RADICE DI LIQUIRIZIA: UN POTENTE ANTIVIRALE.

24-01-2017

Il principio attivo principale contenuto nella radice di liquirizia è la glicirrizina. L’assorbimento di glicirrizina (GL) è vincolato alla presenza nell’intestino di Eubacterium sp., un gruppo di batteri saprofiti in grado di produrre una beta-D-glucoronidasi specifica per le strutture tipo GL che idrolizza quest’ultima in acido 18-beta-glicirretico (GLA), che è di fatto la forma in cui questa sostanza viene principalmente assorbita nell’organismo. In realtà anche una piccola parte di GL viene assorbita nell’intestino crasso ma è soprattutto sotto forma di GLA che viene assorbita tanto nel piccolo che nel grande intestino. L’attività antivirale della GL e del GLA è già nota da tempo. La GL, ha dimostrato attività in vitro contro cellule infettate dall’herpes virus di tipo 1 (HVS 1) e tale azione è stata confermata in un modello in vivo (topi immunodepressi). Del resto l’attività della GL nei confronti dell’herpes zoster (HVZ) era già stata testata in pazienti affetti dalla malattia e risultava competitiva con quella di Acyclovir, gammaglobuline ed IFN beta. Ma la GL è stata soprattutto impiegata nella terapia dell’epatite virale: un trial clinico su 10 pazienti affetti da epatite B cronica ha analizzato l’azione della GL in associazione con quella IFN beta. La GL avrebbe dimostrato in quattro pazienti un’azione antivirale ed una migliore tollerabilità quanto ad effetti collaterali rispetto alla terapia con IFN beta. Tale trial è stato riprodotto successivamente in 17 pazienti affetti da epatite cronica B (terapia: quattro settimane GL + quattro settimane IFN alfa) dimostrando una buona tollerabilità ed una attività antivirale significativa. La somministrazione di GLA in sette persone con epatite B cronica avrebbe apportato un beneficio istologico ed ematochimico sul decorso della malattia. Da un recente lavoro sembrerebbe che l’azione della GL consista nella sialilazione dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B modificandone la natura di superficie e rendendolo probabilmente più facilmente riconoscibile dal sistema immunitario. L’azione della GL non è comunque limitata all’epatite di tipo B: essa ha dimostrato di esercitare azione antivirale in vitro nei confronti del virus dell’epatite A. La sua attività in questo senso non sembra essere di tipo virucida; impedirebbe piuttosto la penetrazione del virus all’interno delle cellule.
Nell’epatite C sono disponibili anche dati sull’uomo: in un trial clinico su 8 persone che non rispondevano a terapia con solo IFN (miglioramento ematochimico inferiore del 50%) è stato notato che dopo terapia a base di IFN+GL si otteneva un miglioramento ematochimico di circa il 70% in tutti i pazienti. Tale differenza significativa tra terapie con solo IFN e terapia combinata di IFN+GL viene riportata anche in un altro trial clinico su 27 persone affette da epatite cronica di tipo C. In un caso clinico l’uso di GL (160 mg al giorno) è stato in grado di migliorare la funzionalità epatica in un paziente con epatite cronica di tipo B ricorrente dopo trapianto epatico. La GL del resto, indipendentemente dall’attività antivirale, possiede un’indubbia azione epatoprotettiva, esercitando così una doppia azione terapeutica in persone affette da epatite cronica. Studi in vitro hanno dimostrato che la GL è in grado di inibire il rilascio di transaminasi da epatociti di ratto sottoposti all’azione di anticorpi antimembrane cellulari epatiche e fosfolipasi A2. Esperimenti in vivo, su ratti, hanno invece dimostrato che 100 mg/kg/die di GL sono in grado di esercitare una significativa protezione a livello epatico sulle lesioni da ischemia/riperfusione e tali risultati sono stati riprodotti anche a dosaggi inferiori di GL (20/mg/kg/die). Un interessante lavoro ha recentemente paragonato l’azione epatoprotettiva della GL e del GLA: quest’ultimo è stato in grado di proteggere una coltura di epatociti di ratto sottoposti all’azione del tetracloruro di carbonio ad un dosaggio di 5-50 microgrammi/ml contro i 1.000 microgrammi/ml di GL necessari per ottenere lo stesso effetto. Probabilmente la migliore azione epatoprotettiva del GLA è da porsi in relazione con il maggiore assorbimento del GLA negli epatociti. Va inoltre citata l’azione benefica della GL sulla disfunzione epatica provocata dal Citomegalovirus (CMV) dimostrata su pazienti in età pediatrica. Tale azione è stata riprodotta in colture cellulari e questi dati sono serviti per elaborare un successivo protocollo terapeutico in cui 10 mg al giorno di GL per una settimana hanno riportato nella norma i valori ematochimici di tre bambini affetti da epatite da CMV. La GL ed il GLA sono dunque molecole ad azione antivirale dimostrata tanto in vitro che in vivo ed in trials clinici sull’uomo in caso di infezione da HVS, HVZ, virus dell’epatite B e C e CMV: nel caso di epatite B e C ad un’azione antivirale si associa una benefica azione epatoprotettiva che probabilmente influisce positivamente sul decorso della malattia.

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