FRUTTOSIO: TOSSICO COME L’ALCOL.

13-09-2016

Il fruttosio è metabolizzato esclusivamente dal fegato, e molte delle conseguenze del suo metabolismo sono negative. Come chiamereste una sostanza che può essere metabolizzata esclusivamente dal fegato e produce danni? Io lo chiamo “veleno”.

(Dr. Robert Lustig).

In seguito alla conferenza tenuta dal Dr. Robert Lustig (un endocrinologo pediatrico che lavora all’University of California, San Francisco (UCSF) dove insegna clinica pediatrica), riguardo al ruolo degli zuccheri, particolarmente del fruttosio, nell’insorgenza della sindrome metabolica (obesità e patologie associate), c’è stato un crescente interesse intorno al ruolo e al destino metabolico di questo zucchero e al suo legame con determinate malattie.

NOTA BENE: si parlerà del fruttosio raffinato e degli sciroppi a base di fruttosio. Quello che segue non è applicabile agli alimenti che lo contengono naturalmente, i quali sono composti da un complesso di nutrienti in grado di annullare e invertire gli effetti nocivi di questo zucchero. Il consumo di alimenti contenenti naturalmente un alto tenore di fruttosio non provoca alcuno degli effetti descritti in basso: frutta e verdura sono assolutamente salutari, salvo patologie specifiche (esempio deficit della fruttosio-1-fosfato-aldolasi meglio noto come “intolleranza al fruttosio”).

Il fruttosio ha effetti molto simili all’etanolo, giungendo a provocare addirittura, oltre al ruolo giocato nella predisposizione all’insulino-resistenza, danni del tutto sovrapponibili all’abuso di alcol. Il fruttosio in eccesso sembra alla base dell’epidemia di sindrome metabolica a causa del suo particolare metabolismo, che risulta in deplezione intracellulare di ATP, produzione di acido urico, disfunzione endoteliale, stress ossidativo, lipogenesi e glicazione proteica. Queste le accuse “in parole povere”:

• Aumento della resistenza insulinica-predisposizione al diabete (mediato dall’attivazione dell’enzima JUNK-1 e dal deposito di acidi grassi nei muscoli).

• Neosintesi lipidica (DNL) con produzione di colesterolo “cattivo” e relativa dislipidemia.

• Aumento del deposito di grasso intra-addominale che può condurre al “fegato grasso” (steatosi epatica).

• Aumento della pressione arteriosa (ipertensione).

• Diminuzione del senso di fame /aumento del consumo di alimenti calorici, che conduce ad aumento di peso.

• Aumento di acido urico (uricemia) che può portare allo sviluppo di gotta e ipertensione.

• Predisposizione ad aterosclerosi, malattie cardiache e, più in generale, alla sindrome metabolica.

• Attivazione dell’enzima JUNK-1, una chinasi, che è un enzima infiammatorio. (infiammazione epatica, epatite steatosica).

Praticamente pensi di bere zucchero ma bevi grassi.

MA PERCHÉ IL FRUTTOSIO È PIÙ PERICOLOSO DEL GLUCOSIO E DELLO ZUCCHERO BIANCO?

- Il saccarosio (zucchero bianco, ma anche zucchero di canna) è un disaccaride composto da una molecola di glucosio + una molecola di fruttosio.

- Il fruttosio è metabolizzabile esclusivamente dal fegato, a differenza del glucosio che può essere metabolizzato (quindi utilizzato) da tutte le cellule del nostro organismo. Ciò comporta un notevole sovraccarico per quest’organo.

Il fruttosio, a differenza del glucosio, non può essere “depositato” come glicogeno (la riserva organica di glucosio, fatta di polimeri di glucosio, assolutamente innocuo per il fegato) ma deve essere metabolizzato per intero. Per chi vuole approfondire sui meccanismi ma non abbastanza da leggersi la bibliografia, il metabolismo epatico del fruttosio comporta:

1. La produzione di acido urico (che la nostra specie non è in grado di metabolizzare in quanto non dotata di uricasi, un enzima in grado di rendere innocuo questo vero e proprio “prodotto di rifiuto nocivo”). Un eccesso di acido urico è alla base della gotta, ma causa anche ipertensione ed è forse legato direttamente ad un aumento del rischio cardiovascolare. L’ipertensione da fruttosio, infatti, è annullata dalla somministrazione di allopurinolo, un farmaco antigottoso.

