IL DOTTOR BACH: CHI ERA COSTUI?

01-03-2016

"Ogni essere umano è unico e possiede una personalità che gli è propria, non è soltanto un'unità, nè un numero, nè un pezzo di una grande macchina. Ogni individuo ha una vita da vivere, un compito da svolgere, una splendida personalità, una meravigliosa individualità, e se può restare fedele a se stesso, la malattia non potrà affliggerlo".

Dott. Bach.

Edward Bach nacque il 24 settembre 1886 a Moseley, cittadina nella verde campagna gallese, in Inghilterra. Fin da bambino dimostrò una grande sensibilità verso tutte le manifestazioni legate alla sofferenza, non soltanto umana, ma relativa a qualsiasi creatura vivente. Decise perciò, molto presto, che da grande avrebbe fatto il medico. Il suo desiderio e la sua volontà si rafforzarono quando, durante il periodo dell'adolescenza, lavorò per breve tempo nella fonderia del padre. Questa esperienza lo mise in contatto direttamente con l'ambiente del lavoro e gli fece capire quanto i lavoratori covassero, nel più profondo dell'animo, una grande paura di ammalarsi e di morire. Si laureò così in medicina nel 1912 e a Londra iniziò ad esercitare la professione ottenendo subito notevoli consensi. Spinto dal suo intuito e dalla sua grande sensibilità, Bach orientò le sue osservazioni in modo diverso rispetto ai canoni classici della medicina che aveva studiato sui banchi della facoltà. Cercò di porre tutta l'attenzione sulla personalità degli individui che incontrava ed in particolare su quella dei suoi pazienti rendendosi ben presto conto di quanto questa avesse una fondamentale incidenza sullo svolgersi della malattia, fino ad arrivare a pensare che essa fosse più determinante di qualsiasi sintomo fisico. Portò ancora oltre le sue ricerche dimostrando che una stessa cura non agiva nello stesso modo su pazienti diversi, anche se questi lamentavano gli stessi sintomi, così come malati che dimostravano di avere caratteristiche simili a livello caratteriale reagivano più o meno allo stesso modo di fronte alle terapie. Il successo che il dottor Bach otteneva nello svolgimento del proprio lavoro era grande, come era alta la stima dei colleghi e dei pazienti; tuttavia questo non bastava a placare l'insoddisfazione che egli sentiva crescere, giorno dopo giorno, per la medicina così come gli era stata insegnata. Le basi di tale discordia avevano già visto gli albori all'epoca dei suoi studi quando, passando ore negli ospedali, Bach si accorgeva di quanto fosse doloroso il processo di guarigione e di quanto potevano essere violenti i metodi di cura che pratiche come la chirurgia imponevano. Non solo, secondo lui questa medicina non prestava abbastanza attenzione alla personalità del malato, ma si concentrava soltanto sulla cura del sintomo fisico della persona. Bach sentiva e pensava, invece, che la guarigione dovesse svolgersi in modo dolce, indolore ed essere priva di ogni tossicità. Si lanciò così alla ricerca, sempre più attiva, di altri metodi di cura, puntando il suo interesse sull'Immunologia ed entrando come assistente di Batteriologia in un Centro Ospedaliero Universitario dove ottenne, ancora una volta, brillanti risultati nella ricerca scientifica. Scoprì infatti che certi germi intestinali, fino ad allora considerati come di scarsa importanza, erano strettamente legati a talune malattie croniche. Mise così a punto dei vaccini preparati sulla base di tali germi riuscendo ad ottenere regressioni soddisfacenti sulle patologie trattate. Qualche tempo dopo Bach si avvicinò ad un'altra filosofia medica, l'Omeopatia, che studiò e che gli permise di completare le ricerche in corso; trovò peraltro sette nuovi nosodi, rimedi omeopatici ottenuti da virus, riuscendo a classificare i germi intestinali in gruppi diversi, in corrispondenza alla loro azione. I nosodi di Bach furono ben accolti all'epoca e vengono ancora usati al giorno d'oggi. L'omeopatia aveva affascinato Bach perchè, come lui, sosteneva che ogni malattia doveva avere un trattamento personalizzato e che la forza della guarigione sta nel trattare il