Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Venerdì, 25 Ottobre 2019 10:21

13 GRANDI BENEFICI DEI DATTERI.

25-10-2019

1. I datteri sono privi di colesterolo e contengono pochissimi grassi. Sono molto ricchi in vitamine e minerali.

2. Sono una fonte di proteine, e le fibre dei datteri sono ricche in vitamina B1, B2, B3 e B5 ma anche vitamina A e C.

3. Aiutano a migliorare il sistema digerente in quanto contengono fibre solubili e insolubili e diversi tipi di aminoacidi.

4. Sono un’ottima fonte di energia quando si è stanchi, in quanto contengono zuccheri naturali come il glucosio, saccarosio, e fruttosio. Per avere maggior beneficio mettete qualche dattero nel latte, è un ottima merenda.

5. I datteri hanno pochissime calorie e sono un ottimo alimento per chi ha a cuore la propria salute.

6. Sono un’ottima fonte di potassio e quindi riducono il sodio. Questo aiuta a regolare e mantenere sano il sistema nervoso. I ricercatori hanno scoperto che un buon introito di potassio riduce il rischio di collasso.

7. I datteri sono un valido aiuto nel ridurre il colesterolo LDL (quello cattivo).

8. I datteri sono anche ricchi in ferro e sono un ottimo rimedio contro l‘anemia. I pazienti possono mangiare molti datteri per un reale miglioramento del loro stato di salute.

9. I datteri contengono anche un pò di fluoro che aiuta a contrastare la degenerazione dei denti.

10. Aiuta le persone che soffrono di stitichezza. Mangiate i datteri alla sera per avere molti benefici.

11. Aiutano a prendere peso per chi soffre di problemi di sottopeso, aiutando a costruire muscolatura e non grasso.

12. Sono eccezionali per disintossicarsi dall’alcol, e curano il cancro all’addome.

13. Aiutano anche e migliorare la vista e in particolare a migliorare la vista notturna.

La cosa migliore è che non ha alcun effetto collaterale sul vostro corpo ed è un prodotto completamente naturale e funziona meglio di qualsiasi medicina!

25-10-2019

Nel contesto in cui viviamo, l’ambiente è spesso saturo di ingredienti nocivi e sostanze che possono interferire con i nostri ormoni. Pensiamo ad esempio a perturbatori endocrini come il Bisfenolo A, molto conosciuto e, purtroppo, altrettanto diffuso. Non è raro, infatti, che molte persone ricorrano a farmaci che controllino il bilanciamento ormonale per migliorare la loro salute ed eliminare i problemi e i fastidi tipici che derivano da eventuali scompensi. Naturali o indotti che siano. In tutto ciò si aggiungono anche i rischi che i medicinali possono avere, nel lungo periodo, sulla salute. La natura, però, pensa sempre a tutto e provvede a noi attraverso dei piccoli doni preziosi quali possono essere frutta e verdure con proprietà specifiche. Ad esempio, sappiamo che in natura esistono degli alimenti in grado di bilanciare gli ormoni nel nostro corpo. Uno di questi è la maca.
La coltivazione di maca è tipica delle montagne del Perù e della Bolivia, visto che questa pianta richiede un clima freddo, ma soleggiato, che si può trovare ad alta quota. Fin dall’antichità (si pensa che i primi a utilizzarla siano stati gli Inca) la maca è stata considerata una pianta ricca di proprietà medicinali. La parte commestibile è costituita dalla radice, un tubero che ha un sapore simile a quello del cavolo. La pianta è divisa in categorie in base al colore della radice, che può essere rossa, nera, rosa o gialla. Da essa si ricava una farina impiegata nella preparazione di minestre e non solo. Le popolazioni peruviane la conoscono da oltre 9mila anni e la utilizzano soprattutto per la sua azione tonico-adattogena, che si adatta cioè agli specifici bisogni dell’organismo. I suoi benefici, comunque, sembra che siano legati soprattutto alla produzione naturale di amminoacidi che contrastano la stanchezza fisica, tonificano la muscolatura, favoriscono il sonno e combattono il cattivo umore. Non solo. La pianta, infatti, è utilizzata anche per contrastare gli effetti legati a menopausa precoce e andropausa, perché la radice stimola l’equilibrio ormonale, senza introdurre fitoestrogeni nell’organismo. Anche per questo contribuisce a combattere stanchezza e cattivo umore. Sembra che la Maca sia utilizzata anche come potente afrodisiaco, utile sia per gli uomini che per le donne. Il suo consumo stimola la produzione di ormoni naturali. Nella donna, la maca è spesso indicata per la cura dell’infertilità, perché rende più efficienti:

- la maturazione dei follicoli;
- l’ovulazione,
- la preparazione dell’endometrio per l’annidamento dell’embrione.

