Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

01-04-2020

L’olio extra vergine di oliva, si sa, ha qualità formidabili se consumato a crudo. Ma non è detto che, se usato per cucinare, perda tutte le sue proprietà antiossidanti. È la tesi di un nuovo studio spagnolo, che ha di fatto dimostrato come questo tipo di olio mantenga livelli di antiossidanti considerati salutari anche quando viene cotto. Nel lavoro pubblicato dalla rivista Antioxidants, un team di ricercatori della Facoltà di Farmacia e Scienze alimentari dell’Università di Barcellona, insieme con il Centro de Investigación Biomédica en Red de Fisiopatología de la Obesidad y la Nutrición (CIBERobn) e l’Università di San Paolo, hanno simulato le condizioni di cottura di una cucina domestica per determinare come la cottura in casa influisca sui polifenoli dell’olio extra vergine. L’olio extra vergine di oliva è la principale fonte di grassi nella dieta mediterranea e ha una composizione unica di acidi grassi con un contenuto antiossidante più elevato rispetto ad altri oli alimentari. I suoi benefici per la salute sono principalmente attribuiti a questi componenti, che sono proprio i polifenoli. Per questo lavoro, gli studiosi hanno simulato le condizioni di cottura di una cucina domestica (differente da quella industriale), per determinare come questa possa influenzare i polifenoli dell’olio extra vergine. A tal fine, sono stati studiati gli effetti del tempo – per un breve e lungo tempo – e della temperatura – a 120° C e 170° C – sulla degradazione degli antiossidanti.
I risultati mostrano che durante il processo di cottura, il contenuto di polifenoli è diminuito del 40% a 120° C e del 75% a 170° C rispetto ai livelli di antiossidanti dell’olio a crudo. Di contro, il tempo di cottura avrebbe avuto un effetto su alcuni singoli fenoli, come l’idrossitirosolo, ma non sul contenuto totale di fenolo. Si tratta di livelli di antiossidanti che, dicono i ricercatori, continuano comunque a soddisfare i parametri che l’Unione Europea considera sani: “Nonostante la diminuzione della concentrazione totale di polifenoli durante la cottura, questo olio ha un livello di polifenoli che raggiunge l’indicazione sulla salute secondo la normativa europea, che implica proprietà che proteggano le particelle di colesterolo LDL dall’ossidazione”, sottolinea Julián Lozano, primo firmatario della ricerca, nel comunicato dell’Ateneo spagnolo. L’obiettivo ora dei ricercatori è analizzare gli effetti della cottura con olio extra vergine di oliva con altre matrici alimentari, come legumi o carni.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31963124

27-03-2020

Secondo uno studio dell’Università di Torino, la vitamina D potrebbe avere un ruolo preventivo e terapeutico per la gestione del Coronavirus perché garantirebbe la riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale e la capacità di contrastare il danno polmonare da iperinfiammazione. Da alcune ricerche, è emerso che la maggior parte dei contagiati non ne ha a sufficienza e per questo motivo si suggerisce ai medici di assicurare adeguati livelli di vitamina D nei soggetti positivi, nei loro congiunti, nel personale sanitario, negli anziani fragili, nelle persone in regime di clausura e in tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare. Inoltre, potrebbe anche essere considerata la somministrazione della forma attiva della vitamina D, il Calcitriolo, per via endovenosa nei pazienti affetti da Covid-19 e con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa. Anche a tavola non devono mancare i cibi più ricchi di vitamina D che sono: il salmone, le aringhe e le sardine, l’olio di fegato di merluzzo, il tonno in scatola, i gamberi, il tuorlo d’uovo e i funghi. Vanno bene anche gli integratori alimentari che contengano un minimo di 1.000 U.I. (25 mcg) di vitamina D.

