QUELLO CHE DOVETE SAPERE SULLA DEPRESSIONE.

12-09-2019

Senso di mancanza di speranza, apatia cronica e scarsi livelli energetici, sono alcuni dei sintomi principali della depressione.

DEPRESSIONE E AMINOACIDI

Gli aminoacidi possono disturbare diversi meccanismi di controllo del Sistema Nervoso come la soglia del dolore, l’umore e il sonno. Uno scarso livello di tirosina e fenilalanina può provocare una carente produzione di alcuni neurotrasmettitori regolatori come la dopamina e le catecolamine. Uno scarso livello di tiroxina inoltre è in grado di ridurre la funzionalità dell’ormone tiroideo. Esistono delle pubblicazioni che hanno dimostrato che anche una blanda riduzione di attività dell’ormone tiroideo può provocare una depressione persino resistente ai farmaci. L’attività delle catecolamine, dipende dalla S-adenosil-metionina (SAMe). Un livello ridotto di SAMe è stato riscontrato in vari casi di depressione. È dunque importante valutare il livello dell’aminoacido metionina, precursore della SAMe, nei malati di depressione. L’aminoacido triptofano è il precursore principale del potente neurotrasmettitore serotonina che, oltre al sonno, è necessario per regolare l’umore. Una carenza di triptofano può scatenare uno stato depressivo.

DEPRESSIONE E FUNZIONE TIROIDEA

Circa il 10-15% dei malati affetti da depressione, presentano una carenza di ormone tiroideo. D’altro canto, la maggior parte dei pazienti malati di ipotiroidismo mostrano chiari segni clinici di depressione resistenti alle terapie. In questi casi gli squilibri della tiroxina (T4) e dell’ormone tiroido-stimolante (TSH) sono evidenti. Meno evidenti, da un punto di vista tradizionale quei pazienti affetti da “Sindrome eutiroidea da T3 scarso”. In questi individui la funzione tiroidea è normale con un valore di T3 inferiore o ai limiti inferiori della norma. La triiodotironina è l’ormone tiroideo più attivo. Molti pazienti non hanno ben funzionante l’enzima necessario per tramutare il T4 in T3: l’attività della ghiandola è normale ma l’attività ormonale è ridotta esattamente come per l’ipotiroideo. Scarsi livelli di T3 sono stati correlati a una riduzione dei periodi fra una recidiva e l’altra. La tiroidite post-partum è una patologia che si verifica in una donna su dieci dopo il travaglio. Questa condizione può scatenare i sintomi depressivi associati sia ad iper che ipotiroidismo. La metà delle donne che presentano un valore elevato degli auto-anticorpi tiroidei nel primo trimestre della gravidanza sviluppano (e quindi sono a rischio) la depressione post-partum.

DEPRESSIONE E ALLERGIE

Numerosi studi evidenziano un’incidenza elevata di allergie negli individui affetti da depressione. Ricercatori della Harvard Medical School of Psychiatry affermano che il 70% dei pazienti con diagnosi di depressione hanno dei livelli elevati di anticorpi IgE e una storia di allergie specie per lieviti e bianco d’uovo. Uno studio durato cinque anni su pazienti con sintomatologia neuropsichiatrica di origine allergica, ha evidenziato un’incidenza dell’87% per sintomi legati a disturbi dell’umore. Una rivisitazione della letteratura ha dimostrato che certi alimenti contengono gli allergeni principali responsabili per attivare reazioni a livello del Sistema Nervoso Centrale.

DEPRESSIONE E MELATONINA

La melatonina coordina un gran numero di funzioni fisiologiche legate al ritmo sonno-veglia. Anomalie del ritmo fisiologico della melatonina sono strettamente legate ad una varietà di cambiamenti caratteriali e a disturbi dell’umore. In linea di massima, le ricerche hanno riportato che i pazienti sofferenti per depressione presentano un livello notturno di melatonina ridotto. A prescindere dal livello, anche uno squilibrio della secrezione circadiana della melatonina può incidere sull’umore e favorire la depressione.

DEPRESSIONE E ORMONI SURRENALICI

La secrezione da parte delle ghiandole surrenali di ormoni quali il cortisolo e il DHEA è legata direttamente allo stress e ad altri fattori emozionali. Vari studi hanno correlato strettamente le caratteristiche secretive del cortisolo con cambiamenti dell’umore sia in individui normali che depressi. Spesso i depressi mostrano una disfunzione del loro ritmo circadiano del cortisolo. Un asse Ipotalamo-Ipofisi-Surreni iperfunzionante che comporta dei livelli salivari di cortisolo significativamente elevati al mattino e a mezzanotte può essere un fattore peggiorativo. L’ipersecrezione di cortisolo è stata evidenziata sia nei bambini che negli adolescenti sofferenti per depressione. Un eccesso cronico di cortisolo è stato messo in relazione ad una varietà di disturbi dell’umore che includono ansia, depressione e crisi di panico; 7 pazienti sofferenti di depressione su 10 presentano un’ipertrofia delle ghiandole surrenali di circa 1,7 volte rispetto ai controlli. Il DHEA, un ormone surrenalico che regola alcuni degli effetti del cortisolo, può avere un significato terapeutico nel migliorare l’umore. Uno studio preliminare ha riportato evidenti miglioramenti nell’umore legati proprio all’aumento dei livelli circolanti del DHEA stesso.

