo di ricerca presso l'Università del Colorado Anschutz Medical Campus, Aurora, ha fornito la prova dell'efficacia dell’estratto di semi d'uva contro il cancro del colon-retto. In questo studio, l'estratto di semi d'uva ha indotto la morte delle cellule tumorali del colon-retto. La cosa più interessante è il fatto che più avanzate erano le cellule del cancro colorettale, meglio l'estratto di vinaccioli sopprime e limita la crescita e la sopravvivenza di queste cellule tumorali. La somministrazione di estratto di semi d'uva, non è efficace solo contro il cancro del colon-retto, ma anche sicuro nei confronti delle cellule sane. Numerosi studi hanno dimostrato che alcune sostanze fitochimiche nutritive e non nutritive con potenziale attività di prevenzione del cancro possono essere isolate dai semi dell'uva. Di questi composti, le proantocianidine sono degne di menzione. Le Proantocianidine dei semi d'uva riescono a sopprimere il potenziale di diffusione e migrazione delle cellule tumorali pancreatiche. Le Proantocianidine sono state segnalate anche per l’inibizione del processo di angiogenesi (la creazione di nuovi vasi sanguigni) indotta dal cancro del colon e per la soppressione della crescita del tumore stesso. Le proantocianidine di estratto di semi d'uva agiscono contro le cellule tumorali del colon, inibendo in modo significativo la vitalità delle cellule e inducendole alla morte cellulare programmata. Le proantocianidine possono accumularsi in quantità elevate nel colon perché sono solitamente scarsamente assorbite lungo il tratto gastrointestinale. Questo è vantaggioso per il corpo dato che questo significa che le proantocianidine possono sopprimere il cancro del colon in modo più efficiente nel colon stesso.

9. GUAVA (PSIDIUM GUAJAVA)

Uno studio della Kyung Hee University di Seoul, in Corea, ha concluso che le foglie di guava potrebbero ridurre le metastasi delle cellule del cancro al polmone e che la frazione da foglie di guava può sopprimere l'attività di metalloproteinasi di matrice-9 e metalloproteinasi-2 tramite la riduzione dell’attivazione di ERK1/2 nelle cellule di cancro al polmone. In un altro studio di Taiwan, l’estratto di foglie di guava si è dimostrato efficace nell'inibire i tumori metastatici del cervello a causa del suo elevato contenuto di polifenoli e di flavonoidi. L'estratto da foglie di guava può servire sia come chemioprevenzione sia come agente chemioterapico. La Guava è una fonte potenziale di composti associati per la prevenzione e il trattamento del cancro e nel complesso interferisce con i sistemi di comunicazione che inducono la formazione e la crescita del tumore.

10. GELSOMINO (JASMINUM GRANDIFLORUM)

Uno studio del 2005 ha dimostrato che la somministrazione orale di estratto etanolico di fiori di gelsomino ha una potente (100%) efficacia chemiopreventiva in esperimenti riguardanti la carcinogenesi mammaria in vivo. Questo è un forte indicatore per un eventuale uso come terapia preventiva a base di erbe del cancro al seno o una base per la ricerca e l'isolamento del principio bioattivo, anche se molta ricerca deve ancora essere sviluppata. L'estratto ha anche dimostrato un significativo effetto perossidativo anti-lipidico e migliorato la difesa antiossidante di soggetti di prova.

11. RADICE DI LIQUIRIZIA

La radice di Liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è una delle più antiche specie botaniche usate dalla medicina cinese ed è più frequentemente usata come antinfiammatorio, antivirale e antiulcera. Uno studio ha dimostrato che fornisce protezione contro il danneggiamento del DNA che può essere indotto da agenti cancerogeni. I polifenoli che si trovano nella liquirizia stimolano anche l'apoptosi nelle cellule tumorali. Uno studio della Corea del Sud ha anche dimostrato la capacità della radice di liquirizia di sopprimere la proliferazione delle cellule di cancro al seno umano. La radice di liquirizia fornisce protezione contro il cancro al seno umano modulando l'espressione della famiglia Bcl-2/Bax dei fattori regolatori apoptotici.