Nell’uomo, agisce sulla maturazione degli spermatozoi, aumentandone il numero e migliorandone la motilità. Questa radice ha anche un potere afrodisiaco: particolari sostanze presenti al suo interno e conosciute come isotiocianati, infatti, intervengono a contrastare il calo del desiderio, soprattutto maschile. La pianta, grazie allo stimolo ormonale, determina una vasodilatazione a livello degli organi genitali che a sua volta determina una maggiore vascolarizzazione sia dei corpi cavernosi degli organi maschili, sia dei genitali femminili. Il dosaggio corretto per la maca peruviana dipende da diversi fattori. In linea di massima il dosaggio di radice essiccata oscilla tra i 5 e i 20 grammi, per l’estratto secco invece si va da 400 a 1000 mg, suddivisi nell’arco della giornata. È sempre opportuno, però, che sia uno specialista a prescriverne modalità dose e tempi di assunzione. In generale non ci sono particolari controindicazioni. Molta attenzione deve essere prestata però in gravidanza, allattamento e in presenza di particolari patologie per cui è sempre meglio il parere di un esperto.

22-10-2019

Chi assaggia il pompelmo per la prima volta, può rimanere un pò meravigliato dal suo particolare sapore: meno dolce dell’arancia, meno acidulo del limone e un pò amaro. E’ una combinazione singolare di sapori naturali, che all’inizio lascia un pò perplessi, ma diventa poi molto gradevole. Il pompelmo è l’agrume più grande per dimensioni e anche quello che è stato oggetto del maggior numero di studi scientifici negli ultimi anni. I ricercatori, che continuano a puntare la loro attenzione su questo frutto, sono sorpresi dalla sua composizione e dalle sue proprietà medicinali.
La polpa del pompelmo contiene pochi carboidrati e pochissime proteine e lipidi; contiene molta vitamina C, ma meno dell’arancia o del limone; poco sodio e molto potassio e anche una discreta quantità di calcio e di magnesio. Poiché il contenuto di sostanze nutritive è ridotto, la maggior parte delle sue proprietà curative son oda attribuirsi alle componenti non nutritive del frutto. Queste sostanze complementari, presenti in tutti gli alimenti vegetali e che non fanno parte di nessuna classica sostanza nutritiva (carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali), sono proprio quelle che destano il maggiore interesse tra i ricercatori. Nel pompelmo si trovano centinaia di componenti non nutritivi, come nell’arancia, ma solo la funzione di alcuni, tra cui la pectina, i flavonoidi e i limonoidi, è conosciuta:

- PECTINA: è una fibra vegetale solubile, che si trova in molti tipi di frutta, come gli agrumi e le mele. Le fibre vegetali sono state il primo componente, non nutritivo degli alimenti studiato per i suoi effetti medicinali. La pectina del pompelmo si trova nelle fibre che formano la polpa ed è lo strato biancastro che si trova sotto la buccia e tra gli spicchi. Come hanno dimostrato numerosi esperimenti scientifici, combatte il colesterolo e protegge efficacemente le arterie.

- FLAVONOIDI: sono parte dei cosiddetti elementi fitochimici. Chimicamente si tratta di glucosidi, largamente distribuiti tra i vegetali, le cui proprietà medicinali continuano a stupire i ricercatori. Il flavonoide più abbondante nel pompelmo è la naringina (che nell’organismo si trasforma in naringenina), che fluidifica il sangue ed è antiossidante e anticancerogena.

- CAROTENOIDI: i pompelmi con polpa rossa sono una buona fonte di betacarotene, il precursore della vitamina A. Contengono anche molte altre sostanze dall’azione simile, chiamate carotenoidi, che potenziano l’effetto antiossidante della vitamina C e dei flavonoidi.

- LIMONOIDI: sono terpenoidi che costituiscono l’essenza degli agrumi. Il pompelmo è particolarmente ricco di uno di questi, il limonene, responsabile del sapore agro e di buona parte della sua provata azione anticancerogena.