malato e non la patologia. Durante il periodo passato completamente immerso nei suoi studi, Bach non si occupò nè si preoccupò molto della propria salute. Nel 1917, dopo essere stato operato d'urgenza per un'emorragia, apprese con sorpresa di avere un tumore alla milza in stadio ormai avanzato che gli lasciava una speranza di vita al massimo di tre mesi. Alla brutta notizia, la sua prima reazione fu una profonda depressione che tuttavia superò buttandosi a capofitto nel lavoro con il desiderio, prima di morire, di terminare le ricerche iniziate. Trascorse, così, i giorni e le notti che seguirono rinchiuso nel suo laboratorio di ricerca. Dopo i fatidici tre mesi non solo Bach era ancora in vita, ma la sua malattia stava addirittura regredendo. Bach sperimentò, in questo modo su se stesso, quanto una grande passione fosse in grado di sconfiggere anche un male apparentemente invincibile.
Intanto le ricerche sui nosodi lo portarono ancora più vicino alla sua futura forma di cura in quanto gli era sempre più chiaro che, nel caso specifico, un gruppo di batteri corrispondeva ad un certo tipo di personalità. Di conseguenza il dottor Bach iniziò a somministrare i rimedi in base alle caratteristiche della persona non prendendo in considerazione soltanto il sintomo fisico. Si delineò, a questo punto, in modo chiaro, un'intuizione fondamentale della filosofia del dottor Bach, un'idea che fu alla base della scoperta dei futuri rimedi floreali: la causa della malattia è l'indole, lo stato d'animo di una persona. Bach, tuttavia, non era ancora completamente soddisfatto dei suoi nosodi e decise, nel 1929, di fare un viaggio nel Galles, sua terra natale, per immergersi nella Natura che tanto gli mancava. La sua acuta sensibilità gli permise di "sentire" che nella Natura regnava quella perfetta armonia che era invece assente in molte persone malate e come la stessa Natura potesse essere in grado di riportare stabilità. Fu in seguito a queste riflessioni e meditazioni che trovò i fiori che gli permisero di creare i primi Rimedi floreali. Una volta rientrato, Bach si accorse che Londra gli era diventata insopportabile a causa dei rumori, degli odori e, soprattutto, per l'assenza della sua amata Natura. Decise perciò di chiudere lo studio medico, che peraltro era sempre affollatissimo, per ritirarsi nella campagna del Galles. Si dice che, alla partenza, nella sua valigia non ci fossero libri, ma soltanto comode scarpe per continuare le sue ricerche. Bach, in effetti, camminò moltissimo, immergendosi nel verde, e questo gli consentì di affinare ulteriormente il suo intuito tanto da arrivare a percepire le vibrazioni e le possibilità di guarigione dei vegetali che lo circondavano. Trovò, grazie alla sua sensibilità, uno dopo l'altro, i fiori che costituiscono ancora oggi i "Rimedi Floreali del Dottor Bach", detti anche "Fiori di Bach", che agiscono sulle emozioni negative che egli stesso aveva messo in luce e identificato come responsabili dell'insorgere delle malattie. Durante questo periodo Bach mise a punto i principi della sua filosofia dedicando la maggior parte del suo tempo nel preparare tutti i 38 Rimedi Floreali. I suoi unici scritti rimasti sono: "Guarisci te stesso" e "I dodici guaritori ed altri rimedi", due piccoli volumi realizzati tra il 1930 e il 1934 per cercare di far conoscere il suo pensiero e divulgarlo. In vita, quando decise di portare avanti le sue convinzioni, Bach incontrò parecchia ostilità da parte del corpo medico che non accettava le sue scoperte, ma ricevette invece un consenso enorme da parte della gente che vedeva i risultati positivi nella cura delle proprie patologie. Per questo motivo decise di depennarsi dall'albo dei medici, facendosi chiamare "Erborista". Il 27 novembre 1936 Bach morì nel sonno, ben diciannove anni dopo la diagnosi che gli aveva predetto soltanto tre mesi di vita. Poco tempo prima di morire Bach confessò ai suoi più stretti collaboratori: "la mia opera è compiuta, la mia missione in questo mondo è finita".

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