18-03-2020

Un nuovo interessante studio condotto da 19 ricercatori medici cinesi in collaborazione con otto diversi centri di ricerca medica e università, ha concluso che le persone con gruppo sanguigno A hanno un rischio maggiore di contrarre il coronavirus SARS-CoV-2 e sviluppare la malattia di Covid-19 indipendentemente dal sesso o dall'età. Lo studio, ha anche indicato che la maggior parte dei pazienti di gruppo sanguigno A avevano maggiori probabilità di progredire nella malattia in fasi gravi o critiche rispetto al resto dei gruppi sanguigni. Lo studio è stato condotto dal dott. Jiao Zhao della School of Medicine dell'Università di Scienza e Tecnologia di Shenzhen e ha coinvolto 2.713 pazienti di tre ospedali terziari di Wuhan e Shenzhen.
Il gruppo AB0 su 3.694 persone normali a Wuhan ha mostrato una distribuzione del 32,16%, 24,90%, 9,10% e 33,84% rispettivamente per A, B, AB e 0, rispetto alla distribuzione del 37,75%, 26,42%, 10,03% e 25,80% rispettivamente per A, B, AB e 0, in 1.775 pazienti COVID-19 dell'ospedale di Wuhan Jinyintan. La percentuale di gruppo sanguigno A e 0 nei pazienti COVID-19 era significativamente più alta e più bassa, rispetto a quella delle persone normali. Un simile modello di distribuzione AB0 è stato osservato in 398 pazienti di altri due ospedali a Wuhan e Shenzhen. Le meta-analisi sui dati aggregati hanno mostrato che il gruppo sanguigno A presentava un rischio significativamente più elevato per COVID-19, mentre il gruppo sanguigno 0 presentava un rischio significativamente più basso per la malattia infettiva rispetto agli altri gruppi sanguigni. Inoltre, è stata analizzata l'influenza dell'età e del sesso sulla distribuzione dei gruppi sanguigni AB0 nei pazienti con COVID-19 di due ospedali di Wuhan (1.888 pazienti) osservando che l'età e il genere non hanno molto effetto sulla distribuzione.
I risultati hanno mostrato chiaramente che i soggetti di gruppo sanguigno 0 avevano il rischio più basso di contrarre la malattia Covid-19 rispetto a tutti gli altri gruppi sanguigni. In base a questa osservazione, i ricercatori hanno notato che anche durante l'epidemia di SARS-CoV nel 2003, uno studio peer-review pubblicato su JAMA, mostrava tratti simili in cui gli individui di gruppo 0 avevano un rischio inferiore di contrarre la malattia. Uno studio pubblicato nel 2005 sulla rivista Glycobiology ha dimostrato che gli anticorpi anti-A hanno inibito l'adesione cellulare del virus dimostrando che la minore suscettibilità del gruppo sanguigno 0 e una maggiore suscettibilità del gruppo sanguigno A per COVID-19 è collegato alla presenza di anticorpi naturali anti-gruppo sanguigno nel sangue, in particolare gli anticorpi anti-A. Questa ipotesi, ovviamente, avrà bisogno di ulteriori studi per essere confermata. Potrebbero esserci anche altri meccanismi alla base della suscettibilità differenziata dei gruppi sanguigni AB0 per COVID-19 che richiedono ulteriori studi per essere chiariti.
Gli autori affermano che questo studio potrebbe avere potenziali implicazioni cliniche data l'attuale crisi dovuto al COVID-19. Il primo è che le persone con gruppo sanguigno A potrebbero aver bisogno di una protezione personale particolarmente rafforzata per ridurre la possibilità di infezione. Il secondo è che i pazienti di gruppo sanguigno A infetti potrebbero aver bisogno di una sorveglianza più vigile. Il terzo è che potrebbe essere utile introdurre la tipizzazione del sangue AB0 sia nei pazienti che nel personale medico come parte ordinaria della gestione della SARS-CoV-2 e di altre infezioni da coronavirus, per aiutare a definire le opzioni di gestione e valutare i livelli di esposizione al rischio delle persone. I ricercatori hanno concluso affermando che a causa di alcune limitazioni, si dovrebbe essere cauti nell'utilizzare questo studio per guidare la pratica clinica in questo momento, e che occorrono ulteriori studi per confermare le loro osservazioni.