Sia le sostanze nutritive sia i componenti non nutritivi del pompelmo hanno applicazioni terapeutiche sull’apparato circolatorio e sono indicati in particolare in caso di:

ARTERIOSCLEROSI

Il pompelmo esercita un’azione protettiva sulle pareti delle arterie, combatte l’ispessimento e l’indurimento causati dai depositi di colesterolo la loro conseguente calcificazione (arteriosclerosi). In questo modo, il pompelmo fa aumentare il flusso di sangue che giunge ai tessuti e migliora la circolazione arteriosa. La pectina è il principale responsabile di questa azione. Se si mangia il frutto intero e non solo la pectina sotto forma di estratto, gli effetti protettivi e curativi del pompelmo contro l’arteriosclerosi aumentano, grazie al fatto che il flavonoide naringina del frutto, esercita l’effetto, scientificamente dimostrato, di diminuire l’ematocrito del sangue, quando questo è troppo elevato (più del 55%). L’ematocrito indica la misura della concentrazione del sangue nelle cellule; quando scende a livelli normali per effetto del pompelmo, il sangue diventa più fluido, migliorando la circolazione nelle arterie e riducendo il rischio di trombosi (formazione di coaguli), che è la complicazione più grave dell’arteriosclerosi. Ricordiamo anche che, quando l’ematocrito è già basso a causa di uno stato di anemia, il pompelmo non lo abbassa ulteriormente ma in questo caso, curiosamente, lo aumenta. Allo stesso modo, la vitamina C protegge le arterie e contribuisce a ridurre il livello di colesterolo, e la sua azione integra e potenzia quella della pectina e della naringina. I componenti del pompelmo sviluppano insieme un’azione positiva sulle pareti delle arterie, aumentandone il diametro, e sul sangue, rendendolo più fluido. Il consumo del frutto intero (con la polpa e non solo il succo) è particolarmente consigliato contro l’arteriosclerosi, complicata o meno da trombosi nelle varie forme:

- cerebrale (mancanza di afflusso di sangue al cervello);
- coronarica (angina pectoris, infarto del miocardio);
- femoro-poplitea (mancanza di afflusso di sangue alle gambe).

ALTRE MALATTIE CARDIOCIRCOLATORIE

Il bassissimo contenuto di sodio e di grassi del pompelmo, e anche la sua alta concentrazione di potassio, ne fanno un alimento indicato per chi soffre di cuore, specialmente in caso di insufficienza cardiaca. Anche gli ipertesi devono consumare pompelmo in abbondanza. Il pompelmo esercita un blando effetto diuretico, che contribuisce a decongestionare il sistema circolatorio. In questi casi si può prendere solo il succo, ma se si consuma il frutto con tutta la polpa si sfruttano meglio tutte le sue proprietà salutari per l’apparato circolatorio.

ECCESSO DI ACIDO URICO

Eccesso di acido urico, in tutte le sue manifestazioni: gotta, artrite urica, calcoli o renella nell’urina ecc. Il limone è il frutto più efficace in questo caso, ma anche la cura di pompelmo dà ottimi risultati e costituisce una valida alternativa per chi non tollera bene il limone.

CURE DEPURATIVE

Quando si vuole depurare il sangue, favorendo così tutte le funzioni disintossicanti dell’organismo (specialmente quella epatica), si può prendere al mattino, a digiuno, un bicchiere di succo di pompelmo fresco. Per conseguire i migliori risultati, si consiglia di farlo per un mese, osservando uno o due giorni di riposo a settimana. L’azione disintossicante del pompelmo è dovuta almeno in parte ai limonoidi, che attivano gli enzimi del fegato e che hanno il compito di eliminare le sostanze nocive per l’organismo.

INFEZIONI

Grazie al suo contenuto di vitamina C e di flavonoidi, il pompelmo stimola le funzioni del sistema immunitario, con un’azione simile a quella dell’arancia.

OBESITA’

Nonostante il pompelmo sia molto consigliato nelle diete contro l’obesità, di per sé non esercita alcuna azione dimagrante. Tuttavia, la sua azione depurativa e disintossicante è molto importante nelle diete dimagranti, perciò si consiglia di integrare queste diete con una cura a base di succo di pompelmo fresco.

PROTEZIONE CONTRO IL CANCRO

L’indovinata combinazione di vitamina C, pectina e limonoidi del pompelmo, esercita un’azione preventiva contro il cancro, perché inibisce l’azione di molte sostanze cancerogene. Il consumo regolare di pompelmo e di altri agrumi è un buon modo per prevenire il cancro.

22-10-2019

Il miele è un alimento importante da inserire nelle vostre abitudini alimentari; ne esistono di diversi tipi e in base al fiore dal quale viene generato, il miele ha delle proprietà terapeutiche diverse. Di seguito un breve elenco dei diversi tipi di miele, il loro gusto e le loro principali proprietà.

