CURARE L’INTESTINO PER ELIMINARE PER SEMPRE LE PATOLOGIE CRONICHE.

23-06-2019

La microflora intestinale è varia e abbondante. Sono state isolate circa 400 specie e si calcola che il numero di microrganismi presenti nel colon vada da 10 a 100 miliardi per grammo di materia fecale, il che significa che abbiamo più cellule microbiche che umane. Il metabolismo dei batteri produce molte sostanze chimiche, alcune delle quali sono nocive per l’uomo. Per disbiosi si intende un’alterazione dell’ecologia microbica che provoca malattia, una situazione che si può verificare nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale o nella vagina. Nella disbiosi microrganismi normalmente innocui, tra cui batteri, saccaromiceti e protozoi, causano malattia producendo tossine o alterando la nutrizione o la risposta immunitaria dell’ospite. Alcune delle sostanze tossiche da essi prodotte sono cancerogene, mentre altre provocano una reazione allergica. Certi microrganismi patogeni trasformano addirittura in cancerogeni alcuni composti di origine alimentare e alcuni prodotti della secrezione epatica. Purtroppo, molti prodotti del metabolismo microbico e molte tossine passano facilmente dall’intestino al sangue. Sia l’uso eccessivo di antibiotici, sia lo sviluppo di microrganismi antibiotico-resistenti, le alterazioni della microflora intestinale e la maggiore incidenza di parassiti contribuiscono allo sviluppo di batteri anomali nell’intestino. L’uso eccessivo di antibiotici ad ampio spettro ha portato a un aumento di saccaromiceti, miceti e organismi anaerobi nel tratto gastrointestinale, alcun idei quali son diventati resistenti agli antibiotici. Importanti ricerche hanno dimostrato che questi microrganismi intestinali patogeni producono metaboliti tossici che avvelenano i sistemi enzimatici del nostro organismo. Alcune di queste sostanze sono molto simili a normali metaboliti del ciclo di Krebs, che è la serie di processi chimici grazie ai quali i mitocondri producono l’energia necessaria alla cellula per funzionare. L’avvelenamento di questi enzimi ha effetti devastanti perche, in mancanza dell’energia sufficiente, i processi cellulari si alterano. Alcune di queste sostanze, inoltre, simulano le funzioni dei neurotrasmettitori grazie ai quali funzionano il cervello e il sistema nervoso. La presenza nell’organismo di forme anomale o di livelli inadeguati di neurotrasmettitori può causare notevoli disfunzioni cerebrali e alterazioni del comportamento. Alcune di queste sostanze possono addirittura essere allucinogene. È interessante notare che molte di queste sostanze anomale sono state trovate nell’urina di soggetti autistici.
I pazienti affetti da psoriasi, per esempio, che hanno alti livelli di endotossine batteriche circolanti, migliorano rapidamente se prendono colestiramina, un farmaco che si lega alle endotossine intestinali. In uno studio controllato su 92 pazienti la salsasaponina, una saponina estratta dalla salsapariglia e dotata della proprietà di legarsi alle endotossine, ha determinato un notevole miglioramento delle condizioni nel 62% dei pazienti e nel 18% dei casi ha portato alla risoluzione completa del problema. Le ricerche sulla disbiosi intestinale sono talmente avanzate che oggi è possibile dimostrare la correlazione tra la presenza nell’intestino di tipi specifici di batteri e alcune malattie. Esiste per esempio una correlazione tra l’infezione intestinale da Shigella, Salmonella, Yersinia o Campylobacter e la sindrome di Reiter, una malattia infiammatoria che colpisce le articolazioni e l’occhio. Ciò induce a pensare che il corpo reagisca a queste proteine batteriche formando anticorpi, i quali interagiscono anche con i tessuti articolari. È dimostrato che i pazienti affetti da spondilite anchilosante, artrite reumatoide e vasculite hanno una maggiore permeabilità intestinale, che probabilmente è un fattore determinante nell’insorgenza di questi disturbi. Infatti, il problema delle tossine intestinali si aggrava ulteriormente in presenza di lesioni della barriera mucosa intestinale. In tal caso oltre a una maggiore quantità di tossine, entrano nel corpo anche batteri vivi, frammenti di batteri e saccaromiceti morti e proteine di origine alimentare. Per descrivere questa situazione, che determina un forte sovraccarico per il fegato e provoca allergie alimentari, è stato coniato il termine leaky gut, o sindrome da eccessiva permeabilità intestinale. In questi ultimi anni è stato definitivamente dimostrato che infiammazione ed eccessiva permeabilità intestinale son associate a molte patologie croniche, tra cui le malattie autoimmuni. L’intestino troppo permeabile è un riscontro tipico in situazioni che vanno dall’infezione all’allergia alimentare, dal morbo di Crohn all’eczema e alle malattie autoimmuni, quali artrite reumatoide e spondilite anchilosante.
Quando l’intestino risulta danneggiato da un’infezione, un’infiammazione o un’allergia alimentare, il passaggio nel corpo di sostanze che normalmente ne sono escluse aumenta in maniera brutale. Questo problema si presenta soprattutto nelle patologie intestinali infiammatorie croniche quali il morbo di Crohn, in cui l’assorbimento di tossine si moltiplica fino a sei volte rispetto alla norma. La permeabilità del tubo gastrointestinale si può valutare con il test di assorbimento del lattulosio/mannitolo, un esame in cui viene misurata la velocità di assorbimento del lattulosio, una molecola così grossa che normalmente non entra nel corpo in quantità apprezzabili. Studi condotti su una vasta gamma di malattie hanno dimostrato che il maggiore assorbimento intestinale del lattulosio è ben correlato con situazioni cliniche e patologiche e che spesso i valori ritornano normali quando il paziente migliora, mentre peggiorano non appena si aggravano i sintomi. Quando per esempio i pazienti affetti da morbo di Crohn vengono messi a dieta e nutriti esclusivamente con alimenti sintetici, il rapporto lattulosio/mannitolo si abbassa in concomitanza con un netto miglioramento delle condizioni cliniche. Numerosi autori hanno riferito l’esistenza di una correlazione tra permeabilità e infiammazione intestinale. Nelle malattie dell’intestino tenue quali il morbo celiaco (una grave allergia al frumento detta anche enteropatia da glutine), la permeabilità alle molecole di grosse dimensioni aumenta e, paradossalmente, diminuisce quella alle molecole piccole. Quest’ultimo effetto è dovuto alla distruzione dei microvilli, le minuscole pieghe della parete intestinale che ne moltiplicano la superficie di assorbimento. Mentre in un soggetto sano tale superficie è di circa 180 metri quadrati, in un celiaco non trattato si riduce dell’80% e non è in grado di selezionare ciò che la attraversa. Dopo l’assunzione di una sola dose per bocca di glutine, la permeabilità intestinale dei celiaci si altera notevolmente. Evitando scrupolosamente il glutine, l’intestino guarisce molto in fretta e in una settimana la permeabilità torna a essere quasi normale.

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