 

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.11.20031096v1

https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/200582

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18818423

10-03-2020

Tuberi e radici, come fare per introdurli nella propria dieta e come sceglierli? Alcuni dei tuberi o delle radici delle varietà meno note sono più facilmente reperibili direttamente dal contadino e attraverso i Gruppi d'Acquisto Solidale, oltre che presso i mercati agricoli e i mercati rionali. Sono spesso ricchi di proprietà benefiche da non sottovalutare. Ve ne segnalo alcuni che vi aiuteranno ad arricchire di varietà la vostra alimentazione quotidiana. Siete pronti a scoprire nuovi sapori grazie ai tuberi e alle radici? Al di là delle classiche patate e delle comuni carote, ecco qualche spunto per introdurre delle "novità" in tavola.

1. BARBABIETOLA ROSSA

La barbabietola rossa, o rapa rossa, dovrebbe essere presente più spesso sulle nostre tavole. E' ricca di fibre solubili e insolubili utili per la digestione, di sali minerali come ferro, potassio, calcio, magnesio e iodio, di antiossidanti e di vitamina C (nel tubero) e vitamina A (nelle foglie). Potete mangiare la barbabietola rossa, foglie e radici, sia cruda che cotta.

2. RAPA BIANCA

Della rapa bianca, o semplicemente rapa, si consumano sia la radice che le punte, meglio note come cime di rapa. Con la rapa solitamente si prepara una purea alternativa al classico purè di patate. La rapa bianca è stata utilizzata a lungo nella cucina povera della tradizione italiana. La sua riscoperta è lenta ma è bene sapere che la rapa bianca è ottima per preparare zuppe, minestre e contorni.

3. BATATA ROSSA

La batata rossa è un tubero inconsueto e particolare. È ricca di fibre, vitamina, potassio, magnesio, ferro e calcio. Contiene flavonoidi e antociani. Ha uno spiccato potere antiossidante e antietà. Contiene un'elevata concentrazione di sostanze benefiche per il nostro organismo sia al suo interno che nella buccia. A differenza delle normali patate, può essere consumata anche cruda con la buccia ben lavata.

4. TOPINAMBUR

Il topinambur è un tubero dall'ottimo sapore, molto delicato. È conosciuto anche con il nome di rapa tedesca. Ricorda le patate, ma ha la caratteristica di essere solitamente adatto anche all'alimentazione dei diabetici, poiché è in grado di tenere sotto controllo la glicemia. Inoltre contiene inulina, una fibra che aiuta la regolarità intestinale.

5. SEDANO RAPA

Il sedano rapa è un ortaggio molto particolare, ben differente dal sedano classico, o sedano da costa. Del sedano rapa, infatti, si utilizza e si consuma la radice. Si può parlare del sedano rapa come di un vero e proprio ortaggio da radice. È povero di calorie e presenta un gusto delicato, che lo rende adatto alla preparazione di numerose ricette, dalle zuppe, al purè, alle cotolette vegetali.

6. PASTINACA

La pastinaca somiglia ad una carota ma in realtà deriva da una pianta antica che nasceva spontaneamente in tutta Italia fino a 1500 metri di altitudine. È una radice bianca dal sapore dolce. La si può consumare sia cruda che cotta, ad esempio in zuppe e minestre. È ricca di potassio, calcio e fosforo.

7. CAROTE VIOLA

Le carote di colore arancione sono le più diffuse. Tutti noi le conosciamo, ma avevate mai assaggiato le carote viola? Si tratta di una varietà di carote che negli ultimi anni è al centro di una vera e propria riscoperta. Le carote viola hanno un contenuto di antociani 28 volte superiore a quello delle carote più comuni. In origine tutte le carote erano viola, poi pare che il loro colore sia stato modificato in onore dei regnanti del tempo, la casata degli Orange.

