VITAMINA A PER UNA VISTA NORMALE.

15-09-2016

La vitamina A è essenziale per una vista sana e normale. Circa l’uno per cento del nostro rifornimento giornaliero di vitamina A viene utilizzato dalla retina, l’organo che riceve e trasmette le immagini formate dal cristallino. Le persone carenti di questa vitamina soffrono spesso di cecità notturna, ovvero incapacità dell’occhio di adattarsi all’oscurità. Secondo il dottor John Dowling, professore di biologia della Harvard University, la cecità notturna – o insensibilità dell’occhio alla luce crepuscolare – è una delle malattie più anticamente conosciute dell’uomo, ed anche la sua cura risale a tempi remoti. Certi papiri medici dell’antico Egitto prescrivevano il fegato crudo come cura specifica per recuperare la visione notturna. Tuttavia, secondo il dottor Dowling, solo nel ventesimo secolo la vitamina A venne ufficialmente riconosciuta come il fattore chiave per una migliore visione crepuscolare. La causa fisiologica della cecità notturna risiede nel pigmento della retina. La retina è composta da due tipi di cellule: i coni, sensibili alla luce e ai colori, e i bastoncelli sensibili alla luce debole e al bianco e nero. I coni sono utilizzati soprattutto di giorno, mentre i bastoncelli ci permettono la visione notturna. I bastoncelli contengono la rodopsina , composta di opsina (una molecola proteica) e retinene (una forma di vitamina A). Quando la luce raggiunge la retina, scompone la rodopsina in queste due componenti. Questa reazione chimica invia degli impulsi nervosi al cervello attraverso il nervo ottico. Gli impulsi nervosi formano l’immagine di qualunque cosa si guardi. Il grado di scomposizione della rodopsina è in funzione della quantità di luce che penetra l’occhio. Una luce di forte intensità accelera la scomposizione della rodopsina, causando la sensazione di luminosità intensa. Per far sì che la visione sia costante, la rodopsina si ricompone dal retinene e dall’opsina, tanto rapidamente quanto si è scomposta. Questo ciclo di degenerazione e rigenerazione continua per tutta la vita. Tuttavia, in questo processo un pò di retinene viene distrutto, e se le riserve di vitamina A non sono costantemente ripristinate, l’occhio perde la sua capacità di buon adattamento all’oscurità. “La rodopsina deve essere immediatamente rigenerata dalla vitamina A perché la visione possa continuare senza indebolirsi. Ma in caso di carenza vitaminica, la rigenerazione è lenta e i bastoncelli divengono meno sensibili alla luce, con il risultato di una debole capacità visiva nella scarsa luce, ovvero cecità notturna”, secondo quanto afferma Glenn Kittler in un articolo sul Richmond Times Dispatch. Il dottor George Wald, dell’Università di Harvard, ha dimostrato inoltre che la scarsità di vitamina A inibisce anche la sensibilità delle cellule necessarie alla visione di normali condizioni di luce, perché la vitamina A è importante anche per i pigmenti visivi dei coni. L’osservazione di soggetti nutriti con diete carenti di vitamina A ha dimostrato che ad alcune persone occorre un periodo di tempo più lungo per accusare una cecità notturna. La ragione di ciò, secondo ricercatori inglesi, sta nel fatto che gli esseri umani differiscono riguardo al quantitativo di vitamina A che sono in grado di immagazzinare nel fegato. Di conseguenza, se un individuo inizia una dieta povera di vitamina A, ma ne possiede ampie riserve, può anche non notare alcun cambiamento nella sua visione notturna per settimane o addirittura per mesi. Un altro individuo posto alla medesima dieta, ma senza riserve di vitamina A, può presentare sintomi di cecità notturna nel giro di pochi giorni. Altrettanto importante è il fatto che i soggetti sofferenti di cecità notturna si dividono in due categorie: quelli che recuperano prontamente la loro capacità visiva normale, una volta reintegrata la vitamina A nella dieta, e quelli che si ristabiliscono più lentamente (talvolta in un periodo di qualche mese).