2. La produzione di grandi quantità di piruvato (ma anche di xiluloso-5-fosfato), che conducono alla genesi di grandi quantità di citrato (sono intermedi metabolici) con conseguente aumento della produzione di una frazione molto dannosa del noto “colesterolo” (LDL a bassa densità /VLDL), in quantità tali che, se il consumo è eccessivo e cronico (es. bevande gassate a tavola o a scuola) ha luogo un deposito intraepatico che può portare all’instaurarsi del cosiddetto “fegato grasso” (steatosi epatica).

3. La liberazione di grandi quantità di acidi grassi che andranno a depositarsi nei muscoli aumentando la resistenza insulinica, il deposito di grassi a livello dei muscoli è la causa dell’atrofia muscolare da alcolismo.

4. Aumento del deposito di grasso addominale (mesentere): è di dominio pubblico oramai che si tratti del “grasso più pericoloso”.

5. E’ uno zucchero ad elevato potere glicante (glicazione proteica con produzione di AGEs). Gli AGE (che significa letteralmente “prodotto glicato finale”) si producono anche durante la cottura di alimenti contenenti proteine e zuccheri quindi esiste un loro apporto dietetico “tal quale”. Il legame degli AGE al recettore “RAGE” (recettori per la glicazione finale), che noi esprimiamo in molti tessuti, comporta un aumentata predisposizione all’arteriosclerosi, asma, artrite, eventi cardiovascolari, nefropatie, retinopatie, periodontiti e neuropatie. A causa dell’instabilità molecolare del suo anello furanoso, il fruttosio, oltre alla glicazione, promuove la formazione dei ROS (specie reattive dell’ossigeno, forti ossidanti meglio noti come “radicali liberi” e, tra questi, i più potenti sono l’anione superossido, il perossido d’idrogeno e il radicale ossidrilico). La battaglia contro i radicali liberi non è appannaggio unico della lotta contro l’invecchiamento, pur essendo importanti elementi del nostro sistema difensivo quando l’organismo li controlla, si tratta di uno dei meccanismi più importanti in gioco nel danno cellulare.

6. La resistenza insulinica che porterebbe ad un aumento di questo ormone in circolo (iperinsulinemia), con tutte le conseguenze nefaste che ciò comporta (per scoprirle basta una ricerca in rete, per riassumerle: ipoglicemia, diabete, sindrome dell’ovaio policistico, ipertrigliceridemia/dislipidemia, ipertensione, coronaropatia, aumento del rischio cardiovascolare, aumento di peso, letargia forse mediata da un’ipofunzione tiroidea).

7. Attivazione del JUNK-1: oltre all’infiammazione provoca resistenza insulinica fosforilando il ser-307 quindi inattivando IRS-1 (il recettore per l’insulina). JUNK-1 è un sospettato anche in medicina oncologica, in relazione al cancro al fegato e alla diffusione metastatica del carcinoma gastrico, ma non solo.

8. In modelli animali è stato provato che il fruttosio inibisce l’assorbimento di calcio e i livelli di vitamina D ematica.

Solitamente il fruttosio si trova nei reparti dietetici, quindi il consumatore pensa che sostituire lo zucchero bianco con il fruttosio contribuisca a gestire il peso. Abbiamo già visto come il deposito di grassi aumenti a causa del metabolismo di questo zucchero. Ma c’è un altro meccanismo: il fruttosio non è in grado di dare al cervello il segnale di sazietà, sia perché il cervello non è in grado di utilizzarlo sia perché questo non attiva la produzione di leptina, l’ormone che dice al cervello che siamo sazi.

MA IL FRUTTOSIO FA SEMPRE MALE?

No. Tutti questi effetti deleteri vengono annullati se il fruttosio viene consumato durante un’attività fisica intensa…ed è bene sottolineare “intensa”. Lo sciroppo di mais è lo zucchero più spesso utilizzato nelle bevande artificiali e nei fast food…si trova nel ketchup, nel pane, negli hamburger. Alla luce di quanto detto emerge senz’altro che non ci sono motivi per preferire il fruttosio allo zucchero convenzionale, ci sono invece motivi per avere, nei confronti di questo zucchero, un atteggiamento cauto ed evitare di assumerlo, ma soprattutto di proporlo ai bambini tal quale o sotto forma di bevande zuccherate, merendine, salse ecc. Per i più piccoli in particolare è comunque meglio scegliere dolcificanti naturali (non raffinati, quindi con tutto il “complesso” di nutrienti con i quali la natura li ha concepiti, come la frutta secca, il malto e, forse, lo sciroppo d’acero o d’agave se non troppo trattati e biologici).

 

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