8. ZENZERO

Lo zenzero è una radice a cui vengono attribuite numerose proprietà curative. Placa la nausea, è utile per prevenire il mal di gola, favorisce la scomparsa di dolori muscolari e articolari, è d'aiuto per alleviare i sintomi dell'influenza e del raffreddore e favorisce la digestione, solo per citare alcuni dei suoi benefici principali. Non vi resta che aggiungere un tocco di zenzero alle vostre ricette.

9. CURCUMA

La curcuma è una pianta coltivata per beneficiare delle proprietà delle sue radici. Le radici di curcuma vengono solitamente essiccate e ridotte in polvere, per consentirne l'utilizzo come spezia per il condimento. La curcuma è ricca di proprietà benefiche, ad esempio è un antinfiammatorio naturale e migliora le funzioni di stomaco e intestino.

10. RAFANO

Il rafano è noto anche come cren o barbaforte. Le foglie giovani di rafano sono ricche di vitamina C e in passato venivano impiegate per curare lo scorbuto. È una pianta rustica e facile da coltivare. La coltivazione del rafano avviene a partire dalla fine dell'autunno interrando pezzi di radice della pianta raccolti a fine estate. Una varietà particolare è il rafano nero tondo, che potrete coltivare a partire dai semi.

11. SCORZONERA

La scorzonera orticola è conosciuta anche come asparago d'inverno. Viene coltivata soprattutto in Piemonte e Liguria. Nel Nord Italia è facile trovarla come pianta spontanea. È ricca di vitamina B2, B6, riboflavina, C, A, manganese, potassio, calcio, fosforo, ferro. Contiene inoltre inulina e levulina. È considerata adatta per il consumo da parte dei diabetici e di persone che devono seguire un regime ipocalorico.

12. DAIKON

Il daikon è un ortaggio considerato minore nel mondo occidentale e proprio per questo motivo merita ancora di più di essere riscoperto. È un parente stretto del ravanello comune. Favorisce la depurazione dell'organismo, a partire dalle vie urinarie, contribuendo a contrastare la ritenzione idrica. È diuretico e drenante e può essere considerato un vero e proprio toccasana da aggiungere alle proprie ricette.

Martedì, 10 Marzo 2020 11:14

PABA: LA VITAMINA DIMENTICATA.

10-03-2020

L'acido para-amminobenzoico (PABA) è un cofattore idrosolubile naturale delle vitamine del gruppo B. È un antiossidante che neutralizza l'ossigeno, protegge dalle scottature del sole e previene i cancri cutanei. Secondo Pearson e Shaw, il paba, a dosaggi elevati (da 500 mg a 3 grammi al giorno) ha i seguenti effetti positivi sull'organismo:

- rallenta il processo di glicosilazione responsabile dei legami crociati;

- accresce la scioltezza delle articolazioni;

- supporta la fluidità delle membrane cellulari;

- protegge dagli inquinanti atmosferici di cui l'ozono e il fumo di sigaretta;

- ha un'attività antinfiammatoria e ristabilisce il loro colore naturale ai capelli grigi dal 10 al 25% dei casi.

L'utilizzo del paba come agente antiglicosilazione, permette di rallentare e perfino di invertire il cross-linking (legami crociati) nelle strutture proteiche dei tessuti connettivi come il collagene. Il cross-linking del collagene sembra essere un fattore primordiale nelle malattie degenerative come il presbitismo associato all'invecchiamento e nelle patologie fibrotiche, come la malattia di peyronie e la contrattura di Dupuytren.

Martedì, 10 Marzo 2020 11:12

TOSSE NOTTURNA? MIELE ALTRO CHE SCIROPPO...