Nei suo esperimenti sulla cecità notturna dei ratti, che possiedono un grande numero di cellule responsabili della visione crepuscolare, il dottor Dowling annotò il depauperamento delle loro riserve di vitamina A. Come egli supponeva, quando gli animali non ricavavano dal cibo un sufficiente quantitativo di vitamina A, attingevano alle riserve del fegato. Nei giovani ratti le riserve duravano dalle tre alle quattro settimane. Durante questo periodo, il tasso di vitamina A nel sangue e la rodopsina degli occhi rimanevano normali. Quando tutta la vitamina A del fegato era esaurita, il suo livello nel sangue scendeva rapidamente e a ciò faceva seguito la diminuzione del quantitativo di vitamina A negli occhi. Due o tre settimane più tardi, anche l’opsina cominciava a diminuire. Il dottor Dowling e i suoi colleghi poterono osservare l’effetto reale della carenza di vitamina A sulla visione degli animali, misurando la sensibilità degli occhi dei ratti con la quantità di luce necessaria per ottenere una reazione. Durante le primissime settimane dell’esperimento, gli occhi dei topi reagivano normalmente. Ma a partire dalla quinta settimana fu necessaria sempre più luce per avere una sia pur minima reazione. Tuttavia, malgrado le difficoltà di visione, gli occhi dei ratti non riportarono lesioni permanenti. Forti dosi di vitamina A, somministrata per pochi giorni, restituirono alla retina dei ratti le sue capacità normali. A questo punto dell’esperimento, il dottor Dowling si trovò di fronte a un problema: i ratti non vivevano abbastanza da permettergli di scoprire cosa accadeva ai loro occhi. La vitamina A è essenziale per mantenere in buona salute i tessuti dell’organismo. Dopo otto o nove settimane di dieta carente di vitamina A, i ratti perdevano peso, avevano disturbi respiratori e contraevano facilmente delle infezioni. Un ratto privato di vitamina A per 10 o 12 settimane, generalmente muore. Per risolvere questo problema, il dottor Dowling somministrò ai topi acido di vitamina A, che a quanto pare non è convertito in vitamina A nei tessuti organici dei topi. L’acido di vitamina A manteneva sani i ratti, lasciando immutato allo stesso tempo il loro stato di carenza di questa vitamina. I ricercatori erano in grado di tenere in vita gli animali e contemporaneamente osservare il declino della vista per la carenza di vitamina A. Con questa nuova dieta, la cecità notturna dei ratti diventò grave. Le cellule visive della retina cominciarono a degenerare e al decimo mese dell’esperimento erano completamente distrutte. Gli animali erano totalmente ciechi, incapaci di reagire alla luce di qualsiasi intensità. Anche con forti dosi di vitamina A non fu più possibile restituire la vista ai ratti. Quando guidate l’auto di notte, la luce dei fari dei veicoli che incrociate diretta sui vostri occhi, scompone rapidamente la rodopsina. Secondo alcune ricerche, un guidatore medio alla velocità di 90 km/h, viaggia per oltre una trentina di metri nella più totale cecità, dopo aver incrociato altre automobili con i fari accesi. Per la persona con basse riserve di vitamina A, la distanza percorsa alla cieca è due o tre volte maggiore. Poiché la visione notturna dipende esclusivamente dai meccanismi relativi alla vitamina A, anche una leggera carenza la può menomare. Se siete eccessivamente sensibili alla luce dei fari d’auto e vi occorre un certo tempo per recuperare la visione normale dopo aver incrociato dei veicoli di notte, e faticate a distinguere gli oggetti dal loro sfondo, allora avete bisogno di vitamina A. Una carenza più grave di questa vitamina può generare altri problemi, come occhi stanchi e doloranti dopo la lettura o un lavoro di precisione. Una carenza acuta causa irritazione e bruciore agli occhi, palpebre infiammate, mal di testa e dolori ai bulbi oculari. La nostra necessità di vitamina A dipende in parte dal nostro tipo di lavoro o da altre attività. Per esempio, gli impiegati di un ufficio che leggono sotto una luce intensa, hanno maggior bisogno di vitamina A di quelli che lavorano in ambienti di luminosità moderata. D’altra parte, minatori o fotografi, che lavorano nella semioscurità, dove si richiede una buona visione notturna, dovrebbero aumentare anch’essi le loro dosi di vitamina A nella dieta. E chi progetta una vacanza sulla spiaggia o sulla neve, si ricordi di portare con sé della vitamina A. La luce riflessa dalla sabbia o dalla neve può danneggiare la visione notturna.

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