12. FUNGHI MEDICINALI

I funghi medicinali sono ricchi di composti bioattivi che esercitano effetti di prevenzione del cancro e sono essi stessi potenzialmente agenti antitumorali. Questi composti hanno una varietà di attività biologiche, inclusa quella immunomodulante, purificatrice dei radicali liberi, antinfiammatoria, antibatterica, antimicotica, antivirale, epatoprotettiva, antidiabetica e antitumorale. A causa di tali virtù, non è una sorpresa che i funghi medicinali abbiano sempre giocato un ruolo fondamentale nella medicina tradizionale cinese (MTC) come elemento che impedisce o tratta una varietà di malattie, tra cui il cancro. La ricerca moderna, infatti, associa la proprietà anticancro dei funghi medicinali con la capacità dei loro principi attivi di intervenire sui percorsi di segnalazione intracellulare relativi a infiammazione, alla differenziazione, alla sopravvivenza cellulare, apoptosi, angiogenesi, progressione del tumore e metastasi. Uno studio del Cancer Research Laboratory del Research Institute metodista, Indianapolis, aveva dimostrato il potenziale terapeutico dei funghi medicinali contro il cancro al seno. Secondo questo studio, i funghi medicinali ritardano la proliferazione delle cellule altamente invasive del cancro della mammella inducendo l'arresto del ciclo cellulare nella fase G2/M e inibendo l'espressione di geni che regolano il ciclo cellulare delle cellule tumorali. Un mix di funghi medicinali è stato capace di sopprimere la capacità delle cellule di cancro al seno di aderire, migrare e invadere. Funghi appartenenti ai seguenti generi hanno un potenziale anticancro: Phellinus, Pleurotus, Agaricus, Ganoderma, Clitocybe, Antrodia, Trametes, Cordyceps, Xerocomus, Calvatia, Schizophyllum, Flammulina, Suillus, Inonotus, Inocybe, Funlia, Lactarius, Albatrellus, Russula e Fomes. Numerosi studi scientifici (per lo più provenienti dall'Asia) hanno studiato le proprietà antitumorali del Reishi (Ganoderma lucidum).

13. CARDO MARIANO (SILYBUM MARIANUM)

Diversi studi hanno dimostrato gli effetti antitumorali del cardo mariano. La silimarina, un estratto standardizzato di semi di cardo mariano, contiene una miscela di flavonolignani costituiti, tra gli altri, da silibinina, isosilibinina, silicristina e silidianina. Tra questi, la silibinina (il principale componente attivo) ha dimostrato in vitro gli effetti antitumorali contro le cellule di adenocarcinoma della prostata umana, cellule di carcinoma mammario umano estrogeno-dipendenti ed estrogeno-indipendenti, cellule di carcinoma esocervicale umano, cellule tumorali di colon umano e anche di cellule di carcinoma del polmone. Inoltre, la silimarina ha una tossicità molto bassa - senza effetti avversi osservati anche ad alte dosi orali di 20 g/kg nei topi e 1 g/kg nei cani. Due studi dell'Università del Colorado (USA), datati rispettivamente 2012 e 2013, hanno dimostrato che la silibinina - il principale ingrediente attivo dell'estratto di semi di cardo - ha efficacia sia contro la carcinogenesi cutanea indotta (ultravioletti A (UVA) e ultravioletti B (UVB)) e il foto-invecchiamento. Ciò che è veramente sorprendente è che la silibinina ha dimostrato di agire in modo selettivo, uccidendo le cellule che sono state mutate dagli UVA e contemporaneamente non dimostrando tossicità per le cellule sane, inoltre ha accelerato la riparazione delle cellule non tumorali danneggiate da UVB.

14. ORIGANO (ORIGANUM ONITES)

Uno studio in vivo ha trovato forti risultati in favore dell'effetto dell’origano sul cancro del polmone nei ratti.

15. OLMO ROSSO (ULMUS RUBRA)

Una specie originaria del Nord America, la corteccia di olmo, ha proprietà antinfiammatorie, anti- raffreddamento, anti-febbre. È considerato dagli erboristi efficace nel trattamento del cancro allo stomaco. La corteccia di olmo è un ingrediente della tisana Essiac e del Flor Essence, un antico rimedio Ojibwa indiano e un ancora popolare tonico a base di erbe preso da pazienti affetti da tumore

16. CURCUMA (CURCUMA LONGA)

Originaria del subcontinente indiano e Asia Sud-Orientale, la curcuma è stata utilizzata dal 1900 a.C. dai medici ayurvedici per alleviare i sintomi di allergie e infiammazioni, complicazioni al fegato e reumatismi. Come medicinale, la curcuma viene preso come un tè o come ingrediente del chai, la preparazione tradizionale del tè nero indiano. Il componente della curcuma con potenziale anticancro – la curcumina - è stata studiata a fondo. Negli studi clinici, la curcuma ha dimostrato di essere efficace nel prevenire il cancro del colon e del pancreas. Mentre gli studi sono stati di vasta portata, poche conclusioni sono state tratte sul fatto che la curcuma dovrebbe essere usata per curare il cancro. È stato riferito che la curcumina induce l'apoptosi (morte cellulare) delle cellule tumorali senza effetti citotossici sulle cellule sane. La Curcumina raggiunge questo tramite la soppressione del percorso di attivazione del fattore nucleare-kB, la cui attivazione è stata collegata ad una serie di malattie infiammatorie, compreso il cancro. Studi recenti indicano che la curcumina può avere potenziale antitumorale. Quando somministrato per via orale a ratti, la curcumina ha dimostrato di essere efficace nella prevenzione del cancro della pelle, dello stomaco, del colon, del polmone e della mammella. Secondo uno studio in vivo nel 2001, i campioni di roditori ai quali è stata data curcumina come integratore alimentare nell'intero ciclo di vita hanno mostrato una riduzione significativa dell'attività cellulare potenzialmente cancerosa rispetto a quelli del gruppo di controllo. Recentemente è stato scoperto che la curcumina è un regolatore dei geni coinvolti nella formazione del cancro. Negli studi clinici è stato scoperto che inibisce la migrazione delle cellule tumorali. L'idea che la curcumina potrebbe inibire la crescita delle cellule del cancro ha spinto la formazione di ipotesi successive. Più di recente, la curcumina è stata studiata per il suo potenziale nel trattamento del cancro al seno e del mieloma.