10-03-2020

Fino ad oggi lo abbiamo considerato il “rimedio della nonna” per antonomasia. Ma ora prepariamoci a rivalutarne scientificamente le proprietà benefiche. Parliamo del miele, che secondo uno studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista “Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine”, sarebbe il miglior trattamento possibile per aiutare a dormire tranquilli i bambini con la tosse. I ricercatori del College of Medicine della Pennsylvania State University hanno diviso 105 bambini e ragazzi dai 2 ai 18 anni affetti da infezioni respiratorie del tratto superiore e tosse notturna in tre gruppi: al primo hanno somministrato un cucchiaino di miele prima di andare a letto, al secondo un cucchiaino di sciroppo a base di destrometorfano (il più comune farmaco anti-tosse), al terzo nulla. I risultati? Il miglioramento dei sintomi più pronunciato e il sonno migliore si è avuto nei piccoli pazienti che avevano preso il miele.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18056558

Martedì, 10 Marzo 2020 11:10

I BENEFICI ANTICANCRO DEL SELENIO.

10-03-2020

Il selenio è un oligoelemento, ossia un elemento minerale presente in tracce nel nostro organismo. È un componente dell’enzima glutatione perossidasi; una sua deficienza determina una diminuzione della funzionalità di questo enzima importantissimo. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che il selenio combatte l’invecchiamento e riduce il rischio dello sviluppo di ”tutti i tumori di ben il 50 per cento”. Il consumo di adeguate dosi di selenio, su una base quotidiana, ha dimostrato di ridurre il rischio di cancro alla prostata e del colon-retto così come di tumori del fegato, polmone, stomaco, tiroide, dell’esofago e della vescica. Il selenio può aiutare contro la tossicità da altri metalli in tracce come mercurio e può impedire la cataratta in una certa misura. Svolge anche un ruolo nel metabolismo degli ormoni tiroidei aiutando con la perdita di grasso, la costruzione e la riparazione dei tessuti. La ricerca sulla prevenzione del cancro, ha definito il selenio “un superstar anticancro”. Riduce la divisione cellulare atipica coinvolta nella formazione del cancro, aiutando la riparazione del DNA danneggiato, riciclando il glutatione “maestro antiossidante” e riducendo l’attività cellulare citotossica. Per usufruire di questi benefici, qual è la forma di selenio migliore?
Il selenio può essere assunto come supplemento, ma si trova anche in alcuni alimenti, in particolare nell’aglio, cipolla, tonno, aringhe, crusca, succo d’uva, alghe, uova, e frutti di mare. È importante notare che non tutti i tipi di selenio sono uguali e che variano anche nell’efficacia: selenite di sodio, selenometionina, selenocisteina, sono tutti diversi tipi di selenio. Il tipo di selenio che è più utilizzabile dal nostro corpo è chiamato “L-selenocisteina selenio metilico” che si trova nelle più alte dosi nell’aglio, porri, cipolle e broccoli. Questa scoperta è stata fatta dal dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, che sta cercando di creare verdure che sono più in grado di trarre il selenio dal suolo. Conosciuto anche come metilselenocisteina, questa forma di selenio è a volte indicata come “super selenio”. Non è tossico per il corpo ed è stato dimostrato che aiuta ad uccidere le cellule tumorali stimolando l’apoptosi (morte cellulare). Il selenio che non viene utilizzato viene escreto attraverso le urine che significa che non si accumula e causa danni all’organismo.

- Selenite di sodio: Questa forma di selenio aiuta a riparare danni del DNA e modula l’attività del sistema immunitario per ridurre la probabilità di divisione cellulare atipica (formazione della cellula cancerosa).

- L-selenometionina: Questo tipo di selenio permette al corpo di combattere tutte le forme di cancro ed ha l’attenzione dei riflettori anticancro nella ricerca nutraceutica.