PROPRIETÀ TERAPEUTICHE DEL MIELE

- Miele di acacia: Corroborante, lassativo, antinfiammatorio per la gola, patologie dell'apparato digerente, disintossicante del fegato, contro l'acidità di stomaco.

- Miele di Arancio: Cicatrizzante per le ulcere, antispasmodico, sedativo contro l'insonnia e l'eccitazione nervosa.

- Miele di Bosco: Indicato negli stati influenzali.

- Miele di Castagno: Favorisce la circolazione sanguigna, antispasmodico, astringente, disinfettante delle vie urinarie. Consigliato per anziani e bambini.

- Miele di Girasole: Antinevralgico, febbrifugo, consigliato contro il colesterolo. Calcificante delle ossa.

- Miele di Erba Medica: Tonificante, antinfiammatorio, indicato per gli sportivi dopo una gara.

- Miele di Erica: Azione antireumatica, antianemico ricostituente.

- Miele di Eucalipto: Azione antibiotica, antiasmatico. Utile per la tosse.

- Miele di Melata d'Abete: Antisettico polmonare e delle vie respiratorie.

- Miele di Melata di Quercia: Antianemico. Utilizzato dagli atleti per l'elevato contenuto di sali minerali.

- Miele Millefiori: Azione disintossicante del fegato.

- Miele di Ginepro: Particolarmente indicato nelle affezioni respiratorie.

- Miele di Tarassaco e Melo: Diuretico, depurativo, azione benefica sui reni.

- Miele di Tiglio: Sedativo dei dolori mestruali, calmante, diuretico, digestivo.

- Miele di Timo: Indicato per le tisane espettoranti. Contro l'insonnia e l'irritabilità.

- Miele di Trifoglio: Antisettico, calmante, combatte la febbre.

22-10-2019

Oltre ad impartire gusto e sapore ai cibi, alcune spezie hanno anche proprietà medicinali. Di seguito, sette specie che possono essere utilizzate per ridurre i sintomi e per il trattamento di alcuni problemi di salute:

1. CANNELLA

La cannella è una delle spezie più antiche, utilizzata già 2.500 anni fa dagli egiziani. La maggior parte delle spezie sono ricavate dal seme della pianta, mentre la cannella è ricavata dallo strato interno della corteccia di albero chiamato anche cinnamomo, un sempreverde appartenente alla famiglia delle Lauracee, originario dello Sri Lanka. Tradizionalmente la cannella è considerata un espettorante, utilizzata per ridurre il catarro, il muco nei polmoni e il raffreddore. L’aggiunta di cannella ad un tè allo zenzero, aumenta il suo potere decongestionante.

2. CHIODI DI GAROFANO

I chiodi di garofano sono originari dell’Indonesia Orientale. In Cina, durante la dinastia Han, i cortigiani avrebbero masticato chiodi di garofano per rinfrescare l’alito, prima di incontrare l’Imperatore. Tra più di mille alimenti studiati all’Università di Oslo, i chiodi di garofano sono risultati a più alto contenuto di antiossidanti per grammo: 1g (circa mezzo cucchiaino) di chiodi di garofano contiene la stessa quantità di antiossidanti di 1/2 tazza di frutti di bosco. L’infuso di chiodi di garofano può essere utilizzato per attenuare nausea, indigestione e disturbi gastrointestinali. I chiodi di garofano hanno effetti antisettici e antispasmodici e possono essere utilizzati per curare infezioni e ustioni. Inoltre, i chiodi di garofano esercitano anche azione di prevenzione degli spasmi muscolari. L’effetto antinfiammatorio dei chiodi di garofano è dovuto al contenuto di flavonoidi.

3. PAPRIKA

La paprika appartiene alla stessa famiglia del peperoncino. È originaria del Messico e fu Cristoforo Colombo ad importarla in Spagna dove è diventata un’aroma essenziale della cucina spagnola. È disponibile in diverse varietà: dolce, piccante, affumicata e ciascuna con caratteristico sapore. Come il peperoncino, la paprika ha un alto contenuto di antiossidanti, tra cui beta-carotene, capsantina, quercitina e luteolina. È ricca di vitamina C e carotenoidi particolarmente utili per le persone con carenza di vitamina A. Aiuta a perdere peso grazie alla sua capacità di convertire rapidamente il glucosio in energia e aumenta i livelli di colesterolo HDL o colesterolo buono. Le vitamine che la paprika contiene sono: vitamina E, vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina K e beta-carotene. Tra i minerali: calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, selenio, sodio, magnesio, fosforo. La paprika può essere consumata anche in tisana.