 

https://www.washington.edu/news/2008/10/13/scientists-develop-new-cancer-killing-compound-from-salad-plant/

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12-03-2021

Il pane bianco per molte persone è una vera delizia per il palato ma consumarlo ogni giorno tanto bene non fa. Scopriamo quali sono i pericolosi e comprovati effetti collaterali.

1. AUMENTA IL RISCHIO DI STITICHEZZA

Il pane bianco viene prodotto con cereali raffinati e quindi le parti ricche di fibre, molto utili in caso di problemi di stipsi, vengono rimosse. Inoltre, proprio come pasta bianca, riso bianco e in generale i prodotti a base di farine raffinate, è ricco di amidi. Questa combinazione (poche fibre e molti amidi) aumenta i problemi di stitichezza per chi lo consuma regolarmente. Meglio sostituirlo quindi con pane integrale.

2. AUMENTA IL RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI A CAUSA DELL’ELEVATO INDICE GLICEMICO

Il pane bianco ha un elevato indice glicemico: rilasciando rapidamente glucosio può causare picchi di zucchero nel sangue. Che possono provocare complicazioni per la salute inclusi danni ai nervi, insufficienza renale e soprattutto malattie cardiovascolari. Queste ultime, come ha messo in luce uno studio pubblicato sul British Medical Journal, sono più frequenti in chi consuma una maggiore quantità di cereali raffinati. La ricerca ha infatti dimostrato che chi ne assume circa 350 g al giorno ha un rischio di morte per patologie cardiovascolari maggiore del 27% rispetto a chi ne consuma meno di 50 grammi al giorno. D’altra parte i cereali integrali, essendo più ricchi di fibre alimentari e acidi grassi essenziali, sono più amici del cuore. E non pensiate che prepararlo in casa con farina 00 sia più salutare. Essendo farina raffinata ottenuta dalla macinazione industriale del chicco di grano, che elimina il suo cuore nutritivo, e della crusca, la parte più esterna ricca di fibre, i prodotti che la vedono protagonista, dal punto di vista nutritivo, sono carenti.

3. AUMENTA IL SENSO DI FAME

Uno studio ha evidenziato che mangiare spesso cibi con elevato indice glicemico come il pane bianco può aumentare il senso di fame e di conseguenza può portare a un aumento del peso. Meglio quindi limitarne il consumo, soprattutto se tendete a ingrassare con facilità.

4. RENDE LA PELLE PIU’ INFIAMMATA E PREDISPOSTA ALL’ACNE

Per non parlare della pelle che, sempre a causa dell’indice glicemico, secondo l’American Academy of Dermatology Association (AAD) è più soggetta a infiammazioni cutanee. Quando c’è più zucchero nel sangue, il corpo produce più sebo e tendono ad aumentare le infiammazioni, di conseguenza anche la comparsa di acne.

 

https://www.bmj.com/content/372/bmj.m4948

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10885323/

https://www.aad.org/public/diseases/acne/causes/diet

09-03-2021

La cultura e la medicina cinese credono che nei nostri piedi siano presenti diversi punti molto importanti per il nostro benessere psico-fisico. Questi punti sarebbero direttamente collegati ai vari organi e parti del nostro corpo. Pertanto, la stimolazione e il massaggio di questi punti può portare sollievo e migliorare lo stato della nostra salute. Uno di questi punti essenziali è il Tai Chong (LV3), che si trova sul piede, tra l’alluce e il secondo dito, circa a due cm di distanza dal punto di unione tra le due dita. Secondo la medicina cinese, la stimolazione di questo punto aiuta tantissimo per:

- Trattare il mal di testa.

- Ridurre lo stress.

- Gestire la rabbia.

- Ridurre i dolori lombari.

- Regolare la pressione alta del sangue.

- Alleviare i crampi mestruali.

- Alleviare i dolori articolari.

- Ridurre l’ansia e insonnia.

- Regolarizzare le funzioni del fegato.