- Se-metil-L selenocisteina: Particolarmente importante questa forma di selenio aiuta a ridurre i disagi nei ritmi circadiani associati ad alcuni tumori come il cancro al seno . Gli ormoni che regolano il sistema endocrino, immunitario e l’attività riproduttiva, come la melatonina e gli estrogeni, hanno dimostrato di rispondere favorevolmente alla supplementazione con Se-metil-L selenocisteina. Esso impedisce anche la formazione di nuovi vasi sanguigni nei tumori, rallentandone la capacità di aumentare di dimensioni.

QUAL È LA DOSE OTTIMALE DI SELENIO?

Tipicamente, 200 mcg è una dose quotidiana ideale di selenio. Assicuratevi di includere questi alimenti biologici ricchi di selenio, nella vostra dieta:

1 pesce: salmone e sardine;
2. noci e semi biologici: noci del Brasile e semi di girasole;
3. funghi: shiItake;
4. uova naturalmente prodotte;
5.carni: non-OGM, senza ormoni o antibiotici.
Naturalmente, non dimenticate i benefici per la salute di aglio crudo e cipolle.

Il selenio mostra benefici promettenti per l’artrite reumatoide, la salute della tiroide, depressione, infiammazione del pancreas e molti altri problemi di salute, oltre alle sue potenti proprietà anticancro.

Attenzione: la selenometionina è tossica a livelli intorno ai 3.500 microgrammi. È anche importante evitare forme non biologiche di selenio come il selenito di sodio.

10-03-2020

Il cellulare può provocare la pressione alta. Lo dice uno studio che è stato effettuato presso l’Unità di ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari correlate dell’ospedale Guglielmo da Salice di Piacenza, il cui autore principale è Giuseppe Crippa. Lo studio è stato reso noto alla Conferenza annuale sull’ipertensione organizzata dall’American Society of Hypertension negli USA, a San Francisco. A quanto pare, parlare al telefono determina un aumento della pressione massima, facendo così crescere le probabilità di avere attacchi di cuore. La ricerca in questione ha preso in esame un numero di 94 pazienti con ipertensione lieve, la cui età media è di 53 anni. Essi dovevano stare da soli in una stanza seduti su una poltrona, e intanto veniva loro misurata la pressione 12 volte a distanza di un minuto l’una dall’altra. E’ così emerso che, ogni volta che i soggetti ricevevano una telefonata, si verificava un aumento della pressione dei pazienti da 121/77 millimetri di mercurio (mmHg) a 129/82.
Dallo studio è emerso però anche un altro dato. A quanto pare, coloro che sono soliti ricevere anche più di 30 telefonate ogni giorno sono meno soggetti all’aumento di pressione, forse perchè abituati oppure perchè più giovani. Crippa al riguardo ha detto che “ciò potrebbe indicare che i giovani sono meno inclini ad essere disturbati da intrusioni telefoniche”. Le persone che invece sono abituate a stare al cellulare, potrebbero addirittura sentirsi rassicurate dall’avere il telefono attivo. Dunque, attenzione anche all’uso del cellulare, che a quanto pare potrebbe nuocere alla salute facendo aumentare la pressione sistolica (quella massima) a meno che non siate giovani o particolarmente abituati ad utilizzare continuamente il telefono.

 

https://www.dailymail.co.uk/health/article-2325652/Talking-mobile-phone-high-blood-pressure-stress-cause.html