4. CURCUMA

L’India ha il tasso più basso di cancro intestinale nel mondo e si pensa che questo sia dovuto in parte alla curcuma. Gli studi hanno dimostrato che la curcuma è antinfiammatoria, antibatterica, antivirale, antimicotica, antiossidante ed ha proprietà antitumorali. Regolarizza la circolazione sanguigna e favorisce la digestione. Favorisce la risposta immunitaria e combatte meteorismo, dispepsia e colon irritabile. Grazie ai suoi effetti antiossidanti, combatte la neurodegenerazione che si riscontra in alcune condizioni come il morbo di Alzheimer. Ha proprietà antitumorali e aiuta nel trattamento farmacologico di cellule tumorali resistenti. È importante non superare le dosi giornaliere consigliate di 400/800 mg, perchè può causare effetti collaterali come nausea, vomito e diarrea. Se si sta seguendo una terapia a base di anticoagulanti è meglio non usare la curcuma che potrebbe aumentare il rischio emorragico.

5. PEPERONCINO

Nella storia dell’erboristeria, il peperoncino è stato associato ad alcuni dei trattamenti più eroici. Nel 1800 veniva utilizzato in dosi massicce per favorire il riscaldamento del corpo. Ha funzioni terapeutiche dimagranti, nutritive e afrodisiache. Ha potere antiossidante e la ricerca si sta concentrando sul suo potenziale antitumorale. Favorisce la circolazione sanguigna, la digestione ed ha evidenti proprietà antinfiammatorie. Protegge il sistema cardiovascolare perchè è un ottimo vasodilatatore e combatte il colesterolo. È ricco di acidi grassi insaturi che rafforzano i vasi sanguigni, mantengono l’elasticità dei capillari e favoriscono l’ossigenazione del sangue. Aiuta nel trattamento della caduta dei capelli proprio perchè migliora la circolazione sanguigna beneficiando i bulbi piliferi. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie combatte la tosse e i dolori reumatici. Si può mettere a macerare il peperoncino nell’alcol ed applicarlo sulla parte dolorante. Contiene capsaicina che favorisce la digestione. Ricco di vitamina C difende dalle infezioni, mentre il suo alto contenuto di vitamina E lo rende un ottimo afrodisiaco in grado di potenziare le funzioni sessuali.

6. ANICE

Nella Roma antica, al termine di un pranzo, venivano serviti dolci a base di anice per favorire la digestione e rinfrescare l’alito. Come lo zenzero, l’anice ha diversi utilizzi. Contrasta i problemi digestivi, riduce la nausea, flatulenze e gonfiore. È ricca di vitamine A, B e C, compresa la vitamina B6 che protegge il sistema nervoso centrale. È antispasmodica, digestiva, balsamica e stimolante, utilizzata spesso nel trattamento di patologie dell’apparato digerente. È indicata per il trattamento delle infezioni delle prime vie respiratorie, in particolare per il mal di gola. Inoltre, ha potere rinfrescante. L’anice è anche utilizzata per il trattamento del mal di testa. Può interferire con alcuni farmaci antinfiammatori non steroidi e può essere fotosensibilizzante.

7. ZENZERO

Ha proprietà curative, terapeutiche ed effetti dimagranti. È una spezia dalle molte proprietà, usata da millenni nelle pratiche ayurvediche orientali. Ha effetto antinausea e riduce il vomito. La polvere di zenzero per uso orale, stimola i movimenti peristaltici di stomaco e intestino. Combatte eruttazione, meteorismo e flatulenze. Stimola la funzionalità epatica ed è anche ipocolesterolemizzante. È utilizzato in preparati topici antireumatici. Ha un effetto antitrombotico e per questo le persone che utilizzano anticoagulanti orali devono assumerlo con cautela.

Martedì, 22 Ottobre 2019 10:44

ESISTE ANCHE UNA DIPENDENZA DA ACQUA.