Inoltre, secondo i testi cinesi, può essere veramente vantaggioso in caso di problemi digestivi, afte, irritabilità e problemi agli occhi. Ulteriori conferme, ultimamente, arrivano anche dalla Scienza, dove è stato dimostrato che la stimolazione con l’agopuntura del punto Tai Chong (LV3) e non solo, ha degli enormi effetti positivi nella gestione della depressione post-ictus. D’altra parte, alcuni studi sugli animali hanno scoperto che questo punto può ridurre i livelli di endotelina 1 nel plasma e della pressione sanguigna nei soggetti ipertesi. Per utilizzare tutti i suoi benefici, è necessario stimolare questo punto in questo modo:

- Con il dito della mano, parti dalla congiunzione tra l’alluce e il secondo dito del piede.

- Fai scorrere il dito lungo il piede nella zona morbida fino a quando non incontra la parte dura dell’osso metatarsale.

- Il Tai Chong (LV3) si trova proprio nella parte morbida poco prima dell’osso.

Quando hai trovato il punto:

- Applica una leggera pressione e massaggia per 2-3 secondi.

- Fai una pausa di 5 secondi.

- Ripeti questa procedura per 2 minuti.

- Ricorda. Il movimento del dito su questo punto deve essere in senso antiorario.

 

09-03-2021

Le femmine dei mammiferi iniziano a produrre latte al termine della gravidanza, in seguito a stimoli neuroendocrini. I primi giorni viene escreto latte colostrale, o colostro, liquido vischioso, di colore giallo, povero di acqua e lattosio, con un maggior contenuto di vitamine, minerali e proteine, specialmente di immunoglobuline, dirette alle difese immunitarie del neonato. Le caratteristiche chimico-fisiche della sua composizione sono diverse da quelle del latte, poiché il colostro ha la funzione primaria di preparare l’apparato digerente del neonato all’assimilazione dell’alimento materno e di implementare le difese immunitarie nelle fasi iniziali della vita. Le principali funzioni di questo composto, quindi, sono l’attivazione del sistema immunitario, la riparazione dei tessuti e la stimolazione della produzione di particolari enzimi. Questo alimento comprende:

- Fattori immunitari: immunoglobuline (IgA, IgG, IgM, IgE), lattoferrina, leptina, lisozima, lattoperossidasi.

- Fattori ormonali e di crescita: ormone della crescita (GH), gli IGF (Insulin-like Growth Factors A e B), fattori di trasformazione (TGF – Transforming Growth Factors A e B), EGF (Epithelial Growth Factors), ormone di rilascio delle gonadotropine e peptidi associati (GnRH e GAP).

- Acidi grassi: acido linoleico coniugato.

- Aminoacidi: tutti.

- Vitamine: A, B, C, D, E.

- Minerali: calcio, potassio, magnesio, zolfo.

SISTEMA IMMUNITARIO

Grazie alla ricchezza di fattori immunitari, il colostro può diminuire la suscettibilità dell’organismo a disturbi virali e batterici e rappresentare un utile strumento preventivo nei soggetti con scarse difese immunitarie. In un recente studio la somministrazione di colostro per 8 settimane ha mostrato la riduzione di infezioni delle alte vie respiratorie in adulti maschi. In alcuni studi la somministrazione di questo alimento ha prodotto buoni risultati nei maratoneti, una classe di atleti particolarmente esposta a sviluppare disturbi delle alte vie respiratorie.

PERFORMANCE ATLETICHE

Per la presenza di fattori di crescita, il consumo di colostro bovino ha mostrato di migliorare le prestazioni atletiche (riducendo la soglia di stanchezza), potenziare la muscolatura e aumentare la massa magra. Queste attività sono state osservate, ad esempio, in training intensi di atleti quali ciclisti, giocatori di hockey e in tutte le performance anaerobiche. Inoltre, come accennato precedentemente, il colostro è particolarmente indicato agli atleti come supporto al sistema immunitario.

COLON IRRITABILE (IBS)

È risaputo che il colostro bovino svolge attività protettiva sul tratto gastrointestinale umano. Alcuni studi clinici hanno evidenziato un’azione protettiva nei confronti di disturbi caratterizzati da componenti infiammatorie, come la sindrome del colon irritabile (IBS). In uno studio in doppio cieco condotto su 36 pazienti affetti da IBS, è stato somministrato colostro bovino (300 mg/die) per 14 giorni. Al termine del periodo di somministrazione è stata rilevata una riduzione superiore al 30% sia del dolore che del numero di scariche giornaliere nel gruppo verum rispetto a quello di controllo. Risultati incoraggianti sono stati ottenuti anche nel trattamento della colite.

DISTURBI GASTROINTESTINALI

Alcune evidenze scientifiche suggeriscono che il colostro possa prevenire o trattare le diarree infettive. In uno studio in doppio cieco su 80 bambini con diarrea da rotavirus, la somministrazione di colostro ha ridotto i sintomi e accelerato la guarigione. Questo alimento ha mostrato anche un’azione inibitrice nei confronti dell’Helicobacter pylori e una generale azione protettiva sulla mucosa gastrica.