05-03-2020

Uno dei problemi più comuni nei pazienti malati di cancro, che scelgono di sottoporsi alla terapia convenzionale, è la recidiva. Si potrebbe pensare di aver sconfitto il cancro con la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia, solo per scoprire qualche anno più tardi che il tumore si è diffuso negli altri tessuti - generalmente i polmoni, il cervello e perfino gli organi riproduttivi. La medicina convenzionale non ha ancora capito che cosa sta succedendo, ma la ragione per la quale questo fenomeno avviene è piuttosto semplice: le cure convenzionali per il cancro trattano solo i sintomi (tumori ed escrescenze) e non fanno niente in realtà per aiutare il paziente a recuperare un livello di salute utile per tenere il cancro sotto controllo.
Un tumore non è tecnicamente una malattia. È un sintomo di uno squilibrio di fondo nel paziente. Se non si tratta e si inverte lo squilibrio di fondo, non si elimineranno mai le cause sottostanti del cancro. Continuerete a vedere più tumori e complicazioni, perfino se riuscirete a trattare i tumori all'inizio. Supponete di avere una diga che blocca una massa d'acqua simile ad un lago. Un giorno, a causa della cattiva manutenzione, la diga inizia a fessurarsi e l'acqua inizia a colare fuori. Nel mondo del trattamento convenzionale del cancro, direbbero che il problema è l'acqua e inizierebbero a trattare l'acqua. Tenterebbero di far evaporare l'acqua o di eliminare l'acqua al fine di non inondare la vallata. Ma il problema non è l'acqua che cola attraverso la diga; il problema è l'integrità della diga stessa. Se non si diagnostica il problema della diga e non la si ripara, allora non si fermerà mai l'acqua che cola. La stessa cosa è per il cancro. Se non vi indirizzate verso l'integrità di fondo del sistema immunitario e verso la tecnologia dell'autoguarigione, tutto quello che farete è eliminare i sintomi. Potete trattare tutti i cancri e i tumori del mondo e comunque non state facendo niente in realtà per aiutare il paziente a risolvere il suo problema di fondo.

L’INDUSTRIA DEL CANCRO CONTINUA AD IGNORARE I TRATTAMENTI UTILI

Sorprendentemente, dopo decenni di ricerca e milioni di dollari spesi per la ricerca sul cancro, l'industria tradizionale del cancro continua ad essere inconsapevole di questa semplice verità. Non insegnano la prevenzione sul cancro e non credono nelle cure per il cancro anche se ne esistono parecchie. Loro trattano ancora l'acqua invece della diga, curando i tumori invece del problema di fondo. Le cure tradizionali per il cancro in realtà danneggiano il paziente e il suo sistema immunitario, rendendo sempre più difficile sconfiggere il cancro poi nel futuro. La chemioterapia danneggia il sistema immunitario e indebolisce gli organi come il cervello, il fegato e il cuore. È come usare TNT per fermare l'acqua che cola attraverso la diga. Nello stesso tempo distruggi anche la diga. Questo rende il paziente incapace di fermare la progressione del cancro. Le risposte reali per la prevenzione del cancro si trovano nell'alimentazione, negli esercizi, nella riduzione dello stress e nell'evitare le tossine e le sostanze chimiche nell'ambiente. La chemioterapia non è la cura per il cancro, nemmeno la radioterapia, perchè entrambi questi trattamenti causano il cancro. Quando tu intossichi il sistema immunitario e irradi i tessuti, crei degli squilibri fisici che a loro volta possono causare il cancro. Questa è la semplice ragione per cui così tanta gente, che si sottopone alle cure convenzionali per il cancro, si trova anni dopo a battersi con ricorrenza di nuovo contro il cancro.