DEPRESSIONE E FUNZIONE DIGESTIVA

La funzione gastro-intestinale è connessa specificamente con la depressione e i cambiamenti di umore attraverso una varietà di meccanismi differenti. Il malassorbimento, ad esempio, è responsabile per l’aumento di incidenza della depressione nelle patologie digestive croniche come il morbo celiaco. Spesso, i bambini affetti da IBD o malattia infiammatoria del colon vengono diagnosticati e trattati per depressione prima che la loro vera problematica sia accuratamente diagnosticata. L’ipocloridria, una condizione di carenza cronica di acido cloridrico nello stomaco, è associata comunemente ad indigestione, meteorismo e flatulenza. Una scarsa acidità può portare ad un’iperproduzione di batteri nell’intestino tenue, che interferisce con la digestione proteica e riduce la disponibilità di alcuni aminoacidi fondamentali che potrebbe scatenare disfunzioni biochimiche direttamente legate alla depressione. Esiste una letteratura importante che mette in relazione il lievito intestinale Candida Albicans alla depressione in quanto promuove la produzione di etanolo, sostanza conosciuta per la sua attività depressivante sul Sistema Nervoso Centrale. I cambiamenti di carattere sono associati anche alla tossina prodotta direttamente dalla Candida (canditossina) e alla tendenza del lievito a competere con l’organismo per nutrienti dietetici essenziali.

DEPRESSIONE E TOSSINE/NUTRIENTI

Eccessi o carenze di molti minerali tissutali possono attivare i sintomi depressivi. Scarsi livelli di zinco, ad esempio, sono associati a depressioni resistenti ai farmaci. Una carenza di magnesio può provocare un’ampia gamma di sintomi psichiatrici connessi a depressione, apatia o psicosi. Lavori effettuati su pazienti maniacali, hanno rivelato un livello elevato di vanadio nei capelli rispetto a controlli normali. Ripetute esposizioni ad inquinanti alimentari e ambientali possono provocare un accumulo di metalli tossici come mercurio, piombo e alluminio ben noti per la loro azione neurotossica. Una fonte di intossicazione da mercurio sono le amalgame dentarie. Uno studio norvegese ha scoperto che il 47% dei pazienti con amalgame dentarie soffre di depressione rispetto al 14% del gruppo di controllo senza amalgame.

DEPRESSIONE E GLUCOSIO/INSULINA

Il cervello è uno dei pochi organi che richiede un certo livello di glucosio ematico per la sua normale attività. Quindi, l’alterazione dei parametri del metabolismo glucidico possono interferire notevolmente con queste funzioni e giocare un ruolo importante nelle sintomatologie a carattere nervoso. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che, nei diabetici, un miglior controllo glicemico è legato ad un miglioramento e stabilità dell’umore, una diminuzione della depressione, tensione e stanchezza. Spesso la depressione è anche legata ad una resistenza insulinica. L’evidenza suggerisce che l’insulina è in grado di superare la barriera emato-encefalica influenzando la funzione cerebrale legandosi ai recettori dei neuroni. L’insulina può anche incrementare il trasporto dell’aminoacido triptofano aumentando così la produzione di serotonina.

DEPRESSIONE E ACIDI GRASSI

Uno studio effettuato negli USA al Laboratory of Membrane Biophysics and Biochemistry suggerisce che le carenze di certi acidi grassi possono contribuire a sviluppare sintomi depressivi nell’alcolismo, sclerosi multipla e depressione post-partum. Lo studio afferma che un livello adeguato specialmente di acido docosaesaenoico (DHA) è in grado di ridurre lo sviluppo di depressione. Gli acidi grassi omega-3 sono coinvolti sia nell’attività cerebrale sia cardiaca. E ciò spiega il legame fra depressione e malattie cardiovascolari. In una recente lettera agli Archives of General Psychiatry, i dottori W. Emanuel Severus e B. Ahrens, della Freie University in Berlino, e Andrew Stoll di Boston, suggeriscono che la carenza di acidi grassi omega-3 sia il punto di connessione che può spiegare perché pazienti affetti da depressione maggiore siano molto più a rischio di sviluppo e morte per patologie cardiache.

DEPRESSIONE E ORMONI FEMMINILI

La donna sviluppa la depressione unipolare il doppio rispetto all’uomo. Questo è il motivo per cui si è focalizzata molto l’attenzione su come l’apparato riproduttivo femminile interagisca con l’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surreni) che regola la risposta dell’organismo allo stress. Attraverso questo asse, lo stress influenza notevolmente gli ormoni femminili. Ciò può drammaticamente interrompere i meccanismi dell’ovulazione provocando, nei casi estremi, amenorrea e infertilità. Tuttavia, a causa di numerosi meccanismi feedback, le fluttuazioni di ormoni sessuali come l’estradiolo ed il progesterone sono in grado di influenzare la secrezione di importanti ormoni dello stress. Depressione, disturbi dell’alimentazione, alcolismo e altre dipendenze spesso si sviluppano a causa del disequilibrio apportato all’asse HPA da parte degli estrogeni. Un’iperattività dei sistemi legati allo stress è associata a melanconia (ansietà, insonnia, perdita della libido), mentre una riduzione di attività è più legata alla depressione tipica (stanchezza, letargia, indifferenza).

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