 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12923655/

https://academic.oup.com/ajcn/article/72/1/5/4729337

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10871554/

09-03-2021

Girando sul web, ho avuto modo di leggere la storia di due personaggi alle prese con alcuni disturbi di salute. Ho deciso di pubblicarle perché ritengo che siano molto illuminanti.

Dopo sei mesi di una cistite devastante, dove a ogni antibiogramma risultava la morte di un batterio ma la vita di altri cinque o sei, dopo aver preso tutti gli antibiotici possibili e immaginabili, senza contare le visite specialistiche fino ad arrivare a un luminare di urologia, in preda alla più cupa disperazione e a bruciori da incubo, ho deciso di provare la “cura” di un amico dietologo, nutrizionista e gastroenterologo. Non gli credevo, ammetto. Non gli ho proprio dato credito convinta che - parliamo di quasi vent’anni fa - solo la medicina “ufficiale” avesse la risposta. Quando poi arrivi “alla frutta”, in questo caso di nome e di fatto, ti arrendi e provi anche i rimedi…cui non credi. Tanto per non aver rimpianti. Una spremuta di tre limoni succosi, seguiti da tre bicchieri d’acqua la sera prima di andare a dormire, con l’ordine tassativo di “tener duro” fino al mattino seguente. Convinzione, zero. Disperazione, diecimila. Immaginate la sorpresa quando, dopo solo qualche giorno, non sentivo più bruciore, il sanguinamento era scomparso, e all’ennesimo antibiogramma i valori erano perfetti? Ma se il limone è riuscito a curare un disturbo come la cistite, forse possiede altre doti nascoste? Comincia così, una ricerca lunga e laboriosa. Sapete che ricerche diverse hanno dimostrato che il limone è in grado di uccidere le cellule tumorali, dimostrando un’efficacia 10.000 volte più forte della chemioterapia? La ricerca ha evidenziato per questo frutto un ruolo speciale nella prevenzione dei tumori, sebbene nessun alimento da solo possa essere uno scudo efficace se non è inserito in una dieta e in uno stile di vita salutare. Nei limoni ci sono molecole con notevoli proprietà antiossidanti, capaci di contrastare l’azione dei radicali liberi, che possono alterare la struttura delle membrane cellulari e del materiale genetico (DNA) e quindi aprire la strada ai processi di formazione della neoplasia. Sono i flavonoidi, presenti ad alte concentrazioni, e i limonoidi (che si ritrovano soprattutto nella buccia e che contribuiscono a fornire il tipico sapore agro). In più, hanno il potere di limitare le infiammazioni croniche, che a loro volta sono alla base, spesso, della trasformazione neoplastica dei tessuti. I limonoidi, dal canto loro, mostrano una diretta capacità di frenare alcuni tipi di cellule cancerose, come quelle del neuroblastoma: l’hanno verificato, per ora solo in provetta, i ricercatori della Texas Agriculture Experiment Station di Chillicothe (Stati Uniti). L’ideale è una spremuta di un limone il giorno. E una spruzzata di limone sull’insalata, è un gesto che bisognerebbe ricordarsi di fare più spesso”. Ulteriori ricerche confermano che il limone è un rimedio provato contro praticamente tutti i tipi di tumore. Non solo, è uno spettro antimicrobico contro le infezioni batteriche e i funghi, funziona come antidepressivo, utile contro stress e disturbi nervosi, regolatore di pressione alta, combattente naturale di parassiti interni e vermi. Secondo uno studio statunitense, il limonene, sostanza contenuta nel limone, pare sia impiegata con successo nella distruzione dei calcoli nella cistifellea, e nella cura di tumori a pancreas, stomaco e intestino. Ma torniamo ai flavonoidi: uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry rivela che queste sostanze sono in grado di limitare l’azione di particolari molecole con alto potenziale cancerogeno. Un’altra ricerca, pubblicata su Current Cancer Drug Targets, afferma che i flavonoidi hanno il potere di rallentare il processo di duplicazione delle cellule tumorali. Allora perché siamo costretti ad assumere versioni sintetiche di sostanze naturali?

La seconda storia che ho deciso di pubblicare ha qualcosa di veramente miracoloso.