DA DOVE INIZIARE PER CURARE IL CANCRO

Il punto essenziale è che le cure convenzionali per il cancro sono una mistificazione e non fanno nulla per aiutare il paziente a superare le cause del cancro. Fanno comunque un gran lavoro per creare un business ripetitivo per l'industria del cancro, e così le aziende farmaceutiche hanno ora un sicuro mercato per i medicinali anticancro, che sono diventati i trattamenti correnti per questa evitabile e curabile malattia. Ma se si vuole realmente curare il cancro, ci si deve concentrare sulla disintossicazione e guarigione dall'interno. Quasi tutti i casi di cancro sono causati in parte da un carico di tossici, prodotti chimici sintetici, depositati nel fegato e nel tratto digestivo. Eliminare questi è il primo passo verso una reale cura e purificare il fegato è probabilmente la sola cosa importante da fare quando si sta cercando di curare il proprio cancro (o avere una "remissione permanente" come convenzionalmente la chiamano gli oncologi, poichè non credono ci sia una cura per il cancro).
Perciò, come si purifica il tuo fegato? Potrei scrivere un intero articolo solo su questo, ma ecco qualcosa per permettervi di iniziare: secondo me la miglior modalità per la purificazione del fegato è la medicina naturopatica, attraverso due rimedi: il tarassaco e il cardo mariano. Secondo me, non può esistere una guarigione dal cancro senza un fegato sano che funziona. Quindi iniziamo sostenendo il fegato. Non è interessante notare che la chemioterapia - che in qualche modo è accettata come la cura tradizionale per il cancro - è estremamente tossica per il fegato? Infatti la chemioterapia compromette l'abilità del corpo di curarsi dal cancro nel futuro, garantendo così di rimanere intrappolati nel sistema della farmacologia medica. La ragione per cui la medicina convenzionale è così incredibilmente redditizia è che i prodotti chimici che usano danneggiano i pazienti abbastanza per assicurarsi che essi avranno bisogno di tornare per altre cure.

05-03-2020

Testimonianza shock di un ex dipendente della Latte Sole ora in Parmalat. Ecco tutto ciò che dovete sapere su latte e latticini vari che portate a casa: “Io ho lavorato per 10 anni per la Latte Sole adesso assorbita dalla Parmalat nello stabilimento di Ragusa che raccoglie il 90% del latte che poi la Latte Sole lavora o trasforma. A Ragusa si lavora per la produzione di ricotta, formaggi e mozzarelle per tutta la Sicilia e parte della Calabria. Io mi occupavo del confezionamento delle mozzarelle imbustate, quelle con il liquido dentro per intenderci, e nel mio turno la mia postazione ne confezionava circa 90.000 su 3 marchi tutti distribuiti dalla Sole stessa. La “Brio”, sottomarca distribuita nei discount, la “Nuvoletta Sole” pompata dalla pubblicità ovunque e distribuita nei supermercati di marca e gastronomie e la “Novella”. Tutte e 3 sono le stesse! Si fermava la macchina, si cambiava la bobina del packeging e si riprendeva. Chiaramente la mozzarella marchio Sole, al dettaglio costa il 40% in più delle altre 2. Inoltre, non comprate mai i panetti di mozzarella “per pizza” ci finisce dentro fino al 60% di mozzarella scaduta ritirata dai punti vendita. Stessa cosa per le scamorze affumicate e i cosiddetti “galbanetti o galbanoni” o tutti quei prodotti a pasta filata per cucina. E questo lo fanno tutti. Chiedete ai negozianti cosa fanno con il latte, yogurt magro e mozzarelle invendute…vi diranno che la distribuzione lo lascia in conto vendita e lo ritirano sostituendoli col fresco. Lo Yogurt magro viene riciclato in quelli aromatizzati, il latte viene riciclato nella lavorazione degli yogurt, le mozzarelle vengono spacchettate a mano e aggiunte fino al 60% alla cagliata fresca nella lavorazione dei prodotti che generalmente non vengono consumati crudi…altrimenti si avvertirebbe il sapore non proprio “fresco”. Le forme intere di formaggio imbustate sottovuoto e che sviluppano muffe, rientrano, si spacchettano, si lavano con l’idropulitrice, si ripassano dalla salamoia e reimpacchettate con nuova scadenza. Alla ricotta, per renderla bella bianca, a parte al sale e all’acido citrico viene aggiunta anche soda caustica. Inoltre, quando in superfice vedete delle chiazze più gialle, quella ricotta è stata fatta con siero liofilizzato o peggio “lattone”! Siero liofilizzato di scarsa qualità destinato ai vitellini. Fate Voi”!

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