22-10-2019

Non è detto che bere tanta acqua si risolva in un beneficio per il nostro organismo. Secondo uno studio inglese, infatti, stare continuamente attaccati alla bottiglia può creare una vera e propria forma di dipendenza, definita dagli anglosassoni “aquaholism”. Cosa comporta? Secondo i medici britannici insonnia, eccessiva sudorazione, affaticamento dei reni e diluizione anomala del sangue. Il prof. Mark Whiteley, fondatore dell'omonima clinica privata di Londra, spiega che bere in maniera eccessiva elimina la capacità di autocontrollo del cervello, che in condizioni normali ci avvisa della necessità di fermarci.
L'insonnia è tra i principali effetti negativi del troppo bere. Quando ci addormentiamo, infatti, il cervello comincia a rilasciare un ormone antidiuretico - l'ADH - che serve a farci “superare” la notte senza aver bisogno di andare al bagno. Se si beve troppo, però, l'azione dell'ormone viene ostacolata costringendoci ad alzarci e a interrompere il sonno. I bevitori compulsivi, inoltre, rischiano di alterare il corretto equilibrio elettrolitico del corpo, finendo per diluire troppo il sangue. Le conseguenze possono essere anche gravi, in particolare l'insorgenza di malattie cardiovascolari. Ad essere oggetto di alterazione sarebbe nello specifico il ciclo sodio-potassio, due minerali fondamentali per la salute umana. In definitiva, la scelta migliore sarebbe quella di bere soltanto quando si ha sete, cercando di non andare oltre i 2 litri di acqua giornalieri. Ovviamente il suggerimento non vale per gli anziani, che spesso bevono troppo poco perché hanno perso lo stimolo a farlo e non si rendono contro del rischio di disidratazione.

 

https://www.dailymail.co.uk/femail/article-2954820/Are-aquaholic-Doctors-advising-drink-water-fact-drinking-worse.html

Martedì, 22 Ottobre 2019 10:42

ATTENZIONE AI MEDICINALI PER L’ASMA.

22-10-2019

Nonostante migliori capacità diagnostiche di identificazione delle cause delle malattie e cocktail di farmaci sempre più sofisticati per trattarla, i dottori e le associazioni per l’asma sono imbarazzati per il fatto che l’incidenza epidemica dell’asma e di morti collegate ad essa, continui a crescere. Le cifre degli USA registrate dal governo americano, indicano che il tasso di morte annuo per asma in persone giovani in età tra i 5 e 34 anni, è aumentato del 40% raggiungendo più di 5.000 morti all’anno. In questi giorni è difficile determinare se questa malattia o la sua cura siano responsabili per la morte dei pazienti. I farmaci anti beta somministrati tramite un inalatore dosato, specificatamente l’albuterolo (salbutamolo) e il fenoterolo, sono stati associati con un aumento del rischio di morte o quasi. L’aumento notevole di morti per asma negli anni ’60, in molti paesi, è coinciso con l’introduzione degli inalatori ad alta forza di isoprenalina. Quando questi inalatori furono ritirati, la mortalità diminuì tornando ai livelli precedenti. Ma i problemi non sono dovuti esclusivamente ai farmaci anti beta 2. In molti stati, un aumento delle morti per asma si è verificato negli anni ’80, in particolare in Nuova Zelanda, nel qual caso due studi indicavano fosse legato alla diffusione del fenoterolo, un tipo di farmaco anti beta 2, ma anche alla diffusione di steroidi per via orale e della teofillina, un altro tipo di medicinale per l’asma.
Un’inalazione regolare di farmaci anti beta 2 è stata indicata anche come la causa di una “risposta eccessiva” cioè un eccesso di costrizione di bronchi, e potenzialmente di battiti cardiaci fatalmente anormali, o della diffusione dell’allergene a vie respiratorie più remote, aumentando in questo modo l’infiammazione o facendo sì che anche i muscoli bronchiali si restringano a un livello fatale. Nel tempo questi medicinali possono anche far peggiorare la malattia. In uno studio, i pazienti che avevano assunto il fenoterolo quattro volte al giorno avevano risultati peggiori dopo sei mesi di quelli a cui veniva dato un medicinale da inalazione solo quando ne avevano veramente bisogno. Un uso regolare di certi farmaci anti beta 2 può provocare inoltre un declino maggiore nella funzionalità dei polmoni, di quanto accada con l’utilizzo “secondo necessità”. E alcuni pazienti hanno migliorato la condizione dei loro sintomi una volta che venivano ridotte le inalazioni di anti beta 2. Inalatori come il Ventolin hanno molti effetti collaterali noti, tra cui un abbassamento immediato della pressione sanguigna, un rigonfiamento attorno al cuore e collasso. La GlaxoSmithKline, i produttori del Ventolin, avverte inoltre i dottori che la medicina spesso ha un “effetto paradossale”, cioè provoca spasmi bronchiali, proprio il sintomo che deve prevenire!
Le morti per asma sono spesso dovute alle dosi molto alte di medicinali negli inalatori. In uno studio, eseguito in Canada, gli asmatici che inalavano 13 o più inalatori di fenoterolo all’anno, aumentavano la possibilità di morire di 90 volte. Per quanto concerne il salbutamolo, quelli che usavano 25 o più dosi all’anno nei tubetti di dimensioni minori, avevano 40 possibilità in più di morire. Nonostante entrambe le dosi eccedano molto il limite raccomandato, è anche vero che gli asmatici diventano molto velocemente dipendenti dagli inalatori, usandoli al primo segno di assenza di respiro. In effetti il rischio di morte inizia a crescere notevolmente quando vengono usati solo 1,4 tubetti di farmaci anti beta al mese, in particolare tra chi utilizza il fenoterolo. I nuovi farmaci anti beta 2 a lunga durata e ad alta potenza come il salmeterolo (Serevent) che controllano i sintomi dell’asma per 12 ore ogni spruzzata, potrebbero anch’essi esacerbare il problema.