“Tre medici, un cardiochirurgo…un mese di vita…storia lunga ma sono vivo dopo più di sette anni, non assumo più alcun farmaco”. Come, scusa? “In poche parole dopo il ricovero, dopo aver fatto tre volte l’Ecocolordoppler (metodica diagnostica non invasiva, che permette la visualizzazione ecografica dei principali vasi sanguigni e lo studio del flusso ematico al loro interno) tre medici diversi e un cardiochirurgo mi danno da un mese a una settimana di vita. Diagnosi: una necrosi ha compromesso già più del 25% del cuore…Non si può più fare molto…Arrivederci e grazie! Una mia carissima zia mi consiglia “metti il Limone”. Così ho fatto, direttamente sul cuore: piano piano ho avuto miglioramenti fino alla completa guarigione”. Il succo di limone è utile nel prevenire e curare la malattia? Pare proprio di sì. Ha un sapore abbastanza gradevole e soprattutto non produce gli effetti terribili della chemioterapia. Ma interessante è l’effetto che produce su cisti e tumori. Inevitabile continuare a cercare, il web e i libri sono fonte inesauribile di bufale, certo, ma anche di notizie. Come diceva Agatha Christie: “Una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio, tre coincidenze fanno una prova”. Una delle fonti sulle proprietà anticancerogene del limone ha dell’incredibile, perché arriva nientemeno che da uno dei più grandi produttori di droga al mondo: dal 1970, dopo più di venti test di laboratorio, si rileva che distrugge le cellule maligne in dodici tipi di cancro, incluso quello del colon, del seno, della prostata, polmone e pancreas. Addirittura, secondo l’Istituto di Scienze della Salute di Baltimora, i composti dell’albero di limone hanno dimostrato un’efficacia 10.000 volte superiore di uno dei più usati farmaci chemioterapici. Non bastasse, pare che questo tipo di terapia a base di estratto di limone abbia la capacità di distruggere solo le cellule tumorali maligne senza influire su quelle sane. Gli studi sul limone davvero si sprecano, così scopriamo che il limone è un valido aiuto anche per chi ha poche difese immunitarie perché può “aumentare” la produzione dei globuli bianchi. Anche per quanto riguarda il trattamento del diabete, questo frutto si è dimostrato un ottimo deterrente. Studi scientifici in fase ancora embrionale, hanno individuato nella tangeritina, elemento presente nella buccia del limone, la possibilità di controllare i livelli di colesterolo nel sangue. Allo stesso tempo, sono all’esame i suoi effetti positivi nella cura del morbo di Parkinson. Secondo la Reams Biological Ionization Theory, il limone sarebbe l’unico alimento anionico al mondo, caratteristica che lo renderebbe particolarmente benefico per la salute, grazie al contributo dato nell’interazione tra cationi e anioni, necessaria per la produzione di energia a livello cellulare. Per le proprietà depurative e disintossicanti, sarebbe opportuno bere una spremuta di limone il mattino a digiuno. Tutti siamo convinti delle sue proprietà astringenti? Ebbene, bevuto al mattino, il limone aiuta a regolare l’intestino…e combatte la cellulite. Ma l’uso del limone è davvero infinito: tarmicida naturale, è sufficiente appendere negli armadi qualche sacchetto di tela contenente scorze di limone secche per tenere alla larga le tarme. Gli antichi Egizi ne usavano il succo per curare le dermatiti. Potremmo andare avanti all’infinito, ma se gli antichi usavano il limone come vera e propria medicina naturale in grado di curare e prevenire malattie, dov’è finita tutta questa conoscenza? Concludiamo con una breve sintesi, una sorta di “vademecum” dei benefici effetti del limone:

• Ostacola l’insorgere dell’osteoporosi.

• Riequilibra il pH del corpo.

• Favorisce il riposo.

• Previene raffreddore e influenze.

• Depura il fegato.

• Elimina gli acidi urici.

• Favorisce l’attività intestinale.

• Dissolve i calcoli biliari, renali e i depositi di calcio che si accumulano nei reni.

• Previene la calcolosi urinaria.

• Contrasta i radicali liberi.

• Previene l’invecchiamento cellulare dell’organismo.

• Abbassa il colesterolo.

• Favorisce la digestione.

• Ha proprietà antibatteriche.

• Elimina i parassiti intestinali.

• Rafforza i vasi sanguigni.

• Regola la pressione del sangue.

• Ha proprietà anticancro.

• Favorisce la produzione di energia.

Se una mela al giorno toglie il medico di torno, cosa ci costa aumentare l’utilizzo del limone nella nostra vita quotidiana, partendo dal famoso bicchiere al mattino?

Dedicato a tutti coloro che del limone non sapevano nulla…agli amici persi per la via, e a quelli che ancora stanno male…la cui vita, probabilmente, grazie al limone avrebbe potuto avere un sapore diverso.

09-03-2021

L’acido docosaesaenoico (DHA), insieme con l’acido eicosapentaenoico (EPA), è un acido grasso essenziale della serie omega-3. Il DHA si trova in alte concentrazioni nel sistema nervoso ed è essenziale per il suo corretto funzionamento, mentre l’EPA sembra svolgere un ruolo più importante come precursore antinfiammatorio. Il DHA viene assorbito selettivamente dal tessuto nervoso e nel cervello presenta un turnover molto rapido. Un deficit di DHA in epoca pre o post-natale è stato correlato a disturbi retinici (retinite pigmentosa), difetti dell’acuità visiva, disturbi cognitivi, comportamentali e psichiatrici. Numerosi studi su neonati indicano che il DHA è essenziale per il normale sviluppo funzionale della retina e del cervello.

GRAVIDANZA E SVILUPPO COGNITIVO NEONATALE

Il tessuto nervoso è la seconda sede di maggiore concentrazione, dopo quello adiposo, di acidi grassi. Si stima che circa il 50% dei fosfolipidi presenti in questi tessuti sia composto da DHA. Ciò suggerisce che questo acido sia fortemente coinvolto nelle funzioni neurali e visive. Sebbene cervello e retina siano dotati di meccanismi che favoriscono la conservazione di acido docosaesaenoico, entrambi dipendono da continui rifornimenti di DHA per un funzionamento ottimale. Recentemente è stata indicata un’associazione tra supplementazione durante la gravidanza e nei primi tre mesi di allattamento con dosi equivalenti a circa 1 g/die di DHA e un migliore sviluppo neurocomportamentale a 4 anni nei confronti di una popolazione di controllo. Recenti studi hanno rilevato che la riduzione della riserva materna di omega-3 in gravidanza è inversamente proporzionale al peso del bambino: quanto più pesa il neonato, tanto maggiore è la riduzione di acidi grassi. Inoltre, i neonati più pesanti mostrano carenza di omega-3. Considerando che le concentrazioni di omega-3 nei neonati prematuri sono più basse di quelle nei neonati a termine e che le concentrazioni di DHA sono positivamente correlate al peso alla nascita, lunghezza e circonferenza della testa, si ritiene che la supplementazione materna durante la gravidanza con DHA possa promuovere la crescita e migliorare la prognosi generale dei bambini prematuri.

MORBO DI ALZHEIMER

Il declino dell’integrità strutturale e funzionale del tessuto cerebrale sembra essere correlato alla perdita di concentrazioni di DHA nella membrana cellulare. Malattie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson sono associate a notevoli perdite di omega-3 dalla membrana. È stato condotto uno studio per valutare se il consumo di queste sostanze possa vantare un ruolo protettivo contro il morbo di Alzheimer. Allo studio, durato 3.9 anni, hanno partecipato 815 anziani (65-94 anni) inizialmente non affetti da Alzheimer. Fu loro assegnato un questionario sul quale annotare le abitudini alimentari. Al termine dell’osservazione 131 partecipanti svilupparono l’Alzheimer. Fu rilevato che i soggetti che consumavano pesce una o più volte alla settimana mostravano il 60% in meno di probabilità di sviluppare Alzheimer rispetto a quelli che consumavano raramente o affatto pesce. L’assunzione totale di acidi grassi omega-3, in particolare di DHA, fu associata alla riduzione del rischio di Alzheimer.

DEPRESSIONE

La deplezione di acidi grassi omega-3, in particolare di DHA, interferisce significativamente su numerosi parametri funzionali neuronali. Molteplici studi hanno evidenziato un possibile ruolo di questa deplezione nell’insorgenza di numerose patologie nervose e mentali, soprattutto nella depressione. Un importante studio ha mostrato che la madre trasferisce selettivamente DHA al feto, per promuoverne uno sviluppo neurologico ottimale. È stato dimostrato che gli omega-3, in particolare DHA, durante la gestazione diminuiscono progressivamente nella madre (fino al 50%) e possono risultare insufficienti fino a oltre 6 mesi dal parto. L’allattamento può aggravare questa carenza. In caso di scarso apporto con la dieta, può verificarsi un deficit di queste sostanze, condizione che sembra aumentare il rischio di sviluppare sintomi di depressione nel periodo post-partum. Nello stesso studio furono monitorati i dati relativi a 14.532 soggetti che avevano partecipato a 41 studi, provenienti da 23 paesi. I risultati rilevarono che le donne che presentano maggiori concentrazioni di DHA nel latte e che consumano pesce marino in abbondanza, hanno minori probabilità di sviluppare depressione post-partum.

PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE

Molti studi hanno confermato gli effetti salutari degli omega-3 sull’apparato cardiovascolare nell’uomo. Il DHA svolge effetti protettivi ostacolando le dislipidemie (riducendo i trigliceridi e aumentando il colesterolo HDL), oltre ad abbassare la pressione sanguigna.