21-10-2019

L'attività fisica, si sa, fa sempre bene alla salute, ma sapevate che ha dei vantaggi anche durante le mestruazioni? In quei giorni le donne si sentono gonfie, ipersensibili, irritabili, stanche e con ricorrenti mal di testa, anche se i disturbi variano a seconda dei casi. In queste condizioni come si può pensare di dedicare del tempo allo sport? E, invece, sembra che dedicarsi allo sport faccia bene al vostro organismo. L'unica raccomandazione è quella di allenarsi con moderazione concedendosi almeno un giorno di riposo, in caso di dolori acuti.
Esercizi leggeri o praticati in brevi sessioni aiutano a sentirsi bene fisicamente e psicologicamente. L'attività fisica, inoltre, genera le endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello, che hanno poteri analgesici, in grado di alleviare il dolore. Da non dimenticare, poi, che la componente sociale dell'attività fisica - per esempio condividere l'allenamento con altre persone - aiuta a ridurre le percezioni negative.
Ecco dunque alcuni benefici che derivano dal fare sport in quei giorni:

- Diminuisce la ritenzione dei liquidi.

- Si sviluppa una maggiore tolleranza e resistenza di fronte al dolore.

- L'attività fisica aiuta a ridurre i sintomi nel periodo premestruale e mestruale.

- Se risulta divertente, piacevole e interessante, lo sport aiuta a contrastare l'ansia ed altri disturbi di tipo psicologico.

- L'esercizio fisico ha una componente sociale di diminuzione dello stress ed aumento della motivazione.

Tuttavia, lo sport può avere degli svantaggi, come la dismenorrea, ossia perdite e mestruazioni irregolari - molto frequente nelle atlete professioniste che si allenano con una certa intensità.
In generale, l'attività fisica è salutare, ma bisogna sempre adattarla alle situazioni ed esigenze della persona. Nel caso specifico delle donne, inoltre, lo sport presenta diversi benefici sotto molti aspetti ed aiuta ad ottenere sollievo fisico e mentale.

Lunedì, 21 Ottobre 2019 17:35

LA BOSWELLIA È UN POTENTE ANTINFIAMMATORIO.

21-10-2019

L’estratto di boswellia serrata viene utilizzato per le proprietà antinfiammatorie poiché contrariamente alla maggior parte dei farmaci di questa classe, non provoca né ulcera né gastrite. La boswellia non è tuttavia un analgesico, ma:

- agisce direttamente sull’infiammazione, la causa diretta del dolore;

- riduce il gonfiore delle articolazioni e la rigidità mattutina;

- aumenta la mobilità bloccando la sintesi dei leucotrieni grazie all’enzima 5-lipossigenasi. I leucotrieni sono coinvolti in numerose malattie infiammatorie: provocano l’infiammazione accelerando il danno ossidativo radicolare, la dislocazione del calcio e le reazioni autoimmuni.

Diversi studi clinici realizzati dal governo indiano convalidano l’utilizzo ayurvedico tradizionale della boswellia. In modo particolare, in uno studio condotto su 175 pazienti costretti a letto, un miglioramento buono o eccellente dei parametri (rigidità mattutina, dolore e realizzazione di attività di routine) è stato riscontrato nel 67% dei casi. I miglioramenti sono in generale percepiti abbastanza rapidamente, in media dopo 2-4 settimane di trattamento. Dei risultati ancora più favorevoli sono riscontrati quando la boswellia viene combinata con l’ashwagandha (withania somnifera) e la curcuma. Altri studi mostrano un’efficacia della boswellia nel 70% dei pazienti affetti da asma bronchiale, basandosi allo stesso tempo sui sintomi così come sui parametri biochimici, così come nel trattamento della sindrome del colon irritabile.

21-10-2019

Uno studio tedesco pubblicato nel settembre del 2011 su circa 8.000 bambini non vaccinati, in età compresa tra gli 0 ed i 19 anni, mostra che i bambini vaccinati contraggono almeno 2-5 volte in più malattie e disturbi rispetto ai bambini non vaccinati. Il dato è confrontato con lo studio tedesco KIGGS sulla salute dei bambini nella popolazione nazionale. La maggior parte dei partecipanti al sondaggio erano statunitensi. I dati sono stati raccolti da genitori con bambini non vaccinati tramite un questionario via Internet di vaccineinjury.info e Andreas Bachmair, un medico tedesco omeopatico. Lo studio indipendente è auto-finanziato e non è sponsorizzato da una grande e “credibile” organizzazione sanitaria non-profit o del governo con conflitti di interesse politici e finanziari. Ognuno degli 8.000 casi, sono casi reali con documentazione medica. Tre altri studi hanno avuto risultati simili secondo Bachmair e sono di seguito riportati:

ALZBURGER STUDIO

Risultati: i 1.004 bambini non vaccinati, hanno avuto:

• Asma= 0% (8-12% nella popolazione normale)
• Dermatite = 1,2% (10-20% nella popolazione normale)
• Allergie= 3% (25% nella popolazione normale)
• ADHD 0,79% (5-10% in media tra i bambini)

STUDIO A LUNGO TERMINE IN GUINEA-BISSAU (AFRICA OCCIDENTALE)

I figli di 15.000 madri sono stati osservate dal 1990-1996 per 5 anni.
Risultato: il tasso di mortalità nei bambini vaccinati contro la difterite, il tetano e la pertosse è due volte superiore rispetto ai bambini non vaccinati (10,5% contro 4,7%).

STUDIO NUOVA ZELANDA-SURVEY (1992)

Lo studio ha coinvolto 254 bambini. In cui 133 bambini sono stati vaccinati e non vaccinati sono rimasti 121.

RISULTATO:

- Asma: vaccinati 20 (15%); non vaccinati 4 (3%).

- Eczema o eruzioni cutanee allergiche: vaccinati 43 (32%); non vaccinati 16 (13%).

- Otite cronica: vaccinati 26 (20%); non vaccinati 8 (7%).

- Tonsillite ricorrente: vaccinati 11 (8%); non vaccinati 3 (2%).

- Mancanza di respiro e la sindrome della morte improvvisa del lattante: vaccinati 9 (7%); non vaccinati 2 (2%).

- Iperattività: vaccinati 10 (8%); non vaccinati 1 (1%).

Nessuno studio che confronti lo stato di salute di persone vaccinate contro quelle non vaccinate è stata mai condotta negli Stati Uniti dal CDC o da qualsiasi altra agenzia nei 50 anni o più di un programma di vaccinazioni (ormai più di 50 dosi di 14 vaccini vengono somministrate prima della scuola dell’infanzia, 26 dosi il primo anno). La maggior parte dei dati raccolti dal CDC è contenuto nel database del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS). Il VAERS contiene generalmente solo il 3-5 per cento di informazioni relative ad incidenti causati da vaccini.
Questo semplicemente avviene perché solo alcune reazioni immediate sono segnalate dai medici, ma molte altre non sono ammesse in quanto non ritenute essere reazioni al vaccino. Pertanto i numeri riportati nel VAERS sono solo reazioni immediate. Le malattie e i disturbi indotti dai vaccini non vengono riconosciuti da genitori o medici quando queste condizioni si sviluppano da pochi mesi a cinque anni o più di distanza dalla vaccinazione e non sarebbero mai stati riconosciuti come conseguenza di vaccinazioni multiple. In altre parole, molti bambini e adulti hanno malattie e disturbi che sono indotti da vaccino e non hanno mai sospettato che la causa derivi dai vaccini, così come indica questo studio. Come dimostrato da questo studio e dal grafico i bambini non vaccinati non solo corrono meno rischi rispetto a quelli a cui vengono somministrate le vaccinazioni ma sono anche più sani.

 

https://healthimpactnews.com/2011/new-study-vaccinated-children-have-2-to-5-times-more-diseases-and-disorders-than-unvaccinated-children/?fbclid=IwAR3T9PDN1njPUfOC5tkU-mRUF43IuKX4OpYcWYjjjEEH6Pj0b9pIqUcFkkY

https://www.vaccineinjury.info/images/stories/ias1992study.pdf?fbclid=IwAR07z96n3uMjTX3WZHqfb0XGeqXnrMfxp9YwiCiHOFhwiXl6LAFyllKUNeo

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