 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12636950/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/14580707/

Domenica, 28 Febbraio 2021 18:51

9 MOTIVI PER CUI LA SOIA ROVINA LA TUA SALUTE.

28-02-2021

La soia è diffusissima, dalla bevanda, allo yogurt, al tofu e ai fagioli. Eppure questi alimenti non sono benefici per la salute come vedrai di seguito. In Oriente infatti la soia non viene consumata così ma nell’antichità solo la soia fermentata faceva parte della dieta ed infatti è benefica per il corpo ed ha nutrito gli asiatici per millenni. La fermentazione distrugge le tossine e gli antinutrienti presenti producendo invece nutrienti biodisponibili. La soia, così com’è, contiene sostanze che sono tossiche per l’uomo. È per questo che la soia non fermentata può causare gravi problemi di salute, come il cancro al seno, disturbi della tiroide, danni cerebrali, calcoli renali, allergie alimentari, e altro ancora. Il Dr. Joseph Mercola ha stilato i 9 punti principali per cui la soia è dannosa per l’uomo:

1. La maggior parte della soia in commercio è geneticamente modificata. La modificazione genetica taglia i costi e aumenta la produttività. Inoltre, la soia geneticamente modificata ha anche un DNA che produce una proteina estranea al corpo umano con effetti potenzialmente devastanti.

2. Come gli altri OGM, la soia provoca allergie. Secondo uno studio sugli esseri umani nutriti con alimenti geneticamente modificati, il gene della soia OGM viene trasmesso nei nostri batteri intestinali e il suo DNA continua a funzionare. Anche se si smette di mangiare soia OGM per anni, è ancora possibile ottenere una proteina potenzialmente allergizzante che il nostro intestino continua a produrre. La soia OGM può anche causare infertilità, come riporta una ricerca russa. Studi sui ratti hanno osservato che i danni degli OGM si trasmettono principalmente alla seconda e terza generazione tanto che la terza generazione è sterile.

3. La soia contiene tossine naturali chiamate antinutrienti. I composti antinutrizionali presenti nella soia sono: soiatossina (una nuova tossina recentemente trovata nella soia), saponine, fitati, inibitori della proteasi, estrogeni e goitrogeni. Queste sostanze interferiscono con i nostri enzimi digestivi, sottraggono minerali essenziali al corpo, aumentano la permeabilità intestinale, rallentano la tiroide producendo un malessere diffuso nel corpo.

4. La soia può causare coaguli di sangue pericolosi. L’emoagglutinina è una sostanza che stimola i globuli rossi a raggrupparsi. Questi coaguli di globuli rossi non possono assorbire e distribuire l’ossigeno correttamente ai tessuti.

5. La soia disturba il corretto funzionamento della tiroide. I goitrogeni, sostanze che si trovano nella soia, interferiscono con il metabolismo dello iodio e causano disturbi alla tiroide ostacolando la sintesi degli ormoni tiroidei. Causando quindi stanchezza, debolezza e danni al sistema ormonale.

6. La soia sottrae i minerali. I fitati, o acido fitico, si attaccano ai minerali impedendone l’assorbimento, come magnesio, calcio, zinco e ferro. Questi minerali sono indispensabili per il funzionamento delle reazioni chimiche che avvengono continuamente nel corpo. Gli effetti sono danni alle ossa, ai denti, capelli, disturbi del sonno, umore, annebbiamento mentale, debolezza e molto altro. E’ infatti risaputo che integrando ad esempio il magnesio si hanno tantissimi benefici a livello di salute, e lo stesso vale per lo zinco, il ferro e gli alti minerali. Quindi piuttosto che prendere degli integratori cerchiamo di non farceli sottrarre.

7. La soia contiene dei fitoestrogeni. Sono dei composti vegetali simili agli estrogeni umani. Questi composti imitano e talvolta ostacolano gli estrogeni. Hanno effetti negativi su diversi organi umani. I fitoestrogeni della soia disturbano la funzione endocrina, causano infertilità, e possono favorire il cancro al seno.

8. La soia contiene metalli tossici. La soia viene trattata in serbatoi di alluminio. Questo provoca il rilascio di alti livelli di alluminio nel prodotto finale.

9. La bevanda di soia può danneggiare il bambino. Gli estrogeni della soia possono ostacolare la salute riproduttiva e lo sviluppo sessuale del bambino.

SCEGLI I PRODOTTI FERMENTATI DELLA SOIA

Ecco i derivati fermentati della soia che invece sono benefici:

- Miso – Comunemente usato nella zuppa di miso, questa pasta di soia fermentata ha proprietà antitumorali.

- Natto – È un cibo fenomenale, ricchissimo della rara Vitamina K2, indispensabile per i denti, ossa, salute del cuore e prevenzione del cancro.

- Tempeh – Questa torta di soia fermentata è ricchissima di probiotici che rafforzano il sistema immunitario e la flora batterica.

- Salsa di soia – È tradizionalmente fatta da soia fermentata, sale ed enzimi. Assicurati di aver scelto un marchio biologico naturale e non quelle fatte artificialmente attraverso processi chimici.

Il tofu non è consigliato, in quanto non è fermentato. Molti notano che cominciando a consumare tofu o bevanda di soia hanno dei fastidi e smettendo questi scompaiono. A rischio sono soprattutto i vegani che consumano molto tofu e prodotti a base di soia con l’obiettivo di assumere delle proteine. Ebbene, ora sappiamo quali sono i danni della soia non fermentata.

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